0

POETI STRANIERI: HADAA SENDOO TRADOTTO DA PAOLO RUFFILLI

POETI STRANIERI: HADAA SENDOO TRADOTTO DA PAOLO RUFFILLI

Hadaa Sendoo, poeta e traduttore, è nato nel 1961 nel sud della Mongolia e vive nella capitale Ulan Bator. È fondatore e figura di spicco del World Poetry Almanac. La sua poesia, nella sua fase iniziale, è stata fortemente influenzata dall’epopea mongola e successivamente dall’immaginismo russo e dalla poesia ermetica italiana. La sua poesia, insieme realistica e visionaria, con immagini intense riecheggia la natura, il paesaggio, la storia, il vento della Mongolia, di cui i suoi versi replicano suoni, odori, colori, atmosfere. Accenna spesso alle molte morti che ci riguardano come uomini, secondo le credenze sciamaniche e buddiste. (La notizia biobibliografica continua in coda alle poesie)

La vocale blu

Oh, a、e、i、o、u、ò、ù

Tu sei il cielo blu, io sono la nuvola

Tu sei l’erba verde, io sono il vento

 

Oh, a、e、i、o、u、ò、ù

Tu sei il fumo blu, il sentiero

Tu sei la patria

In  mongolo, ci sono 7 vocali (fonemi) e tutte le vocali possono essere lunghe o brevi. La lunghezza delle vocali differenzia il significato. E le vocali lunghe possono apparire solo nella prima sillaba di una parola.

 

Nel nostro tempo

Chiudo gli occhi

Non riesco ancora ad addormentarmi

Apro gli occhi

Voglio la pace, ma sono perplesso

 

Karakorum

Antica capitale, Karakorum

Più che pioggia autunnale

Più che pietra e giada con i loro intagli

Contieni i sentimenti persistenti della mia vita

 

Antica capitale, Karakorum

Che stai in piedi come un uomo di pietra nel deserto

Come il dio della guerra nella notte

Con indosso  gli abiti regali dell’impero

 

Antica capitale, Karakorum

Ho perso il tuo momento d’oro

E il tuo coraggio

Sono diventato il poeta più provato dal dolore

 

Antica capitale, Karakorum

Più di questa neve che vola al freddo

Più di questa calma della grande terra

E dell’odore di sterco secco delle vacche

Karakorum, nota anche come Kharkhorum, fu la capitale dell’Impero Mongolo tra il 1235 e il 1260. Fu una delle città più importanti nella storia della Via della Seta.

 

Ragioni per le lacrime dal cielo

Quando scompare il deserto

Noi uomini diventiamo deserto

Quando scompaiono i pesci Botia

Noi non possiamo più essere fiumi

Quando la neve bianca sparisce

Nelle nostre vite l’inverno si estingue

Quando i nomadi saranno scomparsi

Io invocherò il passato, a Sangiindalai

 

Quando Mandela non c’è più stato

Un faro di pace si è estinto

Nell’oceano delle notti

Quando un uccello scompare

La città perde una nota musicale

Quando la terra viene a mancare

Chi può tornare, tenendo con sé le ceneri dei padri?

Ragioni per le lacrime dal cielo

Sangiindalai, anche Sangendalai, è dove il poeta ha trascorso la sua infanzia sulla prateria di Shilingol, la Mongolia interna di oggi.

 

Morte a Khukhnuur

                                              per Ligdan Khan

Al centro della terra

Io sono vivo

Non voglio cantare di nuovo per l’alba

E ciò renderà più estatico il buio

 

Non voglio esauste le mie speranze

Come il mio cavallo

Contento in Naadam

E stanco di uccidere in battaglia

 

Vino e carne

Come in un debole crepuscolo

Solo la luce ad augurarmi buona fortuna:

Morto il fascino delle grandi azioni

 

Voglio solo ascoltare il cuore, nessun rimpianto

Proprio come Ligdan Khan

Il suono dei cavalli e dei loro zoccoli

Con la mia anima

Fermo qui

Lungo il bordo del lago blu

Khukhnuur (mongolo: khukhnuur / Хөхнуур) è un vecchio nome del luogo e significa “il lago blu”. Dal 1640 al 1724, gran parte dell’area che ora è Qinghai (khukhnuur) era sotto il controllo di Khoshut Mongol. In seguito è appartenuta alla dinastia Qing, ora Qinghai nella Cina occidentale.

Ligdan Khan (1588-1634) fu l’ultimo grande Khan della famiglia discendente da Genghis Khan. Era un leader che rappresentava gli interessi nazionali. Decise di ripristinare l’unità delle varie tribù mongole, ma alla fine fallì. Morì nel Qinghai (Khukhnuur) a 43 anni.

 

Piacere in Dio

L’albero ha piacere delle radici profonde

E non del suo tronco dritto

Il sole non è soddisfatto della sua radiosità

La luna non lo è della sua luce pallida e debole

 

L’anima non potrà mai piacere alla carne

Le mie poesie non piacciono ai lettori

Adoro i tuoi occhi neri

Ma non il tuo trucco pesante e i capelli biondi

 

Il loto si compiace del suo riflesso in acqua

E non invece il piccolo ponte che vi si specchia sopra

Qualcuno è contento dei tuoi falsi sentimenti e delle tue bugie

E io provo diletto per la profondità della tua anima

 

Proprio come Van Gogh trovava piacere nel girasole

Senza essere mai soddisfatto dal 19° secolo

Io non sono mai stato contento della mia gioia

Ma ho trovato piacere in Dio

 

Shangdu

Shangdu, più che piccoli fiori gialli

Acqua, la montagna vuota

Parole di uccelli

Cielo blu

Banchetto al latte di cavalla

 

Shangdu, più dell’est

Marco Polo

L’erba

Il vento

Notte oscura

 

Shangdu, poesia da sogno

di Coleridge

L’ultima goccia di sangue

dell’Impero Kublai,

Spirito

 

Shangdu, più dei viaggiatori

toccati dalla steppa

e dei miei discendenti,

di più ancora

nostalgia di casa

Shangdu era il sito di Shan-du  (lo Xanadu di Samuel Taylor Coleridge, il frammento poetico “Kublai Khan”). E fu come la dinastia Yuan (1206-1368). Marco Polo una volta descrisse “shan-du” nei suoi viaggi come il bellissimo palazzo di Kublai Khan. Fu anche il luogo di nascita del padre del poeta.

 

Un angolo della terra

Alba con il silenzio colorato

Come una gazzella, con il sangue

Su una terra in fiamme

 

Il vento sta tornando

Rugiada del mattino, gocciolante

E io sto qui sull’erba, metto radici

 

Un cavallo e una poesia

Sono orgoglioso di una buona poesia

È come un bel cavallo, tutto il calore e

Il profondo sentire nei suoi occhi.

 

Forse questa, la mia ultima canzone,

La guiderò a viaggiare

attraverso il mondo intero.

 

La notte della steppa

La luna

si addormenta dolcemente

con la benedizione della madre

 

e l’intera steppa

è una mappa nel secchio del latte

come il sogno di un ragazzino nomade

 

(Traduzione dall’inglese di Paolo Ruffilli)

I libri di poesia Hadaa Sendoo, tradotti in molte lingue, sono: The Nomadic Songs and Moonlight (Cinese, 1989), Rock Song (Mongolo, 1996), The Steppe (Mongolo, 2005), Come Back to Earth (Inglese, 2009), Come Back to Earth (Cinese, 2010), Yurt (Georgiano, 2010), The Road Is Not Completed (Mongolo, 2011), Sweet Smell of Grass (Persiano, 2016), Aurora (Kurdish,2017), Mongolian Long Song (Georgiano, 2017), Wenn ich sterbe, werde ich träumen(bilingue Mongolo e Tedesco,2017), Mongolian Blue Spots / Mongoolse Blauwe Plekken (bilingue Inglese e Dutch, 2018), A Corner of the Earth / Eit hjørne på jorda(bilingue Inglese e Norvegese, 2018), Мир, разбитое сердце (Russo,2018), Sich zuhause fühlen (Tedesco, 2018).

52

Scrivi un commento