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PER PATRIZIA CAVALLI

PER PATRIZIA CAVALLI
Ci ha lasciati una grande poetessa, Patrizia Cavalli, una delle voci più belle e limpide della letteratura italiana. Aveva 75 anni, era infatti nata a Todi il 17 aprile 1947. Se ne è andata il 21 giugno, primo giorno d’estate, e non è un caso. È il giorno più lungo dell’anno con una luce che rende tutto più forte, più intenso, una luce che trasmette emozioni. Come è sempre stata la poesia di Patrizia Cavalli, sin dall’esordio nel 1974. Con quel titolo indimenticabile: Le mie poesie non cambieranno il mondo (Einaudi). Forse aveva ragione Patrizia a sostenere che quel titolo dicesse una verità assoluta. Ma è altrettanto vero che, se non hanno cambiato il mondo, i versi di Patrizia Cavalli hanno regalato emozioni autentiche ai suoi tanti lettori. Emozionavano le liriche di Patrizia con quella capacità di vestire l’antico con parole nuove, rubate alla quotidianità, all’oggi. Rigorosa nello stile, rivoluzionaria nella parola.
Una poetessa, vera, fino al midollo. Non solo, un’artista capace di migliorarsi raccolta dopo raccolta: proprio quando la gran parte degli scrittori cede alla ripetitività Patrizia Cavalli trovava la strada per nuovi orizzonti, così negli ultimi anni ci aveva regalato raccolte magistrali: Pigre divinità e pigra sorte (Einaudi, 2006); Datura (Einaudi, 2013); Vita Meravigliosa (Einaudi 2020). E come tutti i grandi poeti Patrizia aveva un’altra enorme passione: il teatro. Uno spazio che sentiva e amava. Con la sua voce, la sua presenza, aveva riempito i teatri di tutta Italia con serate memorabili. Non a caso un’altra sua raccolta, anche questa da ricordare, aveva come titolo Sempre aperto teatro (Einaudi 1999). Resta la tristezza, e con la tristezza le lacrime, di aver perso troppo presto un’autrice che non aveva ancora esaurito le parole per raccontare il mondo, la vita, l’amore.
Antonio Troiano
Corriere della Sera

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