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IN RICORDO DI SANDRO PENNA

IN RICORDO DI SANDRO PENNA

Nel 1977 moriva uno dei nostri maggiori poeti. Bollato come osceno per la sua omosessualità, sempre distante dall’ambiente letterario, ma con estimatori d’eccezione: Sandro Penna. Dormiva con una stufa elettrica legata al letto e puntata contro. Mangiava per lo più omogeneizzati. Non apriva mai le persiane e raramente usciva di casa. Ogni tanto però faceva venire una macchina con autista e se ne andava in campagna, nella periferia romana, a prendere aria. Eppure si diceva povero, poverissimo, ai limiti dell’indigenza, tanto che accettava collette in suo favore e nel bar sotto casa, vicino al telefono a gettoni, aveva lasciato che appendessero una cassetta con la scritta: “Offerte a Sandro Penna”. Secondo Pier Paolo Pasolini e Cesare Garboli, quindi non proprio due mitomani, è stato il maggior poeta del nostro Novecento. Altisonante giudizio che non corrisponde al vero solo perché, in realtà, Sandro Penna non è appartenuto a quel secolo, bensì all’antichità classica, come un rimasuglio latino o greco sbalzato in avanti e da Perugia, dove nacque nel 1906, caduto in riva al Tevere, in via della Mole de’ Fiorentini dove morì il 21 gennaio 1977, quarant’anni fa, «come un Re nel suo regno». Così lo ha dipinto in più occasioni Elio Pecora, poeta a sua volta, critico letterario e biografo grazie al quale conosciamo tanto della sua vita: Pecora non a caso adesso è anche curatore, insieme a Roberto Deidier, del monumentale Meridiano su Penna (1600 pagine) uscito da Mondadori. Autore di alcuni dei più bei versi della nostra letteratura (E poi son solo. Resta/l a dolce compagnia/ di luminose ingenue bugie), Sandro Penna è stato l’ultimo poeta totale, assoluto: dopo di lui soltanto Alda Merini e forse Amelia Rosselli (e magari pure Valentino Zeichen nella sua baracca). Poeti loro malgrado, distanti anni luce dall’ambiente letterario e immersi invece nella vita, felice o disperata che fosse. Nel caso di Penna fu entrambe le cose, un cocktail di leggerezza, vitalismo e lacrime che non assomiglia a quella di nessun altro, nemmeno a quella di Pasolini, amico di scorribande notturne nelle borgate in cerca di ragazzi e amore.   …

Alberto Riva

Repubblica.it

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