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‘ROMANZO SENZA UMANI’ DI PAOLO DI PAOLO

‘ROMANZO SENZA UMANI’ DI PAOLO DI PAOLO

Rispetto alle sue precedenti prove narrative, questo Romanzo senza umani (Feltrinelli) presenta pur nella continuità di fondo alcune caratteristiche nuove nel percorso di Paolo Di Paolo, e non solo per la mescolanza qui più densa e intrecciata di dialogato, tratti narrativi, affondi riflessivi, passaggi referenziali, citazioni, brevi testi mail o SMS. Del resto, ci si muove anche qui nell’ambito di quell’avventura sperimentale che da sempre si realizza nella ricerca inesausta e originale a cui Di Paolo ci ha abituato. E, una volta di più, già prima di disporci alla lettura il titolo ci offre l’angolazione scelta dall’autore, che arriva a prospettare per il suo protagonista lo smarrimento delle molte presenze del suo recente passato dietro a quel processo di cancellazione che pare spopolare le esistenze.

Mauro Barbi, storico di professione, torna sul lago di Costanza, là dove era stato quindici anni prima a studiare la piccola era glaciale che nel tardo Cinquecento aveva investito quell’area della Germania. Ma, una volta tornato sui suoi passi, inevitabilmente arriva a chiedersi  dove mai siano finite tutte quelle persone con le quali aveva avuto a che fare allora. Con alcune magari solo superficialmente, ma con altre spesso in termini ben più profondi.  Come riannodare al filo della propria vicenda i fili ormai perduti dei vari Arno, Fiore, Anna, Cardolini, Meri, la belga di Madrid? Proprio lo sforzo sulle tracce del passato in cui si misura e consuma il protagonista è l’energia straordinaria del racconto, dietro alla coscienza sempre più stringente del protagonista che quel remoto evento glaciale bene rappresenta metaforicamente l’imprevisto raffreddamento, il “disastro climatico” consumatosi nella propria vita.

Il mondo di Di Paolo è complesso eppure semplicissimo e, per orientarsi dentro i suoi molteplici percorsi – vorticosi da togliere il respiro –, il modo migliore è abbandonarsi al flusso delle sue pagine. Nel mio caso, la soluzione vincente e capace di sciogliere tutti gli enigmi di cui si fa specchio l’autore è stata immergermi dentro il mondo della sua scrittura attraverso l’architettura di Romanzo senza umani, sulle tracce di quel suo protagonista che diventa una sorta di “concentrato” di tutti i personaggi della storia. E particolarmente trainanti sono state subito per me le pagine sulla strategia della memoria di cui si serve Mauro Barbi, e attraverso di lui l’autore stesso, per riconquistare via via spazi sempre più ampi di quello che di ogni vita sembra ormai perduto e non più recuperabile. Da sempre materia e dinamica della narrativa di Di Paolo.

Brillante, agile, disincantato resoconto di una vicenda raccontata in un libro insieme di spessore intellettuale e di limpida intelligibilità.

Paolo Ruffilli

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