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GASTON BACHELARD SULLA POESIA 1

GASTON BACHELARD SULLA POESIA

L’immagine poetica

La psicologia classica non si occupa dell’immagine poetica, spesso confusa con la semplice metafora. D’altra parte, in generale, la parola immagine è gravida di confusione nei lavori degli psicologi: si vedono immagini, si riproducono immagini, si conservano immagini nella memoria. L’immagine è tutto, tranne un prodotto diretto dell’immaginazione. Nell’opera di Bergson, Materia e memoria, in cui la nozione di immagine ha una rilevante estensione, si fa soltanto un riferimento all’immaginazione produttrice”. Tale produzione resta allora un’attività di libertà minore, senza alcun rapporto con i grandi atti liberi illuminati dalla filosofia bergsoniana. In quel breve passaggio, il filosofo si riferisce ai «giochi della fantasia». Le differenti immagini si configurano come «le libertà che lo spirito si prende nei confronti della natura». Queste libertà al plurale non impegnano tuttavia l’essere, non accrescono il linguaggio, non sottraggono il linguaggio al suo ruolo utilitario, sono davvero «giochi». L’immaginazione riesce a malapena a rendere iridescenti i ricordi. Sul terreno della poeticizzazione della memoria, Bergson si trova certo al di qua di Proust: le libertà che lo spirito si prende nei confronti della natura non designano davvero la natura dello spirito. La nostra proposta, al contrario, è quella di considerare l’immaginazione come potenza principale della natura umana. Non cambia nulla dire che l’immaginazione è la facoltà di produrre immagini, ma tale tautologia ha almeno il potere di bloccare il processo che assimila le immagini ai ricordi. L’immaginazione, nei suoi vivi atti, ci distacca allo stesso tempo dal passato e dalla realtà, aprendo nella direzione dell’avvenire. Alla funzione del reale, indotta dal passato, secondo le indicazioni della psicologia classica, è necessario congiungere una funzione dell’irreale anch’essa positiva, come ci siamo sforzati di stabilire nei nostri precedenti lavori. Se qualcosa non va nell’ambito della funzione dell’irreale, allora può bloccarsi lo psichismo produttore. Come prevedere senza immaginare? Se ci volgiamo tuttavia più semplicemente ai problemi dell’immaginazione poetica, diremo che è impossibile cogliere il guadagno psichico della poesia senza far cooperare le due funzioni dello psichismo umano: la funzione del reale e la funzione dell’irreale. Una vera e propria cura di ritmoanalisi ci è offerta dalla poesia che intreccia il reale e l’irreale e rende dinamico il linguaggio con la duplice attività del significato e della poesia. In poesia, poi, l’impegno dell’essere immaginante è tale per cui esso non è più il semplice soggetto del verbo adattarsi. Le condizioni reali cessano di essere determinanti. Attraverso la poesia, l’immaginazione si colloca sul terreno su cui precisamente la funzione dell’irreale giunge a sedurre o a rendere inquieto, sempre a risvegliare, l’essere assopito nei suoi automatismi. Il più insidioso tra questi, l’automatismo del linguaggio, non funziona più quando ci si trova nel campo della sublimazione pura.

Gaston Bachelard

La poetica dello spazio

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