Giancarlo Baroni è nato nel 1953 a Parma, dove abita e lavora. Ha pubblicato le raccolte di versi: Enciclopatia (Tracce, 1990); Simmetrie e altre corrispondenze (Edizioni del Leone, 1993); Contraddizioni d’amore (Mobydick, 1998); Cambiamenti (Mobydick, 2001); I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (Mobydick, 2009, prefazione di P. L. Bacchini), Le anime di Marco Polo (Book Editore, 2015). Ha pubblicato inoltre due romanzi brevi: Irene, Irene (Mobydick, 1992) e Gli amici di Magnus (Mobydick, 1996); un testo di riflessioni letterarie: Una incerta beatitudine (Mobydick, 2004). Ha letto a “Fahrenheit” (Radio3) diverse sue poesie, alcune in occasione del Festival della filosofia di Modena (2010). Collabora alla pagina culturale della “Gazzetta di Parma”.

baroni.giancarlo@alice.it

English

POESIE

da I MERLI DEL GIARDINO DI SAN PAOLO E ALTRI UCCELLI

Sugli alberi
La vita sugli alberi non è
quella che immaginate. Spesso vediamo
le foglie dei più giovani
ippocastani del parco
diventare secche
senza un motivo; e poi sfaldarsi.
E anche, accovacciati sui tigli
che riempiono la strada
di profumi dolciastri,
osserviamo i pidocchi
che succhiano dalle foglie
come vampiri lo zucchero.
Sono mali che spingono a pensare
e ci inquietano. Nemmeno le querce
che un tempo rivestivano
enormi la pianura padana
ne sono escluse. Nel ramo
reciso delle farnie si insinua una carie
che le corrode. Sorprende
non ci abbia infettati
l’epidemia degli olmi
o il cancro dell’inchiostro dei castagni.
Quali uccelli verranno
dopo di noi? e quali piante?

Il peso dei vostri corpi
E’ così popolato questo giardino
di voi passeri che becchettate.
Saltellate di frequente, qualche volta vi rincorrete
sopra uno strato di foglie secche,
mentre il rumore che vi costringe a fermarvi
issando davanti a voi
è quello dei passi, e del peso dei vostri corpi
quando sfiorata la terra neanche vi appoggiate.

Merli
La melanina che scurisce il corpo
e ci rende simili a fantasmi
fa paura all’allocco.
Allora gonfiamo il petto
gli gridiamo te l’abbiamo fatta
un’altra volta, gioiamo
ma piano
come avessimo in gola dell’ovatta.

Anatre
Ci sono nel mare delle fessure
che non si rimarginano. Faglie, fratture
le stesse che scatenano i vulcani
e i terremoti. Sgorgano da queste
le specie ittiche più orrende.
Fra loro nocivi risalgono
i pesci siluro fino al torrente
dove le anatre immergono
come un radar il becco.

Federico II e l’assedio di Parma

(Durante l’assedio, alcune nobildonne portano in cattedrale un modello in argento della città e lo offrono alla Madonna)

Verrà rasa al suolo.
Figli e uomini sterminati
e noi donne rapite. Il sale
sparso a piene mani sulla terra
la renderà infeconda. Beata lei
mentre noi subiremo la vendetta
di diventare madri. Noi Ti imploriamo
con la città d’argento
posata ai tuoi piedi,
difendici da Federico.

(Il manoscritto del De arte venandi cum avibus pare sia stato sottratto all’imperatore proprio a Parma, dove venne sconfitto nel 1248)

Quando l’imperatore esce
dall’accampamento di Vittoria
diretto al fiume Taro
per cacciare col falco
i parmensi, stremati dall’assedio,
tentano una sortita.
Mentre lo svevo osserva
gli sparvieri in azione
i parmigiani sterminano
più di mille soldati.
Da porta Santa Croce
la folla inferocita si riversa
nel campo saccheggiandolo. Sorprendono
del prezioso bottino soprattutto
l’harem di schiave saracene
il serraglio esotico di scimmie
cammelli e pellicani. Corre
a Cremona Federico col rammarico
del trattato perduto sugli uccelli
e la falconeria.

da CAMBIAMENTI

Le farfalle bianche si chiesero
Le farfalle bianche si chiesero
per quale motivo gli uccelli
le stessero sterminando.
Diventava il tronco sporcato dallo smog
un candido cimitero.

Ascolta Eraclito
Ascolta Eraclito per cui
l’essenza è divenire
secondo una linea dialettica
che confronta i diversi e li armonizza
solo per poco o in parte
proprio come nell’uomo di Pascal
la nobiltà si intreccia alla miseria.
Come la fiamma si trasforma in cenere
così la lava che affiora dall’oceano
raffredda e si fa crosta
scendendo gradualmente nelle fosse.
Tutto si muove e cambia.
Il mondo dilatato a dismisura
distanzia fra di loro le galassie,
ognuna ruota intorno al proprio perno
il sole dentro queste
seguito dalla terra. Non si pone il problema
di evolvere o sparire:
la vita non è la somma delle forze
contrastanti la morte. L’una segue all’altra
in più di una occasione. I fossili
incastonati nella roccia garantiscono
le sciagure avvenute,
dopo la strage dei sauri si sviluppa
nei mammiferi mole e cervello.

da CONTRADDIZIONI D’AMORE

I ritorni di Ulisse
Dicono in coro come
pretendi Ulisse di sfuggire a noi
che accesa la tua inquietudine incendiamo
anche il tuo desiderio, smetti
di fingere re de mentitori
e abbraccia noi per sempre. Poi quelle
voci sibilanti si propagano
fino a raggiungere la stanza che conserva
l’amore coniugale, persecutorie proprio
con me che non lo merito.
Vent’anni ho attraversato nel pericolo, dieci
a combattere lontano per la patria il resto
cercando di raggiungerla. Che altro
di più avrei potuto fare. Purtroppo ora,
trascorso un anno dal mio improbabile ritorno
ricongiunto a Penelope la saggia mia regina,
vivo scontento, oppresso da questi suoni che insistenti
imbrogliano i miei pensieri. Io amo
Penelope e più di ogni altra
cosa adoro la mia terra loro
lo negano. Devo essere stanco davvero
esausto, se la passione commossa
che provo da lontano verso le cose amate
lascia spazio, avvicinandosi, al sospetto.
Non resta forse allora che scovare
la misteriosa origine di queste
ambigue voci e sottometterle, domani
riparto.

da “AUREA PARMA” SETTEMBRE – DICEMBRE 2011

Cristoforo verso Marco

*
(il 12 ottobre 1492 avvistano l’isola di San Salvador)
Terra, terra! si sentono
i marinai dei sopravvissuti prima
increduli dopo danze
baldoria. Intanto
planate sulle navi
varie specie di uccelli
ci danno il benvenuto. Dal becco
spuntano dei germogli sconosciuti.

*
(san Cristoforo, patrono dei viandanti, viene raffigurato mentre porta sull’altra sponda del fiume Gesù rischiando di affogare)
Ho attraversato l’Atlantico portando
Cristo sulle mie spalle. Misericordia
gridavano durante le tempeste
senza accorgersi che era fra di noi
il Salvatore. Come saremmo arrivati
altrimenti sin qua
dove comincia un paradiso in terra?

*
(annunciata dai calendari astronomici, l’eclisse diventa per gli indiani ribelli una specie di miracolo)
Così ingenui e selvaggi da credere…
Ma chi sarà questa gente
che cammina mostrando i genitali? Così poco
orientali nei gesti. Farò
scomparire la luna. Mentre
il buio li rende invisibili
s’inchinano smarriti ai miei piedi.

*
(in viaggio, Cristoforo legge e annota il Milione di Marco)
Navigo all’incontrario
quasi in un girotondo. Porto
il tuo libro nella tasca, mappa
reliquia e bussola. Mi aspetti
nel Levante dei palazzi
ornati d’oro fino e lapislazzuli.

da GIOVANNI GRECI OVUNQUE: IN NESSUN LUOGO (2011)

L’anima di Marco Polo
Quante bugie
hai raccontato? L’anima
stava al di qua della soglia
dove il corpo si trasforma in luce
e libera un’energia che ci proietta
n nuove dimensioni. Se
– dice lasciando
un’ennesima traccia – se il viaggio
in mezzo alle parole non ti basta
perché non vai? prova.

English