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RICORDO DI ANNE STEVENSON     

RICORDO DI ANNE STEVENSON

Ieri, 14 settembre 2020, Anne Stevenson è deceduta, all’età di ottantasette anni, dopo una lunga vita dedicata alla poesia. Ci ha lasciato un lavoro poetico ricco e vario, caratterizzato dalla molteplicità dei temi  e dal comune denominatore di un’intelligenza penetrante, che guarda con curiosità e attenzione al mondo degli uomini e della natura e trova espressione in forme ritmiche sempre sostenute da un impulso musicale. In Italia è stata pubblicata una sola raccolta di sue poesie, Le vie delle parole, nel 2018, editore Interno Poesia, nella traduzione di Carla Buranello. Quest’anno è apparso in Inghilterra quello che lei stessa prevedeva essere il suo ultimo libro, dal titolo profetico Completing the Circle, che ha voluto dedicare alla sua traduttrice italiana. Il titolo proviene dalle Elegie Duinesi di Rilke e, come lei stessa dice, esprime il lungamente meditato convincimento che “la morte è il giusto e naturale completamento del cerchio che accettiamo e riconosciamo essere la vita”. Da questa raccolta è tratta la poesia Il giorno, in cui immagina, con ironia e un pizzico di visionarietà,  il giorno successivo alla propria morte. Ritroviamo nel testo dettagli della sua vita concreta, il nome della strada in cui effettivamente abitava a Durham, nel nord dell’Inghilterra, la presenza di una gatta, appartenente a dei vicini ma che volontariamente aveva scelto di vivere con Anne e il marito Peter, e i particolari di una vita “moderna” che ogni giorno poteva osservare nelle strade della sua città.

Il giorno

Il giorno dopo la mia morte il traffico sarà vivace. Di certo gli affari

andranno a gonfie vele, sospinti da percentuali creative;

zaino in spalla, come lumache i ragazzi strisceranno verso scuola,

chiusi in comunicazione con i loro telefoni; su un’ambulanza qualcuno potrebbe nascere

e una casalinga dar di matto e prendere un treno diretto in nessun luogo,

ma le notizie su The News continueranno a trascinare tutti

con la loro importanza irresistibile – come immissari di un sistema fluviale continentale,

irreversibili, travolgenti e così virtualmente e ciecamente accolte

che la mia assenza conterà meno di un bit, seppure sarà mai notata.

 

A meno che, certo, non rimanessero tracce sufficienti a identificare

il giorno memorabile della mia dipartita come quello in cui il traffico si fermò

tra le macerie miserevoli di Albert Street, molto tempo dopo, e in tutta sicurezza,

riportate alla luce da colti aborigeni i quali, ritrovato un file di miei illeggibili segni

(accanto allo scheletro di una gatta sacra), ricostruissero la mia storia

come un mito di immortalità virtuale, accanto all’istantanea di una tipica

strada della tarda era tecnologica occidentale – un periodo

che staranno appena imparando a distinguere dall’epoca del Vallo di Adriano,

fatto con pietre (a quel che sembrerà) molto tempo prima che tutto venisse fatto con l’elettricità.

 

(da Completing the Circle, Bloodaxe Books, 2020, traduzione inedita di Carla Buranello)

 

 

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