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IL RAFFAELLO DI VITTORIO SGARBI

IL RAFFAELLO DI VITTORIO SGARBI

Vittorio Sgarbi dichiara in apertura di non sentirsi in sintonia con Raffaello e proprio per questo, per capire le ragioni dell’evidente genialità di questo “pittore assoluto”, gli dedica il libro Raffaello un dio mortale (La Nave di Teseo), di grande interesse critico e pieno di suggestioni e di vere e proprie scoperte. Per approfondire il discorso su questo artista che nella sua vita “ha solo dipinto” senza mai ripetersi e ogni volta inventando “un’immagine nuova”, Sgarbi segue il racconto di Giorgio Vasari, integrandolo attraverso la fitta rete dei legami con i pittori del suo tempo (“l’ammirazione per Leonardo, il rapporto contrastato con Michelangelo, l’amicizia con Bramante”) e fino al torbido amore per la Fornarina che portando la passione nella sua vita “destabilizzò la sua calma olimpica”. Raffaello è il pittore dell’armonia compositiva e dell’entità saldamente equilibrata, al quale si deve buona parte dell’affermazione del primato culturale del Rinascimento italiano in Europa. Ma, al di là del divino autore dei grandi affreschi e delle pale d’altare, Sgarbi pensa con adesione soprattutto al ritrattista, inventore del taglio della figura a tre-quarti, e ad alcuni splendidi suoi ritratti sia maschili che femminili come la “Muta” e la “Donna incinta”, ricchi di un approfondimento psicologico nuovo. A meritarsi la preferenza è forse, per varie ragioni, il famoso ritratto della “Fornarina” della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, databile al 1518–1519 circa e firmato sul bracciale della donna: Raphael Urbinas. A dimostrazione del legame che lo univa alla Fornarina, il dipinto fu conservato da Raffaello nel proprio studio fino alla morte, giunta poco dopo il completamento dell’opera. L’identità della modella è controversa. Prevale tuttora l’identificazione con Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere in contrada Santa Dorotea, che è stata senz’altro la donna più amata da Raffaello, passata poi alla storia col nome di Fornarina. Si diceva che fosse una delle sue tante amanti, in realtà da un certo momento in poi è molto di più se l’artista, dopo averla vista alle pendici del Gianicolo, non fa che pensare a lei e le dedica alcuni versi in cui dichiara l’accensione del suo amore, arrivando a chiedere ad Agostino Chigi per il quale stava affrescando nella villa Farnesina la Loggia di Psiche (1518-1519) di poterla incontrare al sicuro di quelle stanze. La Fornarina, se non proprio una bellezza, è un tipo particolare che ispira simpatia e attrazione: Raffaello la rappresenta piena di fresca grazia, fine nei  tratti, lo sguardo non proprio ingenuo nei grandi occhi scuri, i capelli neri raccolti in un drappo oro e blu annodato sulla nuca e impreziosito da una piccola perla (la perla, in greco margaritès, alluderebbe al nome Margherita), le labbra carnose, le gote leggermente arrossate, le mani appoggiate una sul grembo e l’altra su un seno. Si copre con un velo trasparente, anche se proprio per la posizione di tre-quarti l’occhio di chi la guarda è orientato verso ciò che la figura vorrebbe sottrarre alla vista, ma il quadro pare fosse un’immagine del tutto privata che Raffaello teneva a portata per non separarsi mai dall’immagine di lei.

Paolo Ruffilli

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