0

POETI STRANIERI: MORDECHAI GELDMAN TRADOTTO DA PAOLO RUFFILLI

 

POETI STRANIERI: Mordechai Geldman tradotto da Paolo Ruffilli

Mordechai Geldman è nato nel 1946 a Monaco da genitori polacchi sopravvissuti all’Olocausto. La sua famiglia emigrò in Israele nel 1949 e si stabilì a Tel Aviv, dove vive da allora. È uno dei maggiori poeti di Israele e ha iniziato a pubblicare poesie nel 1966. La sua poesia è insieme filosofica, psicologica ed esistenziale. Combina l’ebraico letterario e la lingua di tutti i giorni, compreso anche lo slang. Ha pubblicato 17 libri di poesie, un libro di racconti e 6 libri di saggistica. (Il seguito della notizia biobibliografica è in coda alle poesie)

Di nuovo il ristorante Gocha

Ho ordinato male un’altra volta

e ho preso un piatto di filetto di salmone secco

su un letto di purè di patate con la senape

un pesce insipido immerso in una giallognola palude

a causa della mia propensione a ripetere gli errori

in un ristorante dove tutti fanno festa

la mia mente si è fatta torbida e nervosa

ho mangiato la mia stupidità

 

Senza saperlo è venuto però in mio aiuto

un saggio commensale dal tavolo adiacente

che la sua ragazza ucraina

aveva già annoiato

Dopo avergli detto che non ero stato mai in Ucraina

e non andavo fuori con puttane

si è scusato e ha chiesto

qual era il mio posto preferito al mondo

Mi è piaciuta quella sua domanda

che mi ha portato via dal ristorante

Sono stato per un attimo a Venezia e poi a Roma

e ho parlato dell’amore che ho per l’arte

“Chi preferisci tra i pittori?” mi ha chiesto grazie a Dio

“Rembrandt”, ho risposto, e le lacrime mi hanno invaso gli occhi

Richiamando in me La Sposa Ebrea

e gli autoritratti della sua vecchiaia

ero troppo in preda alla tempesta quella sera

 

ma all’improvviso – una presenza di grazia un’altra volta –

cinque giovani italiani

venuti a sedersi al tavolo vicino

che divoravano un piatto di cozze tutti assieme

Un’altra gioia è nata nel mio cuore

per un momento tutto era bellezza e vita

e gioventù che fiorirà quando non ci sarò più io

 

L’arrivo

Il volo era in ritardo

e il bagaglio lento ad arrivare

l’autobus per Venezia giunto quasi a mezzanotte

e l’orario del vapore al turno ormai di notte

 

Ho navigato come un ladro, senza biglietto,

alla fermata di San Marco

ma il battello arrivava solo fino a Rialto

tornandosene indietro nell’acqua che schiumava

E lì una donna nella scarsa luce della notte mi diceva

“poca strada, poca strada”.

 

Ho trascinato il trolley fino a San Marco

in un labirinto di canali e ponti

la città era vuota e svuotata

era perfino piazza San Marco

scomparsi tutti quanti, i turisti con le orchestre

 

Notte d’estate che è stata tutta mia nell’anima

balzata fuori tra le molte stelle e luci della Laguna

a cancellare l’agonia di quella solitudine

 

Due angeli insieme a un poliziotto

mi hanno guidato fino all’hotel:

‘Casa Nova’ – sì, una casa nuova –

è proprio tempo che si ricostruisca

una nuova casa dentro di me.

 

Venezia 2019

Quest’anno ho rinunciato alle poesie

e alla solitudine che serve per crearle

ho preferito l’amicizia occasionale di un ragazzo –

un giovane tedesco, esperto di letteratura e religioni,

Augustinus fa di nome

Abbiamo parlato insieme delle grandi mostre

dell’ arte contemporanea

del legame tra cristianesimo ed ebraismo

del Monte delle Beatitudini

dei crimini nazisti e di quelli ebrei a Zion

e della nostra vita e del nostro declinare

Ci siamo sentiti assai vicini, e quasi raddoppiati,

e avrei dovuto essere il suo tutore, io, se lui fosse svenuto

a causa del diabete B, contro il quale

si è iniettato l’insulina in corpo

dopo essersi intanto misurato la glicemia

che richiedeva più di un’iniezione

Il mio amico come un setaccio era tutto sforacchiato

come Cristo nelle crocifissioni che ha dipinto Memling

 

Ma sulla nuova passerella

da San Marco verso l’Arsenale

ha ispirato al mio occhio interno

una segretissima poesia –

Tra la folla assiepata sopra al ponte

si muoveva una figura che era luce che accecava

la cui faccia era nascosta dal bagliore

Il mio amico non era così tanto illuminato

E io stesso lontano dal pieno abbaglio delle luci

Era forse l’anima del grande Monteverdi

che componeva musica stupenda a mo’ di arcobaleno sopra l’acqua

o era una chiamata di morte per il corpo

a muoversi nudo verso il massimo splendore

 

La poesia fa vibrare domande di luce

a cui ogni stella della notte qui in laguna

da’ una risposta

Una colonna di vasi di cristallo sotto il sole estivo

che ci fa dolce l’universo

(Traduzione dall’inglese di Paolo Ruffilli)

 

Mordechai Geldman ha una laurea in letteratura mondiale e un master in psicologia clinica e lavora come psicoterapeuta usando metodi psicoanalitici. Una raccolta di due volumi dei suoi libri è stata pubblicata nel 2011 e il terzo volume è attualmente in fase di stampa. Il suo ultimo libro di poesie Night line è stato pubblicato nel 2015. Le sue poesie sono state tradotte in molte lingue, cinese e giapponese inclusi. Il suo libro Becoming One è stato tradotto in portoghese nel 2017. Una grande raccolta delle sue poesie in inglese è stata pubblicata nel 2018 da Suny Press, State University di New York. Come artista visivo, Geldman è impegnato nella pittura, nella ceramica e nella fotografia. È stato anche critico d’arte per il quotidiano israeliano “Haaretz” e ha curato mostre di molti artisti israeliani. Ha vinto il Premio del Primo Ministro, il Premio Brennero, il premio Amichai, il premio Bialik.

102

Scrivi un commento