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LA MUSICA INTERIORE DI SONIA GIOVANNETTI

LA MUSICA INTERIORE DI SONIA GIOVANNETTI

“Ciò di cui non si può essere certi, è meglio tacere”. Il monito di Wittgenstein viene comunemente inteso in senso antimetafisico, ma rappresenta in realtà un vero e proprio passaporto per viaggiare in territori estranei al chiacchiericcio mondano. Tacere, ovvero coltivare il silenzio, è la regola aurea per acquisire vere conoscenze. La fede è una conquista interiore, cosa ben diversa dal fideismo urlato sul piano storico sociale. Sonia Giovannetti, dedita all'”ascolto dell’Essere”, dà vita ad una poesia di conoscenza che nasce e si evolve nei territori del silenzio. Come tale, è asciutta e senza fronzoli, priva di elementi gratuiti ed arbitrari, con una parola scarna ed essenziale che scaturisce dalla patria interiore come lo scroscio del giorno dal cuore della notte. O dell’acqua da una polla montana. La poetessa, indubbiamente adusa alla meditazione e al vuoto mentale (in modi del tutto autonomi e senza seguire scuole di pensiero), sa per diretta esperienza che è questa l’origine della parola. In “Canto di vita” – una poesia sulla poesia- dice apertamente che le parole che arrivano dal silenzio sono “tesori di vita conquistata” e, come tali, non possono essere sbandierate ai quattro venti, perché non verrebbero comprese: “se veramente fosse possibile / raggiungere l’ascolto / m’impegnerei a lanciare la parola. / … / Ma certi viaggi sono lunghi”, ed il fruitore deve impegnarsi attivamente nell’ascolto, non passivamente, restandone plagiato. Affinché la parola resti viva, si devono compiere gli stessi viaggi nei territori del silenzio da cui essa è nata. Altrimenti muore nel “così si dice” del convenzionalismo collettivo. Un traguardo, una pace – confessa poi in “Itaca” – “che non riesco / mai a trovare“. Ma non per questo desiste, perché sa bene – come lo sa Ulisse – che la meta non è una chimera. Tutto parte dalle Origini e tutto alle Origini deve tornare. Il viaggio è infinito, perché parte dall’infinito e torna all’infinito: “Il sentiero che ho davanti / promette di essere questo infinito ritorno / lì dove tutto è cominciato” (“Il Sentiero“). E: “è forse altro la vita / se non un viaggio nella memoria?”. Il futuro, per questo, non è che un ritorno verso il passato.”…

Franco Campegiani 

AllaVoltaDiLeucade

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