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POESIA SULLA POESIA 1

POESIA SULLA POESIA 1
Si chiama metaletteratura la letteratura che assume se stessa come oggetto della propria riflessione. Nel caso particolare, la metapoesia è la scrittura che prende ad argomento i processi e le convenzioni della poesia, insistendo sui processi, anche contraddittori, della pratica letteraria in versi.
I poeti:
Alberto Bertoni, Fabrizio Bregoli, Franco Buffoni, Carmelo Consoli, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Fabio Dainotti, Francesco Dalessandro, Massimo Dalle Luche, Roberto Dall’Olio, Claudio Damiani, Alessandro Fo, Mauro Imbimbo, Valerio Magrelli, Gianni Marcantoni, Loris Maria Marchetti, Paolo Ottaviani, Feliciano Paoli, Giovanni Parrini, Roberto Pazzi, Sacha Piersanti, Ito Ruscigni, Giovanni Sato, Fabio Scotto, Umberto Segato, Evaristo Seghetta, Antonio Spagnuolo, Alessio Vailati, Sandro Varagnolo, Giovanni Zamponi, Lucio Zinna

Alberto Bertoni
POETICHE ALLA RADIO
Un alambicco discontinuo a bagnomaria
Questa, come slogan, la poesia
mentre ascolto alla radio le partite
e qualcosa sull’Inter
che quest’anno il campionato l’ha buttato
per colpe proprie
Allenatore scarso, panchina di scamorze
intanto che un pochino muoio
a mani vuote

Fabrizio Bregoli
ISTRUZIONI ALCHEMICHE PER IL COMPOSTAGGIO
Raccogliere e impilare sfalci d’erba,
gusci di noci, fondi di caffè
filtri del tè, ossa, altre immondizie buone.
Rivoltare due o tre volte l’anno, piano
per riattivare il ciclo del silenzio.
Di quando in quando innaffiare, aggiungere
qualche altra scoria, emersa da uno specchio
dimenticato. Pressare a dovere
come a reprimere un singhiozzo buio,
un ricordo di frodo.
Poi maturare a fondo, concedere
varco al tempo, alla sua lama gentile.
Talvolta – dopo un terremoto d’anni –
vi affiora una poesia.

Franco Buffoni
DI POESIA
Non hai forse già riempito
Tutto l’eserciziario?
Come radice nel suolo di ghiaia
Il vero labirinto ti sta dentro,
E se non ha nome cervello
Si chiama l’intestino:
In povere parole,
Storia o Sar-toria?
Ma infine Alice’s sister vede il sogno.

Carmelo Consoli
POESIA
Stupirsi d’ albe e tramonti
di come t’accarezzi l’onda
e sia vicino il cielo, perdersi
nel celeste degli occhi di lei,
sentirsi addosso il brivido
della grazia delle cose
e avvertire Dio increduli
per tali bellezze.
E in tanta emozione fare poesia
dai rientri di un’anima risorta
dall’ansia dei giorni, rintanarsi
nella meraviglia dei silenzi
dove sgorgano magie di versi.
Nell’attimo perfetto
in un pensiero d’eterno fare poesia.

Vittorio Cozzoli
COSÌ LA LINGUA
il tempo bottinatore
è l’ape che insegna
zzzzzzz……zzzzzzz  da pelle d’oca
la segreta liturgia dei suoni
così la lingua si scrive
così escono le cose

Maurizio Cucchi
LA POESIA HA PAROLE PESANTI
La poesia ha parole pesanti
che in queste strane pagine
sembrano mobili e leggere
Viaggiano quasi imprendibili,
cangianti, e disorientano
la nostra vecchia mente di carta.
Chissà se in questa luccicante
casa in affitto
troveranno dimora stabile,
amica, e dunque vita
che si rinnova autentica.
Credo di sì, perché la poesia
chiede di spargersi e andare
lieve e piana nel mondo,
che forse non lo sa
però la sta aspettando.

Fabio Dainotti
UN MONDO DI CARTA
Che importa ora se gli anni
sembrano lunghi secoli,
se il passato
tornerà nella favola a rivivere?
Un finale diverso inventeremo,
una svolta impensata.
Rivivere è possibile à rebours,
se il sogno è più vero del vero, se l’arte
può erigere castelli alternativi.
Ti sussurravo tra i capelli le
parole che, a quei tempi, non ti ho detto.
Tu sei cambiata, è vero; ma è più vera
la donna che penso e descrivo
in un mondo di carta.

Francesco Dalessandro
LA POESIA
                           E la Poesia? No, per me non ha gioie
                           dolci come un meriggio sonnolento
                           o sere colme del miele dell’indolenza.
                           John Keats, Ode sull’ Indolenza
Te beato, gli scrivo, che confini
i versi nel cassetto e alla poesia
destini solo i resti della cena
e le concedi appena un’ora d’aria
ogni sera, beato se ti lecca
la mano con la quale la bastoni
invece io non riesco
a farmi una ragione della rabbia
con cui cerca di mordermi
se solo provo a farle una carezza
Non è più la poesia che può salvarti
la vita, mi risponde, non è più
la parola il tuo balsamo hai smarrita
l’ironia la tua voce
s’è arrochita non resta che il silenzio

Massimo Dalle Luche
PERSISTENZA
Ripenso spesso a quella foto a colori che in primo piano
ritrae la pista dell’aeroporto di Tinian,
quello dell’Enola Gay, ormai completamente
invasa dalle radici rossastre del Gingko,
il fossile vivente. E penso anche a qualche specie
di scarafaggio che si annida nei cunicoli dei mucchi
di letame per difendere la sua esile carcassa
dai ciechi cataclismi nucleari. E poi alla rosa, il fiore
che sorge dalle sabbie infuocate del deserto,
pronta a disciogliersi nelle profondità
dell’ombra per risalire alla luce come un cuore vivo
di roccia. E penso che a tutto questo si volga
la poesia, che quanto più smarrisce il senso
e perpetua la domanda, quasi variando
il proprio segno esiste.

Roberto Dall’Olio
SULLA POESIA
la poesia
mi attraversa
Si perde
Mi salva
Il suo motore
Totalmente verde
Persino nella opaca
Densità del niente
Appare
Riaccende i colori
nella mia mente

Claudio Damiani
CARA POESIA
Cara poesia, se tu vuoi venire vieni,
se non vuoi venire non vieni,
fa’ come fossi a casa tua,
con me devi fare così;
solo, non posso io non venire qui
monte, e non posso non ammirare le tue spalle
e non posso non respirare, qui, la tua aria
che mi nutre e senza la quale
non potrei vivere,
non posso non respirare i tuoi colori
che ti circondano, come vestiti
sempre diversi,
e sentire l’odore delle tue piante, e della tua terra,
e con la mano sentire calda
la tua pietra, come la testa d’un bimbo.

Alessandro Fo
ALBERI, UN BUE, UNA PECORA
(taglio da 500.000 lire)
Queste poesie (in cui forse non muoio)
furono appunti presi per mia scorta
in un libretto di squisita fattura:
scorrono in carta avorio, vena spessa,
ma a valere di più è la legatura,
stretta dal fiocco dei due lacci in cuoio.
Lo vedo solo ora (perché la commessa,
ricordo, ha detto che è tutta pergamena):
scrivo poesie nella natura morta.

Mauro Imbimbo
FARE COSE CON PAROLE
Il flying junior
nella bottiglia,
il più minuscolo
orologio a cucù,
fatti di lemmi,
puntuti e tondi,
che lemme lemme,
un artigiano,
le dita ruvide,
incastra in quegli
angusti spazi,
e poi li guata,
e poi sorride,
e poi sorseggia
un Armagnac.

Valerio Magrelli
CAVE CAVIE!
A Isabelle Stengers
O forse sono cavie, queste poesie che scrivo,
per qualche esperimento concepite,
che tuttavia non so.
Non so perché si formano,
eppure mi affeziono e le chiamo per nome,
topolini vivissimi, allarmati
da che?

Gianni Marcantoni
NON TORNERÀ PIÙ
Perché i versi non sono niente,
non fanno immaginare, non fanno crescere,
non trasmettono, sono chiavi della inutilità
dell’essere morente: guardano ovunque
– senza vedere niente.
E tu uomo di bassa statura
i versi non ti alzeranno, tu uomo
di alta statura, i versi non ti piegheranno.
Possono solo condannarti talvolta,
quando come chiodi entrano nella testa
e impediscono il movimento delle labbra;
allora sarai nel paesaggio infinito,
sarai allora morto per colpa
dei versi che ti avranno tradito.

Loris Maria Marchetti
POETICA IN NUCE
Scrivere una poesia –
un azzardo sul cuore del mondo
una nascita
una resa di conti
un seppellimento.

Paolo Ottaviani
UN INVITO A CENA
La casa del poeta sta appartata
non s’affaccia sul mare ma del mare
assorbe tutta la luce e la requie
vasta dell’orizzonte lungo il bianco
di mormoranti pareti stracolme
di libri che riecheggiano di liriche
discese lungo il fosso giù dai colli
e dai lontani monti che possenti
proteggono le spalle del poeta.
La vastità tranquilla del silenzio
induce a conversare di minuzie,
la tavola imbandita con antica,
femminile sapienza di pensieri
brulica e del prosciutto con i fichi
serviti con le olive all’ascolana,
una delizia che non può mancare.
La poesia sembra non presente
ma sta in disparte, ascolta e lenta tra una
portata e l’altra, con luce più bassa,
tra un brindisi e un sorriso quelle più intime,
sanguinose ferite volge in canto.

Feliciano Paoli
SU QUESTA PAGINA SCRIVENDO
da quanto tempo vieni sempre
qui; pensavi di trovarlo
perché lui diceva che
ogni tanto capitava
e venendo qui a cercare
(su questa pagina scrivendo)
c’erano degli spessori di ragioni
quando un alito di vento
passava tra gli alberi dei viali
era un trambusto di foglie
sopra gli evi fintanto che
tu stesso ti chiedevi il vero rapporto
del soffio con il disastro delle cose

Giovanni Parrini
E ANCORA
E ancora e ancora,
nella stanchezza estrema, con il sogno e la bianca pazienza
verso per verso, tenti dare un verso
t’arrampichi a rifare una teleologia
per il bollore di strazi e di gioie,
arcane cose umane;
e tenti, sì, da sempre, l’indicibile
guardando nel suo baratro
fino a che in te, quasi a portata di mano
quasi vero diventi,
nella parola prossima sia vivido
per un istante solo: tu, poesia,
che mendichi e ti accori, senza fine, per strade e strade, persa
in latebre, in sfocate latitudini,
infine ritrovando il sole immenso
di un accento primevo.
Ancora e ancora, tu
poesia, miracolo.

Roberto Pazzi
DIETRO I VETRI DELL’ANIMA
Terrò chiuso o aprirò
Lo scrigno magico delle parole?
Mi serve il genio nascosto della lampada
fedele e ubbidiente al moto della mano,
se lo chiamo col premere la penna
vien subito su dal bianco della pagina,
vien su tutto nero e sottile
e poi s’allunga, s’allunga,
si alza come nuvola alta fino ai cieli,
mentre mi tiene sotto con la testa,
non so mai cosa dirà,
dove mi porterà, quanto si fermerà,
mi sorprende a esplorare desideri
che mentono solo il nome,
son gli stessi che mi aspettano,
non li perderò mai,
l’attesa li fa eterni come dei.
Sono i miei antichi amori,
nel tempo che passa là fuori,
ma io me ne sto qui al caldo
dietro i vetri della mia anima.

Sacha Piersanti
L’ARTIGIANO
                                 «…ma ‘l nostro studio è quello
                                 che fa per fama gli uomini immortali.»
                                 (F. Petrarca, Canzoniere 104)
Ancora non ci crede
a quello che le dico –
che fare lo scrittore
e scrivere poesia
è fare l’artigiano:
invece di una sedia,
invece di un bel vaso,
costruisco scale
a chiocciola nel tempo,
ponti in corda nella storia
e pioli più appuntiti
del legno a trapassare
il cuore alla memoria.

Ito Ruscigni
MADONNA POESIA
Non ho poesie nei cassetti
da tirare fuori
nei momenti opportuni
Ignoro dove vive la Poesia
So che esiste
perché d’improvviso
mi visita
e prima che l’indovini sparisce
e mi basta che attenui l’arsura
M’abbagli pagina bianca
libro inesausto
nel tuo Ventre
custodisci l’ Inedito

Giovanni Sato
POESIA
In te è racchiusa
la sintesi del mondo,
quel che ad occhi aperti luce
e quel che il buio prende
o ne nasconde il cuore
e nient’altro che il tuo verso
sa darne quella luce
che il fondo delle cose
in un lampo ci traduce.
Poesia poesia
che parli senza parlare
e vedi senza vedere
e muovi tutte le note insieme
nell’infinita
musica del mondo.

Fabio Scotto
TEORIA DEL RAPACE
È
e ogni dirne è vano
S’adagia sulla mano e te la piaga
scrivendoci il suo nome con gli artigli
Sono figli a ogni parola
ed è già altrove
la voce che abitava la tua voce
verso vite nuove, emerse dalla notte della gola
Il vento vorace le disperde nella scia
I suoi stracci sono l’oro
la sua carne arde di vita vera
Ama l’odore della terra, non l’argenteria
Fa la guerra all’apparenza
dà del tu al vuoto
ingoia rospi, vermi, farfalle
devasta l’erba
Dolce violenza (e non è scienza)
ma il passo che s’inventa la sua via
corpo a corpo dei sensi con la lingua
nel nero della neve, poesia
per poco che sia
Poetare è non sapere
– seguire il sangue, la corrente – essere,
vivo tra i morti il tempo di un istante,
il solo niente che non mente

Umberto Segato
DI NOTTE
Di notte,
Insonne,
Le cose svaniscono
E le parole conferiscono forma
Al caos del mondo.
Si compone un senso,
Un lineare percorso
Combinando variabili
Di un confuso discorso.

Evaristo Seghetta
QUEL CHE RESTA DELLA POESIA
Qui c’è chi parla, chi urla, chi insulta:
sono i discepoli della nevrastenia.
Ma della poesia poco resta.
E io, naufrago stanco,
persa la zattera che mi ha portato lontano,
sonnecchio intanto,
sdraiato al sole di maggio,
sognando il coraggio
di Pongo, il barboncino
che sfida il mastino randagio
e insegue il gatto
arrampicato sul raggio
di questo limpido sole.

Antonio Spagnuolo
DENTRO LA POESIA
Governare i marosi delle idee,
per sostenere il flusso di parole
iridescenti al raggio di chimere
e ricamate al gioco come il vento,
così la penna scivola irrequieta
stregata dall’incanto di un pensiero.
L’altrove è come anelito sfiorato,
inquieto alla ricerca del sussurro
che anela ad una sorta di abbandono.
Sfugge realtà strumenti e vibrazioni
cercando quel filone colorato
che rinnova nel segno ogni pulsione.
Ecco il poeta inquieto e delirante
nel sentimento che trema per le attese,
proteso come il filo di aquilone,
o clown cadenzando l’infinito.
Fare poesia è attingere chimere,
ipotesi di azzardo e di speranze
con ritmo serrato oltre il silenzio.

Alessio Vailati
INTERSTIZI
L’ombra, lo spazio compreso
fra le righe quando un ritmo
detta il suo vertere (o volgere)
persino il suo senso. L’ombra
che è assenza di luce
o pace e frescura e non acceca
ma in fondo spalanca il silenzio.
Vi arriva nel porto che adombra
sepolto, più tardo, un segreto.
Ed è tenue la parola nella luce
illividita da una nube quando il gelo
blocca al suo fondo ghiacciando
anche soltanto l’idea. Ma è qui
che cadiamo, è qui che rallenta
il respiro in un giro inconcluso
a smarrirsi dentro il nulla
senza pietà né grazia alcuna.

Sandro Varagnolo
POCO È QUELLO CHE VEDIAMO
Poco è quello che vediamo
uno sfoggio di nuvole
un sommesso irrorare
di petalo in petalo.
Ma se si alza il vento
ciò che fosti,
dove le figurazioni del dettaglio
non hanno più ragione dell’anima rifratta,
tenta il linguaggio
dell’acqua e delle piante.
Nel luogo appartato del dolore
con i lucidi sguardi e le allusioni
da capo si sovvertono le regole.

Giovanni Zamponi
CANTO ALLA RIMA
Arta ed erta – e mai non basta –
vien l’offerta delle Muse,
e il poeta mesce e impasta
le parole sfuse e fuse.
Mira presto a quel sintagma
che sia canto insieme a idea,
e sia ritmo, e non quel magma
che di sé tutto si bea.
Se del canto egli la prima
nota intende e la distende,
poi s’avvede che la rima
l’asseconda e lo sorprende.
Lei fa – è donna! – la preziosa,
non le aggrada esser braccata,
ma si dona luminosa,
se si scopre attesa e amata.

Lucio Zinna
DORMITAT HOMERUS
Lasciala in pace la poesia
quando vuol farsi i fatti
suoi (allorché dormitat
Homerus) a volte si chiude
nel suo guscio tu pensi
t’abbia abbandonato
per sempre poi ritorna
a un tratto e reca doni
ormai dovresti saperlo
non forzare la mano
non c’è verso.

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