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IL CANZONIERE DI GIOVANNI SATO

IL CANZONIERE DI GIOVANNI SATO

“Solo qui ti trovo? O sei in ogni luogo?”: la citazione del poliedrico autore Giovanni Sato, posta in incipit alla raccolta poetica, Il canzoniere dell’angelo di terra (Biblioteca dei Leoni), esprime l’essenza di un lavoro di ricerca mistica e terrena, in dubbio tra stanzialità ed ubiquità. Dopo aver introdotto il lettore al tema prescelto, attraverso citazioni meravigliose dedicate alla figura angelica (Ungaretti, Montale, Rilke tra gli autori proposti), lo scrittore ci conduce in un melodico viaggio di scoperte ed attese. Appaiono, come immagini suadenti, figure sospese che abitano la Madre Terra, molto diverse da quelle cui siamo abituati. Sono angeli poco eterei, molto reali, talvolta posati su alberi che aspettano la primavera. “Nel verde dell’edera / in chi la vede, / una tortora bianca / quasi angelo pare / per lenire ogni male”: animali e vegetazione si fondono in religioso panismo per offrirci immagini di salvezza. Ed è proprio questo, il senso dell’indagine: cercare una bussola per orientarsi nel magma del mondo. “Dammi un’ala / che dipinga il chiaro / che dipinga il velo / che dipinga il meno / che dipinga il mezzo / che dipinga il volo. Dammi un volo / che mi mostri l’alto, / che mi mostri il basso, / che mi mostri dove, / che mi mostri quando”: nel labirinto si cerca una via, attraverso anafore incisive e tenere al tempo stesso. Si tratta di una delicata richiesta d’aiuto, espressa musicalmente con assonanze e consonanze che, come in un degno canzoniere, regalano la necessaria leggerezza: “Il volo, / è l’ultimo che chiedo / ancora all’angelo di terra. / Per tempi che non possiam contare / scenderà nel limbo del vagare. / Lì per meditare il modo / di recuperare l’anima / dell’uomo addormentata”. Un’alma persa nel sonno delle nostre tragicità, che chiede solo di librarsi in aria. Le ali, parola chiave della raccolta, sono strumento indispensabile per tornare al respiro: “E siano poi l’altezza / delle tue ali / premio per chi crede / nell’aritmicità del cuore” […] “le sue sono più che ali, / mezzi delle essenze, / intermezzi posati sulle labbra / che conoscono i suoni / che risvegliano i germogli”. Lo scopo dell’angelo è, in realtà, “portare il volo sopra ogni male”: egli è talvolta sospeso, in attesa che qui, nel mondo, arrivi un cambiamento catartico, che stenta a manifestarsi. Per questo le poesie del libro sono metafora e descrizione intima del senso più profondo dell’essere, del destino di ogni uomo che purtroppo assume la duplice valenza di Vita e Morte, giorno e notte, etereo e terreno. Difficile dunque, trovare un valido equilibrio, se non attraverso la musicalità di rime antiche, talvolta attraversate da latinismi ed arcaiche scelte lessicali. Ciò, ha il merito di impreziosire la lettura… La copertina, Ali sugli alberi a Salisburgo, è una foto scattata dallo stesso autore, in cui è evidente l’inedita dislocazione di ali su scarni rami che trasudano aridità. Quasi un simbolo del contrasto tra l’umano vivere, colmo di sbagli, debolezze, e la forza di espressioni sovrumane, che regalano ancora speranza. Giovanni Sato, nato nel 1958 a Padova, è oculista, specializzato nella riabilitazione visiva dell’ipovisione. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, tra cui La trasparenza dell’ombra, La solitudine del cielo, Le metamorfosi del cuore. È ideatore di reading di poesia e fotografia.

Deborah Benigni

Literary.it

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