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RICORDO DI ACCROCCA

RICORDO DI ACCROCCA

Elio Filippo Accrocca (Cori, Latina, 1923 -Roma 1996) è uno dei maggiori interpreti della poesia italiana del secondo dopoguerra: nelle sue liriche, improntate ora a una pensosa consapevolezza della realtà, ora a una vivace simbologia, ora a una volontà di sperimentazione, è costante la presenza di Roma. Il culmine della sua poesia è rappresentato dalla raccolta Siamo non siamo (1974). Ha insegnato sino al 1977 all’Accademia di Belle Arti di Foggia di cui è stato direttore. Dal suo sodalizio con gli amici pittori e soprattutto con Vespignani, Buratti e Muccini nacque il cosiddetto “Gruppo di Portonaccio”. Le sue tre prime raccolte di poesie (Portonaccio, 1949; Caserma 1950, 1951; Reliquia umana, 1955, ripresi poi e confluiti, con altri versi scritti anche prima del 1949, in Ritorno a Portonaccio, 1959) delineano l’immagine di una sofferta presenza umana che, al di là dell’occasione – la guerra, la vita di caserma, l’esistenza amara nella borgata – ricerca, con cadenze elegiache in cui l’eco più viva è quella ungarettiana, la ragione del vivere ed esplora, con pensosa consapevolezza, la realtà circostante. A un diverso registro linguistico, a nuove combinazioni di “innesti” tra voci diverse (slogan politici o sociologici, dichiarazioni, ritagli di giornali ecc.), nel gusto nuovo del “collage”, s’ispira l’altra raccolta di versi Innestogrammicorrispondenze (1966). Seguono le liriche Del guardare in faccia (1969); Europa inquieta (1972); Paradigma (1972); Roma così (1973), ove la presenza di Roma, costante nella lirica di Accrocca, si apre a una più vivace simbologia; Due parole dell’al di qua (1973) e, infine, Siamo non siamo (1974), ove, accanto a liriche già apparse nelle precedenti raccolte, si colloca l’ultima sezione del volume, Domande, il culmine, forse, della poesia di Accrocca, ora tutta tesa alla tragica rievocazione della morte del figlio in accenti che oscillano tra un disperato richiamo e una raccolta amarezza. Nelle raccolte successive, quali Contromano (1987),  Il superfluo (1980), Bagage (1984), Esercizi radicali (1984), Copia difforme (1986) e Lo sdraiato di pietra: poesie 1977- 1990 (1991), è presente un più complesso intento di sperimentazione. Tendenza, questa, che ha caratterizzato la fase più recente della sua produzione e che emerge negli Epigrammi (1993), raccolta di versi satirici fondati sui nomi dei personaggi di attualità.

Enciclopedia Treccani

 

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