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LE ‘VOCI’ DI LAURA PIERDICCHI

LE ‘VOCI’ DI LAURA PIERDICCHI

Tra le pieghe delle pagine, le voci, perdono indicazioni identificative, pure enunciate in ouverture, per ritrovarsi dialoganti, improvvise, come ritmi e suoni che aleggiano nell’aria per comporre anti drammaturgicamente il ruolo teatrale, depurato di scene, luci, quinte proscenio, ma ammantate di poesia che si rende “evento d’ascolto”, oltre che di lettura. La nota poetessa veneta Laura Pierdicchi, che per le Edizioni del Leone licenzia una silloge presentata da Paolo Ruffilli, intitola “Voci tra le pieghe dei passi”, quei passi che segnano il suo lungo meditato cammino, quale itinerario di poesia multipla, nel rigore, nella forma, nel concetto, nelle epifanie, nelle sperimentazioni. La regia in pagina, utilizza la ribalta bianca e si nutre di caratteri tipografici, come caratteri, di personaggi, suggerendo al novero dei dicitori di volta in volta chiamati a porgere il testo, le pause, le entrate, i ritmi, le intenzioni, le comparazioni dialogiche, le meditazioni individuali a quelle suggerite al coro degli ascoltatori. La poesia si sente così azione, rispetta l’unità di luogo, di tempo di spazio e nello stesso tempo ne annulla gli archetipi, per fornire l’evento letterario, in epifanie molteplici, in versi che annunciano, dove i fondali immaginari restano nella ricostruzione mnemonica del lettore-fruitore-spettatore. “Nel regime dello squilibrio”, il baricentro poetico non ondeggia mai, se la penna eccelsa di Laura Pierdicchi, per essere leggera, attua le nuove misure e altre reazioni. Se “il sangue incide il cambiamento”, peculiarità affascinante del femminile, ogni cielo diverso suggerito e condiviso con la vita, il lettore, il fortunato compagno, eleva le manifestazioni di conoscenza, di etica, di morale e di filosofia. Il tutto combinato nel dettato poetico di una scrittura divenuta “segno che demarca” e stratifica, le ragioni intime e quelle universali, persona tra le persone, intelligenza tra le intelligenze. Gli ossimori dell’anima non possono corrispondere a incostanti motivi di scelte in contraddizioni, perché la stessa contraddizione diviene elemento fermo di una ricchezza interiore della parola e dell’animo, della voce, del suono, della recitazione. Chiasmo d’autore che s’insinua vincente tra le pieghe dei passi, tanti quanti i passaggi ne consentono per amore di stupore, di indagine sincera, dentro e fuori la stessa.

Giovanni Amodio

Literary.it

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