Mario Stefani è nato nel 1938 a Venezia, dove è scomparso nel 2001. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Desiderio della vita (1960), Giorno dopo giorno (1961), Poesie scelte (1962), La speranza avara (1967), Come el vento ne la laguna (1968, prefazione di Cesco Baseggio), Il male di vivere (1968, prefazione di Aldo Palazzeschi), Un poco de tuto (1969, prefazione di Diego Valeri), Libertà del prigioniero (1970, prefazione di Giuseppe Longo), Elegie veneziane (1971, prefazione di Giovanni Titta Rosa), Poesie a un ragazzo (1974, prefazione di Diego Valeri), Il poeta assassinato (1980, prefazione di Virgilio Guid), Epigrammi (1981, prefazione di Guglielmo Gigli), No other Goods? (55 poesie tradotte da Anthony Reid, annotate da Martin Pitts, 1981), A debito della vita (1984, testimonianze critiche di Carlo della Corte, Mario Picchi, Giovanni Raboni, Carlo Betocchi, Sandro Penna, Andrea Zanzotto), Poesie erotiche (1988), Poesie 1960-1988 (1989), Per più antiche memorie (1990), Acque di laguna (1991), Se Venezia non avesse il ponte, l’Europa sarebbe un’isola (1994), Gazzella del mio cuore (1995), Vino ed eros (1996), Versi senza maschera (1997), Poesie segrete (1998), Una quieta disperazione (postuma, 2001). Ha pubblicato anche racconti: A tavola con Margherita (1986), Torte eccellenti e viziose virtù (1987), Metamorfosi di un cane ed altri racconti (1988). È stato tra i collaboratori de Il Gazzettino, dell’Osservatore politico letterario, dell’Arena e del Resto del Carlino. Ha ottenuto vari riconoscimenti e premi tra i quali: il premio Bergamo, il premio Gabicce, il premio Milano, il premio Abano.

https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Stefani

POESIE

da IL MALE DI VIVERE

Vittoriosi usciremo
Non farmi ricordare i giorni che sono passati
se tu ancora tornerai a me come una volta
vittoriosi usciremo da questa lunga lotta con il tempo
ci attende forse maggiore felicità del passato
(la forza degli occhi il riconoscere in noi
che vivi siamo del nostro amore).

Riso felice
Non mi pento
d’aver speso la vita
in futili amori
non ho desiderio di potenza
né conosco la fiamma dell’odio
amo la beltà dei ragazzi
la loro voce il loro riso felice.

Coccodè
Le checche matte
vanno per la città
ronzando di felicità
fanno coccodè ai maschi.

da POESIE A UN RAGAZZO

*
Gioca a carte seduto al bar,
Franco, e tra gli altri ride
poi s’alza d’improvviso
e con luminoso sorriso
piano sussurrando
mi dice:
“Stasera ti sposo”.

*
Tu sai, o Pindaro, cos’è la morte
ma la tua fu sì lieta morte
poggiando il capo sopra l’òmero d’un ragazzo
tu sai la loro dolcezza e l’abbandono
e quel morire estenuato dai sensi…

*
Solo alcuni degli uomini sono uomini
molti non sono
o sono di odio
l’umanità

*
Ogni cosa vedo perire
ma non voglio veder morire la tua bellezza
paese ormai noto a me come me stesso
io non voglio vedere la morte nei tuoi occhi
io non voglio più che i ricordi mi sopravvivano
morti al tempo e non a me
non voglio più che il mio corpo
sia eco conchiglia di spente memorie.

da A DEBITO DELLA VITA

*
Oh l’alabastro del tuo corpo
le mie mani inquiete di desiderio
sulla tua carne
quanta luce
i cieli di quel giorno
e il tempo parve incurvarsi su di noi
e i sorrisi si distesero nella gioia d’aprile.

*
Inseguimi nei sogni
andremo alla deriva dei desideri
poiché nulla è più bello
di essere naturali
sembrando diversi.

*
La tua voce che rapida viene a me
è quel grido a sera di gabbiani
è quella spiaggia sommersa dal mare
e il ricordo che si è fatto conchiglia
non è che la mano in cui io vorrei dormire.

*
Il silenzio della notte e il buio del giorno
siamo così fratelli di un momento d’attesa che muore
spesso quasi come muore la speranza del gabbiano
nella laguna assopita di nebbia
la tua voce mi giunge lontana ed è solo solitudine di noi stessi
forse in un punto vivere o morire è lo stesso
se nei corpi nostri non sentiamo più ciò che gli altri
a noi ci dicono a voci alterne e mai sopite dall’oblio del tempo.