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LA EX INFANZIA DI MAGRELLI

LA EX INFANZIA DI MAGRELLI

Al centro di Exfanzia (Einaudi) di Valerio Magrelli si pone la mitologia del quotidiano, còlta nel suo paesaggio privilegiato, quello urbano: con i suoi interni (case, negozi, bar) ed i suoi esterni (strade, piazze, quartieri). Vi acquistano rilievo le estensioni di quella esperienza di vita che istintivamente si dichiara e si racconta per dare voce indomita alla propria personalità contro l’implosione della propria condizione esistenziale, a rischio non solo per il fenomeno della globalizzazione che ci assedia passando attraverso la televisione, i mass media, la rete, ma anche nella quotidiana impegnativa frequentazione degli altri. Nel “villaggio urbano” dominato da un fitto intreccio di rapporti e di contatti spesso tutt’altro che esaltanti, in ogni caso problematici, il discorso della poesia contempla e comprende una denuncia implicita di quel processo di contaminazione, peggio di decomposizione inevitabile di un uomo che dai resti della sua ex infanzia è costretto a fare i conti con la vecchiaia che avanza, con i suoi problemi, handicap e malumori. L’originalità di questi racconti è la chiave ironica dominante che li trascina, in cui l’intelligenza è costantemente l’altra faccia della sensibilità, e la scrittura che la sostiene, precisa e minuta, è il complemento di una disposizione per altro istintiva all’immaginazione. C’è anche una componente angosciosa (anche se continuamente esorcizzata attraverso le immagini), quella appunto che deriva da una lucida analisi della realtà, dalla conoscenza e dalla consapevolezza del suo degrado. E c’è tuttavia l’innescarsi, in questo quadro in partenza negativo, di una sorta di speranza implicita nella chiave affabilmente ironica, di una possibile salvezza legata all’ottimismo della volontà contro il pessimismo dell’intelligenza. E, alla fine, appaiono potenzialmente salvifici i rapporti tra gli individui e gli incontri tra le persone (nei legami di sangue, di affetto, d’amore, di simpatia, di solidarietà) possono ribaltare, contro ogni apparenza contraria, la situazione con la forza della loro umanità. L’atmosfera di questi versi è quella intensa di una realtà pronunciata tra riferimento oggettivo e interferenza del pensiero, con una nettezza che è la cifra stessa della poesia dell’autore. In un linguaggio contenuto ma coinvolgente e graffiante, di una incisività direttamente proporzionale all’energia vitale che lo anima dal più profondo.

Paolo Ruffilli

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