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ELIO PAGLIARANI & LA RAGAZZA CARLA

ELIO PAGLIARANI & LA RAGAZZA CARLA

Come si vede bene nella sua antologia La ragazza Carla e nuove poesie (Mondadori, a cura di Alberto Asor Rosa), Elio Pagliarani continua a marcare un territorio personalissimo che è sostanzialmente quello già tutto dichiarato nel poemetto del 1962 La ragazza Carla. Tra i Novissimi, Pagliarani si differenzia sia da Sanguineti (che tenta una raffinata ricomposizione del linguaggio poetico), sia da Porta (che ha progressivamente ordinato la sua tensione oggettuale, la scansione martellante degli eventi, su una direttrice psicoanalitica o psicopatologica), sia da Giuliani (che ha privilegiato nel tempo la sistemazione pratica dei ritagli di vita, del desiderio del pensiero, dell’immaginazione del sogno), sia da Balestrini (che, dalla poesia elettronica alla poesia visiva o visuale, sembra essersi assestato infine sulla linea del collage secondo le tecniche del montaggio pubblicitario). Pagliarani elabora e sviluppa una sua convinzione della poesia come luogo dell’opposizione, del positivo/negativo, della distruzione e della ricostruzione, del rifiuto e del progetto. È l’aspetto che ricollega la poetica di Elio Pagfliarani a quella sostanza ideologica marxista che contraddistingue l’intera esperienza dell’avanguardia. Il poeta, al di là della sua connotazione particolare, ha risvolti e, in fondo, funzioni sociali, nel senso che contribuisce con il suo lavoro sulla parola non solo a salvaguardare il linguaggio ma a vivificarlo. E qui bisogna subito aggiungere che Pagliarani è convinto che questa operazione di vivificazione è possibile solo “dentro” la produzione collettiva e che insomma il lavoro sul linguaggio del poeta sia solo di proposta e resti vincolato alla decisione della convenzione comune e sociale. Asor Rosa parla di intenzione “retorica” a proposito dei procedimenti strutturali della poesia di Elio Pagliarani, nel senso di un’attenzione più marcatamente spiccata nei riguardi dell’organizzazione strutturale della poesia, piuttosto che dell’ordinamento stilistico puro e semplice. Cosa che si può facilmente verificare sui testi, a partire soprattutto dal poemetto La ragazza Carla, attraverso la raccolta Lezioni di fisica & Fecaloro, composta di versi dal 1960 al 1968, fino ai più recenti componimenti del Doppio trittico di Nandi. Certo La ragazza Carla, ripubblicato a se stante dal Saggiatore, poemetto complesso e molto articolato per innesti e sovrapposizioni, è particolarmente indicativo sul piano della sua organizzazione strutturale e “retorica”, al punto che vi si possono individuare, nell’analisi di Asor Rosa, almeno tre livelli paralleli: 1) la narrazione di una storia, 2) il commento dell’autore alla storia, 3) il contorno situazionale alla storia. Ma il poemetto dà anche, con evidenza, il senso complessivo della poesia di Elio Pagliarani. Come ebbe a sottolineare nel 1963 Giovanni Raboni, La ragazza Carla è “poesia prevalentemente pedagogica”. E infatti il tipo di poesia didascalico-moraleggiante ha un’incidenza significativa nella produzione di Pagliarani, al punto di segnalarsi almeno come tensione anche in prove più recenti, neppure più dirottata da un interesse di sperimentazione linguistica nel senso avanguardistico. Tenendo presente che, quando si parla di carattere didascalico-moraleggiante, non si intende definire una limitazione, ma un riferimento indicativo a tutta una tradizione di poesia che ha alle spalle la consapevolezza di prove come quelle di Majakovskij e Brecht, Eliot e Pound, oltre che della linea italiana dei Parini Porta Jahier.

Paolo Ruffilli

Il Resto del Carlino

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