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LA POESIA DELLA SETTIMANA: PICCOLO

Lucio Piccolo

SE NOI SIAMO FIGURE
Se noi siamo figure

di specchio che un soffio conduce
senza spessore né suono
pure il mondo dintorno
non è fermo ma scorrente parete
dipinta, ingannevole gioco,
equivoco d’ombre e barbagli,
di forme che chiamano e
negano un senso – simile all’interno
schermo, al turbinio che ci prende
se gli occhi chiudiamo, perenne
vorticare in frantumi
veloci, riflessi, barlumi
di vita o di sogno
– e noi trascorriamo inerti spoglie
d’attimo in attimo, di flutto in flutto
senza che ci fermi il giorno
che sale o la luce che squadra le cose.

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LE POESIE DI RAFFAELE CROVI

LE POESIE DI RAFFAELE CROVI

Raffaele Crovi ha cominciato a scrivere (sonetti) a undici anni, nel 1945, per spirito di emulazione. In prima media il suo compagno di banco componeva poesie ammirate dagli insegnanti, come centravanti mostrava grandi doti di goleador ed era corteggiatissimo dalle coetanee. Come competere con lui? Meno agile e meno affascinante, Crovi decise di gareggiare sul terreno della scrittura, ed è forse per questo che non crede all’ispirazione. Da allora si è esercitato in poemetti, reportage, cronache paesane, elzeviri, microstorie, recensioni, racconti, saggi, romanzi, poesie, sceneggiature e drammi: e il fatto di aver sperimentato diversi linguaggi e diverse strutture rappresentative lo Continua a leggere →

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RICORDO DI ILDE ARCELLI

RICORDO DI ILDE ARCELLI

Di Ilde Arcelli si può dire che ha mantenuto fede, in un’epoca in cui è facilissimo perderla, a quei fondamentali canoni eterni di poesia che si chiamano chiarezza di linguaggio, calda partecipazione umana, profonda specularità delle cose della vita e del mondo, magia dei simboli, colore, ritmo e fantasia. Tutti elementi che ne caratterizzano la raffinata sensibilità e che risultano ricapitolati nella raccolta Ogni esilio, pubblicata nel 1999 da Archinto con una Continua a leggere →

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IL POETA GIACOMO NOVENTA

IL POETA GIACOMO NOVENTA

Giacomo Noventa, pseudonimo di Giacomo Ca’ Zorzi, poeta e saggista, nacque a Noventa di Piave il 31 marzo 1898, da una famiglia di ricchi proprietari terrieri. Nel 1915, quando scoppiò la Prima guerra mondiale, era studente ad Udine, ma appena apprese la notizia fuggì dalla scuola per arruolarsi volontario. Venne respinto perché non aveva l’età minima consentita, ma non desistette, e ritornò l’anno successivo al compimento dei diciotto anni. Questa volta fu accettato ed aggregato al corpo degli Arditi. Congedato, Giacomo Noventa concluse gli studi a Torino dove, nel 1923, si laureò in Continua a leggere →

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LA POESIA DELLA SETTIMANA: PASOLINI

Pier Paolo Pasolini

SUPPLICA A MIA MADRE

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

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FRANCESCO LEONETTI

FRANCESCO LEONETTI

… Di Francesco Leonetti una volta Maria Corti ha ricordato l’imperversare incontenibile (sino a farsi, com’è facile immaginare, non meno che esasperante), appunto alle affollatissime riunioni di redazione di «Alfabeta»: «con quei suoi grandi occhi tondi ci fissava, parlava più di tutti e gli piaceva provocare accesi dibattiti fra noi». Ecco, la voce di Leonetti: nessuno che l’abbia ascoltata la può dimenticare. Non a caso darà alla propria bellissima autobiografia (pubblicata da DeriveApprodi nel 2001) il titolo La voce del corvo – ricordando forse l’episodio in assoluto più Continua a leggere →

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ENZO MAZZA

ENZO MAZZA

Si è spento il 7 febbraio scorso uno dei nostri piú grandi (e meno conosciuti) poeti: Enzo Mazza. Era nato a Roma il 1° gennaio del 1924. Aveva 93 anni. Fine letterato, autore di una splendida traduzione di Catullo per Guanda (1962), ha insegnato a Roma fino a che un incidente automobilistico, nel settembre 1981, non gli ha rapito sedicenne il primogenito Fabio. Ha trascorso una vita intera a scrivere poesie con cui ha dolorosamente affrontato ogni possibile frammento della sofferenza che può infliggere a un nucleo familiare una simile perdita. Ha pubblicato varie raccolte, Continua a leggere →

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LA POESIA DELLA SETTIMANA: GUIDACCI

Margherita Guidacci

In silenzio
Scrivo parole ogni giorno.
Non so dove arriverò,
scrivendo.
So che potrei tacere.
Colui che sa, non parla.
Muto nel ventre del tempo
dove uomini gridano, anche.
Lo sguardo
basterà per comprendere e dire
quanto la voce non dice.
Sfioro ogni istante, ogni giorno
l’urlo e il tuono. Vivo intorno.
Potrei fermarmi e attendere.
In silenzio.

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L’ESPRESSIONISMO DI JOLANDA INSANA

L’ESPRESSIONISMO DI JOLANDA INSANA

Con Jolanda Insana se ne va l’ultima fattucchiera della lingua poetica novecentesca, la poetessa dell’alterco espressionista, il rovescio di Quasimodo e l’altra faccia di una terra, come la Sicilia, feconda di grandi narratori ma avara di veri poeti. È pur vero che Insana, nata nel 1937 a Messina, dove si sarebbe poi laureata in filologia classica, era originaria di Monforte San Giorgio, dunque di quel lembo tirrenico del messinese segnato dalle presenze di Lucio Piccolo e Bartolo Cattafi, al cui cospetto i versi di Insana stanno come la prosa di D’Arrigo a quella di Vittorini (e non Continua a leggere →

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PER MARIO LUZI

PER MARIO LUZI

L’esistenza è una colpa, già prima del cristianesimo e del peccato originale. La filosofia greca, quella in qualche modo riversa sull’uomo, nasce con il frammento di Anassimandro che parla della hýbris con cui ognuno di noi, venendo al mondo, osa offendere l’originario accordo e la perfezione dell’ápeiron, l’illimite. Ma è una colpa incolpevole quella per cui Mario Luzi quasi arriva a deplorarsi per aver alterato la purezza del non-essere. Proprio Mario Luzi, che, da grande poeta, semmai l’essere lo ha accresciuto di significati, nel rivestirlo di un senso e nel configurarne l’oscuro Continua a leggere →