LA CONTIGUITÀ DELLA FINE IN NOOTEBOOM
Con quanta voracità l’arte replica l’essenza delle cose, e la nostra eterna fame sembra placarsi nel “desiderio nero inchiostro”. Ogni poesia di Cees Nooteboom è anche un piccolo quadro: scorcio di una scena, ritratto, natura morta. Vi si rivelano di colpo la breve luce del giorno, il silenzio “travestito da voluttà notturna” intorno alla casa, un uomo nel giardino d’inverno, una donna nella foschia, la “dolce visione di una sera d’estate” mescolati agli spettri neri usciti dai sogni. Ma i quadri si affrancano dal pittore e la loro materia diventa un altro pensiero: un dialogo con se stesso per gli altri, per penetrare nuotando nell’enigma della fine dove c’è profumo di tempo infinito e cupo presagio Continua a leggere →