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LA POESIA DI DIEGO VALERI

 

 

LA POESIA DI DIEGO VALERI

… La poesia di Diego Valeri è, inevitabilmente, quella di un intellettuale, ma non è in se stessa una poesia intellettuale. Per questo, e per il suo riprendersi da più lontano, riesce a dire quelle cose che i suoi contemporanei più all’avanguardia, «lirici nuovi» ed ermetici, non riescono più a dire, o solo per scorci e folgorazioni come Montale; ma beninteso riesce a dirle, lui stesso, un po’ come da dietro un velo (che sia questa la motivazione profonda del cosiddetto suo «impressionismo»?) Significa, come vuole chi lo sminuisce, che Valeri sia un poeta rassicurante? Niente affatto. Giacomo Debenedetti, che ha scritto su di lui pagine molto belle, ha parlato di una «alleanza con la vita» di Valeri. Ma a me questo umanesimo (che certamente apparteneva all’uomo) pare piuttosto il punto di partenza che quello d’arrivo del poeta. La natura di Diego Valeri, i suoi scorci vivi di città, i suoi oggetti torniti così esattamente e, diciamolo pure, con tanta felicità stanno lì anche senza l’uomo e potrebbero salpare senza di lui (questo pure ci ha insegnato Baldacci). Egli conosce bene la malinconia, l’angoscia del pensare alle cose che sopravvivono all’uomo. E se il mondo ritratto nella sua poesia ci appare quello medesimo in cui il poeta vive, ciò non toglie che anch’egli lo colga da uno spiraglio, da una finestra, passandogli accanto di corsa. Tutto questo vuol dire che Valeri è a suo modo un poeta «moderno»; ma siccome anche questa parola non mi piace e mi pare sempre più priva di significato (moderno è appena chi si proclama tale), vuol dire piuttosto che è un poeta non solo «evidente» ma anche importante per la nostra sensibilità. La nostra, chiamiamola così, civiltà usa cancellare il proprio passato anche più vicino, ignorarlo: io ho un’età sufficiente per detestare questo atteggiamento e ritenere che esso coincida con la barbarie stessa. Non mi faccio illusioni, posso soltanto augurarmi che la poesia di Diego Valeri sia conservata presso le generazioni più giovani.  …

Pier Vincenzo Mengaldo

La Tradizione del Novecento

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