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LA POESIA DI ELISA DONZELLI

LA POESIA DI ELISA DONZELLI

La poesia di Elisa Donzelli  vive nell’ottica della rassegna dei dati autobiografici, del loro incrocio e delle loro combinazioni. Di qui appunto il titolo Album (Edizioni Nottetempo, Premio Metauro 2022), una sorta di quaderno degli appunti, delle notazioni maggiori e marginali, dei depositi del sapere, delle accensioni, degli umori e dei malumori, dei frammenti di ricordo, degli stati rimossi e delle sensazioni. Non solo nella sezione che dà il titolo al volume ma lungo l’intero libro, si distende l’album della personale condizione (“privata” eppure dalle valenze inevitabilmente universali) che ricompone nella sua analisi programmatica il senso di una vita che ci trascina a mete magari non desiderate, fuori da ogni  possibile piano di organizzazione e di sistemazione, eppure dietro a un impulso superiore riconducibile a quello che chiamiamo libero arbitrio. E, sul nastro a scorrere delle immagini, continuamente esercita interferenza l’occhio vigile di una testimone del nostro tempo, attenta a cogliere comunque e a registrare sulla cartina di tornasole anche le vibrazioni di una vicenda comune e generale, perché non c’è niente che sfugga alla sua individualità ed è tutt’altro che una monade isolata da tutto il resto. La raccolta racchiude luoghi, tempi, rapporti, amicizie di due periodi della vita fondamentali dell’autrice: i venti e i quarant’anni, “in un andirivieni continuo tra tempi sfusi”, come dice la quarta di copertina, e si rivolge principalmente all’universo femminile, a partire dall’intensa epigrafe di apertura per la sorella, scomparsa giovanissima in un incidente stradale: Ho sognato stanotte / che ti stavo sognando / e così facendo / ti stavo perdendo / perdendo il ricordo di te…”. E non a caso il libro è, infatti, dedicato ad Anna e alle altre. Altre figure femminili, amiche dell’infanzia e della giovinezza, compagne più grandi o coetanee, donne che hanno avuto parte o hanno lasciato un eco importante negli eventi della cronaca e della storia. Nella sezione conclusiva Aprendo la notizia lo sguardo si volge ai drammi che hanno colpito l’umanità: le guerre, il terremoto dell’Aquila, le alluvioni, gli sbarchi dei profughi. Emergono anche in queste ultime poesie figure femminili, vere eroine, che hanno avuto la forza di imporsi e lasciare un segno in un mondo ancora dilaniato dalla violenza e dai pregiudizi, con la forza e la determinazione del loro essere donne.  Appare evidente, fin dalla prima sezione Esercizi di disegno, l’interesse che l’autrice ha per la fotografia, il disegno e i colori. Come bene risuona nella poesia eponima: “sono a colori i disegni che ho conservato / con le figure di genere femminile / il foglio in posizione verticale / per far spazio alle gonne / di ballerine e regine”. La cavalletta morta della poesia Colori permette, addirittura, di decifrare il mistero dei colori, una volta posta sotto vetro: “tra cugini comune cromatismo iridescenza  / umore, nell’occhio vitreo dell’animale / che desta schifo in voi come in me /centrare il fotone non ancora svanito.” Ed è il fotone che di colpo illumina dentro la morte la vita. La prosa poetica Villa Torlonia può essere presa ad esempio di come Elisa Donzelli proceda nell’accumulo delle immagini nelle sue poesie e di come ricomponga in versi la propria esistenza, non seguendo un percorso lineare e conseguente, ma affidandosi alla coerenza profonda che si crea dal riflesso reciproco delle immagini. È la mano che pesca alcune istantanee da una scatola  di foto “dove finiscono le fasi della vita”, ritrovate “sfuse nei decenni” e organizzate per frammenti in piccoli quadri che raccontano in una soffusa lirica atemporalità la vita di una donna, di molte donne.

Paolo Ruffilli

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