Patrizia Riscica è nata a Padova nel 1951 e vive a Treviso. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Così su due piedi (Edizioni Montedit, 2004), Immagini Capovolte (Edizioni del Leone, 2007), Un corpo dopo l’altro (Edizioni del Leone, 2010, opera di versi e fotografie da cui è stato tratto uno spettacolo di teatro danza), Dialoghi imperfetti (Biblioteca dei Leoni, 2013), Andar per versi (Biblioteca dei Leoni, 2018).

www.patriziariscica.it

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patriziariscica@gmail.com

 

POESIE

da ANDAR PER VERSI

Esagramma 56
lascio
volo via
prendo il viaggio
scelgo l’andare
solo per andare
senza dubbi
o incertezze
senza fughe
o nascondigli
senza una valigia
o un ricordo
che possa intralciare
questo improbabile cammino
mi sollevo più in alto
e tocco quella nuvola
che attraversa il cielo
arrampico il monte
che sfiora una stella
vado per mare
che mi appoggia adagio
su una sabbia d’estate
conquisto il viaggio dell’eroe
sono un pellegrino
toccato dal destino
senza neppure
un fiore azzurro
da sognare
straniero tra stranieri
parto in prestito
ma un giorno mi restituirò

Amore
“e l’amore guardò il tempo e rise…”
disse Pirandello,
o forse qualcun altro.
Era il tempo di andare
e lo diceva forte
quella voce ormai finita
stridula e aspra,
senza rispetto
o pietà per orecchie
troppo stanche.
Era il tempo di cambiare
e cacciare via l’amore
era arrivata l’ora,
ma lui, l’amore, non voleva
proprio andare via.
Restava lì, fermo,
impassibile,
con il sorriso triste,
gli occhi sfuggenti, dolenti,
persi in un’angoscia di abbandono
tesi in un desiderio di dolcezza.
La voce tacque
e si trasformò in lacrime
e le lacrime in carezze
e il tempo rinunciò.
L’amore rimase
perché sapeva che,
nonostante i suoi stracci
i suoi buchi, gli strappi e
i pochi rammendi,
copriva ancora il corpo
e scaldava l’anima.

Scala
Era un tempo
non ricordo quale,
ma sicuramente molto giovane per noi.
Ti aspettavo in cima
a quella scala a chiocciola
su cui tu salivi lentamente
e io guardavo ogni tuo passo,
come se, senza questo sguardo,
tu potessi perdere equilibrio e cadere.
Il pensiero, una ripetizione:
sta venendo da me, proprio da me
Ecco ora in un tempo
non più giovane per noi
ancora ti vedo così,
mentre sali verso me,
i tuoi capelli ondeggiano
e il volto si alza in
un sorriso improvviso.

Pozzanghera
Mescolo lentamente il reale
e misuro l’irreale.
Riconosco nel fango il mio volto
tra rami di alberi riflessi
dentro un altro cielo.
Colore confuso
di un pomeriggio
che ancora odora di pioggia.
Una pozzanghera per specchio:
sono regina o forse
una vecchia principessa
per sempre persa nel bosco?
Specchio, specchio delle mie brame
sono io oggi la più bella del pantano?

Esperimenti
Faccio esperimenti di sentimenti.
Giro e rigiro la mia anima
la schiaccio, la strofino,
la piego e l’impacchetto,
con insolito coraggio
la sfido a incontrare
l’emozione più oscena.

Scrivere
Scrivere è ancora necessario
per non perdere il respiro delle parole
che ormai troppo stanche
si adagiano su pensieri ossessivi
e bloccano il racconto del viaggio.

da DIALOGHI IMPERFETTI

Come è difficile la parola!
le parole a volte trasfigurano l’anima
la travestono da pagliaccio
la truccano con colori vistosi
la fanno inciampare mentre si trascina
in lunghi abiti sfilacciati

e lei non si riconosce più
mentre attraversa spaesata
la piazza dei poeti.

***
Hai buttato via quei pensieri ormai spenti
che coprivano fogli di carta stropicciati,
da anni abbandonati nel buio del cassetto.
Parole antiche,
uscite dal ventre contratto
da spasimi di consapevolezza.
Li hai gettati
dentro un cassonetto del riciclo
all’angolo della via.
senza rimpianto,
senza neppure l’omaggio
di una lettura distratta.

***
l’odore della tua pelle è un ricordo
profondamente inciso nella mia storia.
Si infila tra i solchi del cervello
in cerca di antiche radici,
poi si sparge ovunque sul mio corpo.
L’essenza della tua assenza
diventa memoria con cui evocare
preziose emozioni.

***
quello che più pesa è il silenzio

parole ormai scolorite, smarrite
tra frasi consumate dalla fatica degli anni.
Parole logore che ci inseguono infelici
per avvolgersi grevi attorno a cose già dette,
congelate da sentimenti taciuti da sempre.
Che fare di queste nostre anime onnipotenti
che un tempo sfidavano il mondo al grido dell’amore?
Che fare di questi cocci di relazione,
taglienti pezzetti dispersi,
mosaici non più ricomponibili?

***
Penso a te
E perdo i confini del mio corpo
***

Dialogo della sorellanza
Una consapevole sapienza femminile
si allarga nel mondo ancora indifferente
al coro che attraversa l’aria.

Il nostro corpo è uno scrigno
colmo di tesori da donare o depredare.
Il nostro odore profuma l’aria: un’attrazione
irresistibile, una traccia sicura da inseguire.
I nostri umori scorrono gratuiti: sono cibo, piacere, vita.
La nostra anima è una pellicola che avvolge la Terra.
La Natura nutre il nostro esistere.
Siamo il rifugio, protezione, forza.
Siamo cavità che genera e consola.
Non c’è nulla che non possiamo riparare,
fosse anche l’ultima guerra degli uomini.

L’arte delle donne è la cura.
Il loro orgoglio è saperla offrire.
Il loro onore è saperla prendere.

Conosciamo il nostro mestiere:
ricuciamo e ricamiamo la vita
celebriamo la malattia e la morte,
laviamo e vestiamo i loro corpi
piangiamo con disperata accettazione
ogni abbandono, ogni rinuncia.

Le lacrime delle donne scorrono ovunque,
silenziose trascinano via rabbia e prepotenza.
Donne forti, risolute, scaltre che
si guardano alle spalle, sempre
attente a violenza e tradimenti.
Magicamente strette nel cerchio della sorellanza,
solo così saranno salve.

da IMMAGINI CAPOVOLTE

Canto di donne
Prima di tutto arriva il tuo corpo
ad occupare quasi interamente
lo spazio del tuo essere.
Con lui ti giochi quasi tutta la vita.

Allo specchio quel corpo
non sempre lo riconosci
ti rimanda sguardi strani come a cercarti.
Ma non c’è altra possibilità:
è tuo complice.
Lo accarezzi con creme speciali
lo dipingi di colori
lo adorni con vesti cangianti
lo mascheri con sapienza
perché sia fantasticato
sognato
ancor più desiderato.

Poi percorrerai le strade di sempre,
millantatrice.

Cantico della tenerezza
Fra le tue braccia
cercavo una carezza
hai allungato una mano
e mi hai spalmato di incertezza.

da UN CORPO DOPO L’ALTRO

Carne
Vorrei vivere solo di corpo.
Carne da ammirare.
Carne da toccare.
Carne da assaporare…

e vorrei baciarti per la vita,
anche quando la tua bocca
non pronuncerà più il mio nome.

Dentro al corpo
Frugo il tuo corpo, ansiosa
scruto la tua pelle.
Impaziente e curiosa la esploro
senza perderne un centimetro.
Penetro ogni fessura, anche la più piccola,
percorro ossessiva ogni ruga, anche la più sottile.
Ti cerco disperata,
vorrei raggiungerti ovunque.
Esamino ostinata il tuo volto,
di sicuro nasconde qualcosa.
Osservo pupille scure e inquiete
dove da sempre mi specchio nuda di me.

Dimmi, dove hai nascosto l’anima?
tra le labbra rosee e mute?
attorno ai piccoli capezzoli?
è forse stata inghiottita dall’ombelico?
o è nascosta sotto i riccioli del pube?
o dentro i segreti del tuo culo?
oppure si avvolge maliziosa attorno al tuo sesso?

Ancora cerco con rabbia.
Vorrei morderti fino a sentire
il sapore acre del sangue
e come un verme penetrarti dentro.
Esplorare le caverne del tuo essere,
scavare allo sfinimento dentro la tua carne
per arrivare all’indicibile verità.

Di sicuro esiste
là, dentro al tuo corpo.
Almeno vorrei obbligarti ad una confessione:
ammetti, mi hai rubato l’anima.

da COSÌ SU DUE PIEDI

Dipendenza
Mi abbuffo di riflessioni
bulimia di pensieri
non trovo libertà
cerco il vuoto
nauseata dalla pienezza
vomito parole.

Chirurgia
Eseguo piccole resezioni
con grande abilità,
frutto di lunga esperienza.
Recido escrescenze di pensieri
poi ricucio con il filo della riconciliazione
un nuovo ordine ben studiato
ricostituito
deciso a tavolino
con moderna tecnologia,
con anestesia calibrata,
con analgesia postoperatoria già stabilita.
Devo pur continuare a vivere
anche con un microtomo in mano.

Rughe
Sospendiamo il mondo
appendiamolo al gancio dell’irreale
restiamo così vicini
a guardarci le rughe
scorrere sulla fronte.