Pietro Nigro è nato ad Avola (Siracusa) nel 1939 e vive a Noto. Ha pubblicato i libri di poesia: Il deserto e il cactus (Guido Miano Editore, 1982), Versi sparsi -1960/87 (Club del Poeta Edito,1988), Miraggi (Nuova Editrice Spada,1989), L’attimo e l’infinito (Guido Miano Editore, 1996), Alfa e Omega (Guido Miano Editore, 1999), Altri versi sparsi (Casa Editrice Menna, 2001), Riverberi e 9 canti parigini (Editrice Poeti nella Società, 2003), Astronavi dell’anima (Edizioni Helicon, 2003), Canti d’amore -1963/1995 (Il Convivio Editore, 2011), Il tempo e la memoria (Guido Miano Editore, 2016), L’attimo e l’infinito (2a edizione, Il Convivio Editore, 2016), La porta del tempo e l’infinito (Il Convivio Editore, 2017), Metafisica del tempo e dell’amore (Guido Miano editore, 2018), L’uomo, Dio e l’infinito (Il Convivio Editore, 2021), Oltre la vita (poemetto, Il Convivio Editore, 2022). Tra le prose saggistiche: Paul Valéry (Tindari Editore, 2009), Monete imperatoriali e imperiali da Giulio Cesare (100-40 a.C.) a Zenone (vol. I, 2020, e vol. II, 2021, Edizioni Polistampa), 8 volumi dal titolo Notazioni estemporanee e Varietà (Editrice Poeti nella Società, 2007-2022 e Il Convivio Editore, 2023). Ha pubblicato anche I Preludi (Scritti giovanili: 4 volumi di racconti, poesie, pensieri e prose varie, Editrice Poeti nella Società, 2005-2010 e Il Convivio Editore, 2017), e 3 volumi di teatro (Il padre sagace nel 2006, Il trionfo dell’amore nel 2010 e Noi studenti nel 2019, Editrice Poeti nella Società). Laureatosi in Lingue e letterature Straniere all’Università agli Studi di Catania, è stato docente d’inglese nei Licei.

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POESIE

FORSE I FIORI MI SOGNERANNO
Un guscio di carne cerca stasera la mia anima
rigido fiore al bacio di farfalla
e semina tra inconsapevoli sentieri miraggi
oro che bagna le rive rifatte forse perdute a chi visse.
Spezzerò arcobaleni e mi laverò i pensieri nei vergini colori
come un Van Gogh rifarò nuove terre atemporali
nuove stelle d’afferrare con mano
silenti saette in sere d’agosto
un gioco d’indovini
è rimasto un perché al di sotto degli abissi
il batiscafo non serve
non strisciano le alghe sulla pelle
una scatola chiusa senza una chiave per aprirla.
Forse i fiori mi sogneranno su cime colorate
e i cieli apriranno squarci di futuro
le chimere converseranno con i miei sogni
e il gabbiano sorvolerà mondi ignorati;
altro non resta che alzare lo sguardo al cielo
la mente assorta a riguardar le stelle.

TRAMONTO
Godo quest’ora quando il vento tace
colori di fiori sulla terrazza muta
oro di raggi d’un sole che tramonta.
Fugge il mio tempo così come il giorno,
ma sia quest’attimo
che fermò sulla carta il verso
immutabile presente
pensiero immortale di un ordine primigenio
che allevierà la morte.

FORME BEATE
Forme,
forme beate
che sollecitano il mio riposo
euforica presenza di vita.
Mi è presago il vento
nel suo eterno moto
sorvola il tempo del giorno e della notte
di ere millenarie,
agita il mare,
possente e inerte
e non sa d’averne colpa.
S’illumina l’anima
nel suo rifugio estremo
creatura eterna
di una mente che s’abbandona
a verità ignare.
Vaga spazi incompresi e ignoti
e s’illude di conquiste
di un pensiero bidimensionale
appiattito e immoto.

ALFA E OMEGA
La vita si è interrotta
invischiata nel sonno di un corpo
immoto e vuoto nell’esiguità del presente,
e l’anima è sfuggita al discontinuo giaciglio
strame all’odore al tocco
desiderio d’infinito smarrito.
Ma la presunzione, ferita,
nega vele e remi in un mare senza vento.
Ho scavato nel buio del pensiero
e più tenue dubbio ravvivò la mente
inattesa speranza tra le due sponde.
E tanto basta a risalire baratri e rupi
costruire nidi d’aquila
allevare occhi acuti solidi becchi
ali immense.
Esulta la millenaria memoria
e voci immagini raccoglie
dall’infinità del tempo
mescolanza del tutto che fu
col poco e vano presente
a debellare la morte,
e la memoria si fa presente
immortale memoria che dilata il futuro,
tu mai scomparso, infinitesimale pedina
di un gioco eterno
dove il tuo remare al contrario
risalire la corrente
e ripercorrere fino all’Alfa l’esistenza è Omega.

DORME PERFINO IL SILENZIO
La bottega del vino
ha sempre molti avventori
la sera.
Non è aperta per caso
anche a mezzanotte.
Allo stesso tavolo
due uomini uniscono le loro solitudini
e tracannano litri di illusioni.
Bocconi sul tavolo
un vecchio ha aperto le braccia
le mani penzolanti fuori dai bordi
e la testa contro un bicchiere rovesciato
da cui un rivolo di vino
ancora sgocciola per terra.
Forse il suo sogno gli sta restituendo
ciò che la vita gli ha rubato.
Qua e là altre ombre.
Una sala d’attesa della stazione di frontiera
tra la vita e l’oblìo.
Il lamento della notte
attraversa la stanza in penombra
dalla porta a mezz’uscio,
e si disperde per le grate
di una finestra in alto
che imprigionano una luna pietosa.
Non vale la pena
seguire chi si disperde nella notte
rischiando di vederselo sparire
all’improvviso
senza una spiegazione.
Anche perché, dopo pochi passi
non si sente più niente
come se l’anima stessa fosse morta.
Dorme perfino il silenzio.

E DURO NON MI SARA’ MORIRE
Un vento si è levato
a portarmi tristezze di nostalgie
di un tempo d’estate
fra polverosi sentieri d’ulivi
e sonnolente barche sulla sabbia assolata
nel ritmo sublime di un’esistenza perduta.
Lasciatemi quegli acini di tempo
a suscitar momenti
di una vita vissuta
tra esaltanti cromie di passioni
quando la vita non è più speranza,
ma attesa al viaggio
sulla battigia di un mare eterno.
Lasciatemi almeno quei ricordi di vita
a farmi felice
e duro non mi sarà morire.

IL MIO RUSCELLO
Tu sei l’acqua di ruscello
che la mia sete spense dopo lungo cammino
su per rocce scoscese
e tra laceranti rovi.
Il tuo corso seguirò fino alla foce,
dal monte scenderò alla pianura,
sorriderò ai fiori che ornano le tue rive,
all’erba che s’inchina felice al tuo passaggio,
alle pietre che leviga la tua carezza.
Mai da te allontanerò i miei passi
e mi bagnerò in eterno nella tua purezza;
in ginocchio chiederò un tuo sorriso,
e una morte dolce farò fra le tue braccia.

MEMORIA DEL TEMPO
Qui ti vedo esaltante mania
delle piccole cose che raccontano
normali vicende di chi
spiega ali di bellezza
in un cielo senza tempo.
Perché tu sai che il tempo
crea memorie di momenti presenti
e la festa che adesso ti allieta
lentamente si muterà in ricordo.
E svaniranno col tempo
le ore serene che ti promette
questo svago nostrano.
Cogli l’attimo allora
e riponilo con tenera cura
nel più sensibile angolo dell’anima
e quando la notte ti porterà
la malinconia di inumani silenzi
richiamalo alla mente
a rischiarare la vita
perché, se metà felice
dell’altra ti consolerà soltanto il ricordo.

MIRAGGIO
Umido spero il labbro
di provvide gocce
dopo mille anni d’attesa
e un miraggio di verità
beve l’occhio assetato
tra i palmizi di un’oasi
dell’umano pensiero.
Ma poi che s’alza il vento
gocce di sabbia mi soffia in viso
a ricordarmi che intorno è il deserto.

SONO ORMAI SPENTI I SOLITARI COMIGNOLI
Sono ormai spenti i solitari comignoli
di case abbandonate all’ultima luce,
presagio oscuro nell’implacabile foschia.
Dalla vuota fioriera colori di gerani
pendenti sulla silenziosa via
disegnano memorie di forme ormai scordate.
Alza il passante lo sguardo
indagando alle vetrate
a rammentare un viso antico
immagine ormai consunta
fra i mille visi che elabora la memoria
al di là dei gerani al suono di un piano
sembianza amabile e intensa
di un tempo che ricorda appena.
Il soffio del vento leviga asprezze
d’assenze che la ragione muta
in consolante accoglimento
spegnendo alfine anche i rimpianti
di perduti istanti.

SULLA TERRAZZA
L’aria che porta il sapore che dà lo sguardo
alle piante sulla terrazza dentro vasi ammassati
in più di una metà dei cento metri quadrati
di occhi sempre rivolti al cielo in silenziosa preghiera
più di una spruzzata di Courvoisier come solevo una volta
nella tazzina di caffè che ho tra le labbra
che vissero parole non sempre comprese testimoni
di supreme aspirazioni con in bocca l’effluvio
di un dono collettivo di altri miei compagni di un oscuro viaggio.
Gustare l’universo, nutrirmici, senza le usuali pietanze
d’uso smodato; gustare le impercettibili sensazioni
che emana l’esistenza, le parole espresse e taciute
nelle infinite lingue della coscienza.
È un volo nel turbine, nelle profondità della mente,
cosmo che non disperde le memorie del prima e del poi
suprema voce che sorvola i tempi di un’eterna espansione
espressione di una volontà che implica il ricongiungimento
d’ irruenti fantasie, sin dalla sorgente immagini sfuggenti
che scorrono come fatui affluenti di un cosmico fiume.

TERRA DI SICILIA
Odo levarsi dai rovi
della mia terra dimenticata
il canto soffocato di uomini duri
come scorza d’ulivi
tra la fuliggine di sedicenti civiltà di ciminiere.
Le tue mani sono diventate
strumenti che spaccano pietre
e dissodano terreni,
e grondano sangue
della terra uccisa da retoriche promesse
di vati di menzogne.
Anch’io soffoco al tuo canto disperato,
ma non di pena;
dalle tue mani ho visto nascere
tra pietre fertili di sudore
germogli di speranze.
Sempre gridate ai figli il nome dei padri
che lievitano il pane con sale di lacrime
e li nutrono di carni martoriate.
La tua pena è squarcio d’azzurro
tra nembi di tempesta,
solco di coltro e di vomere
in campi inerti,
e sulla mia terra di Sicilia
udrò levarsi un canto di riscatto
di uomini liberi
al soffio di una tiepida brezza marina.

ILLUSIONI
Cos’è questa vita che s’infiltra
latente d’infernali sogni
ove vaneggiano masse d’inascoltati sensi.
Sento soffiarmi attorno
l’alito del tempo
coi suoi cocenti rimpianti
di momenti perduti per sempre
e speranze che si frantumeranno
senza più ritorni.
Lento scorre il fiume alle immense acque
che già scorge lontane
e nel suo declinare rive lambisce
di tenere illusioni
che nel suo eterno vagare
affida a gracili radici.

TRADUZIONI

QUARTIER LATIN
Réverbères solitaires
en attendant, la nuit,
à l’enseigne des métros
de Cluny, Saint Germain, Saint Michel.
Moi et toi
aux clairs-obscurs
des taches lunaires;
sur les pavés mouillés
faible reflets des feuilles vibrantes.
Je me perds dans tes cheveux
pendant ton abandon
et ma langueur fond dans tes chairs.
Une feuille tombe
comme un frisson dans l’air
d’une vie qui se meurt.
D’autres feuilles tomberont
à Cluny
que nous récolterons
une à la fois
à recomposer la mosaïque
de ce qui fut
notre passé.

MONTMARTRE
Dans la nuit une guitare
sur la butte de Montmartre
tremble en pleurant
et chante l’éternel regret
qui pénètre les chemins
de mes souvenirs.
Du Sacré-Coeur
se perd dans l’air
un son de cloche
tandis que sur les carreaux
de notre chambre de bohème
la pluie bat le temps.
De là, la bigarrure
des toits
à veiller sur le bonheur
d’une étreinte
qui s’estompe en douceur.

AU PICHET DU TERTRE
On s’est retrouvés à Paris
dans ce lieu chéri
Montmartre
dans la nostalgie
de nos ardeurs vécues
où nos jeunesses réunies
n’ont pas été perdues.
L’éternité n’est pas chimère
se souvenant
de grands parasols
rouges
de la Place du Tertre
abritant les amours
pareilles au nôtre.

BOIS DE BOULOGNE
Te souviens-tu
nos promenades
au Bois de Boulogne
dans le vert complaisant?
Nos arrêts sur la pelouse
en regardant le lac
sillonné de voiles
silencieuses?
Pourrais tu oublier
nos brèves histoires
d’amour , à Paris?

Frémissements d’eau,
vagues légères
se suivent dans la vie
pareils aux moments
de nos amours.

De par mes souvenirs
naît ma mélancolie.
Le lac du bois
verdoyant de Boulogne
arrache à mes yeux
larmes de regret
du bonheur perdu.

A CHOPIN
Dans le sentier humide
d’ombre
du Père Lachaise,
mes pas vers ton tombeau.
Un écho de pleurs
dans la nostalgie
du temps passé.
Les arbres des alentours
veillent sur ta solitude
et sur la caresse
cachée dans le geste
de ta main à l’abandon,
leur feuilles réunies
chantent
sur la mousse des tombeaux
pour arracher à la mort
son demeurant secret.

RUE NORVINS
Dernières soirées
avec toi, à Montmartre
au Pichet du Tertre.
Le va-et-vient de gens
accompagne nos pensées
saturées d’amour
engorgées de toujours.
Ta vie se passe,
Rue Norvins, pourtant
éphémère, je te retrouve:
passé, présent, futur,
tout cela en toi
pour qui amour signifie
éternité
et c’est ainsi que je l’entend
dans le silence des adieux.