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IL RICORDO NELLA POESIA DI PIETRO BRUNO

IL RICORDO NELLA POESIA DI PIETRO BRUNO

Le raccolte di Pietro Bruno sono: Il sole tramonta ad Oriente (1985), Futuro Anteriore (1996), Il viaggio di Nicolò (2005), tutte pubblicate dalle Edizioni del Leone, oltre ai versi apparsi su “Smerilliana” e l’ampia scelta nell’antologia “7 Poeti del Premio Montale” (Scheiwiller) risultando tra i vincitori dell’edizione 1988. In tutta la poesia di Pietro Bruno domina la scena una deriva costante e impercettibile del ricordo, trainante alla ricerca del tempo che passa, non solo del passato, come nel caso della vicenda del terremoto di Messina in cui era rimasto coinvolto il nonno Nicolò, ne Il viaggio di Nicolò, ma anche del presente, di ogni giorno e ora che vanno avanti nella loro marcia inarrestabile. Il ricordo non si esaurisce affatto nella linearità del passato ricostruito come filo del racconto che si srotola verso dopo verso, ma si materializza nel ricchissimo intreccio delle immagini a dare corpo a luoghi, oggetti e figure di cui sono colme le sue pagine dominate dal senso e dalle ossessioni dell’amore. Un senso maturo sostanzia i segni e i modi stessi del canto esistenziale di Pietro Bruno, con la volontà di mettere a fuoco tutti gli aspetti di una vita comunque cara e preziosa e proprio per questo perseguita nella ricerca dei dettagli anche minimi, dei risvolti più o meno nascosti, delle rivelazioni possibili attraverso la scrittura. La presenza di cose, di gesti, di persone, di luoghi, illumina in noi lettori qualcosa che ci ritorna con dolcezza e insieme con uno schianto, come nel caso potentemente esemplare di quel “tu” che di continuo viene chiamato in causa in molte delle poesie. L’altro da sé, come interlocutore del possibile svolgimento, è la recuperata figura che consente il riconoscimento, colei che dà turbamento e dolore, nell’instabile equilibrio, ma unico spiraglio dagli spazi assediati della vita. E di qui il rapporto con quel “tu” sfiorato, inseguito, toccato, trattenuto, smarrito, ricomposto nel ricordo. Ma non è la nostalgia il sentimento che si impone all’autore, se mai una perplessa sorpresa problematica e dubitativa. Perciò il tono, che è spesso interrogativo e qualche volta invocativo, non è mai elegiaco, e neppure sognante, ma all’insegna dell’immaginazione e della visione. Forza evocativa, qualità ritmica, gusto del colore, contraddistinguono la poesia di Pietro Bruno, catalogo privilegiato, almanacco della privata condizione riportato costantemente alla linea superiore della presa di coscienza, breviario e sintesi per una nuova auspicata filosofia dell’esistenza.

Paolo Ruffilli

Literary.it

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