Francesco Piemonte è nato nel 1952 a Belluno, dove vive. Ha pubblicato le raccolte di versi Sismografie (Edizioni del Leone, 1985), Paesaggio in calco (Edizioni del Leone, 1987), Amuleti (Edizioni del Leone, 1990), Dalla periferia del verde (Edizioni del Leone, 1997), Fondali (Edizioni del Leone, 2003), I nostri giorni perfetti (biblioteca dei Leoni, 2014). Sue poesie sono apparse sulle riviste “Discorso diretto” e “Lengua”.

cescopiemonte@gmail.com

POESIE

INEDITI
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vieni a lenirmi ancora luce del paesaggio
invocazione sempre portata dentro
fatti più vicino, più tangibile, corpo verde
confine sognato, orizzonte amato,
appartenenza di anni sempre nuova
presenza per noi, segnale confidente
Resta – definito, indefinito
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novembre, pomeriggio tenero, limpido
l’azzurro staccato sopra gli alberi lontano
le cime più nette tra veli grigi di nuvole
il fiume calmo dà lampi smeraldi,
il bosco si fa bruno, giallo, arancio, oro
le rive accolgono il tepore del primo pomeriggio
quest’ora di luce chiara il colmo del giorno
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gli occhi cercano le rive fiorite di forsizia
Questo novembre inganna, non è aprile di primavera
questo caldo opprime, fa spuntare gemme sbagliate
La stagione muta, si fa mostro, involve…….
(Approfittate per il week-end. Per adesso)

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Il ricordo è netto
Si scendeva al fiume tra pietre enormi, grige
una piccola spiaggia tra sassi minuti, bianchissimi
la curva dell’acqua creava una pozza turchese
Sulla riva l’odore della menta selvatica dal bosco
– Sembra di essere in Istria – si diceva ridendo
guardando le pietre alte come scogli bruciati
Ci si tuffava a gara a resistere al freddo dell’acqua
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Non c’è più l’odore fresco del bosco
rari non-ti-scordar-di-me tra la ruggine
Ora avanzano i nostri giorni perfetti
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Impercettibile si sgretola questa stagione
Annunciata già da piccoli crolli, screpolature
rughe sempre più incise nei visi in passerella
Inizia piano la fuga dei topi: il tanfo ammorba
Certi sorrisi di sfida diventano amabili
si ricompongono vecchi clown, ritornano vecchie mode
i cani in passeggiata ordinata al parco la mattina
Anche le donne cominciano a coprire l’ombelico
Il caro Glamour ha urtato la Realtà

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In fondo la baracca di lamiera ondulata
s’intona al grigio dello sfondo, sparite le colline
Il bosco si intravvede appena nella nebbia
Il verde spento di novembre dei prati tra gli alberi
Vivido solo il giallo-ocra delle siepi
Il tettuccio di paglia sfogliato dalla pioggia
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Corrotto il giorno, estenuato da un grigio malato
Dal nostro torpore…………

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Giornata perfetta di metà agosto
Di lontano l’azzurro grigio delle montagne
colline con qualche macchia di case
il verde delle siepi sale sul limite della rete
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È lirico il paesaggio?
Ma la siepe è un groviglio informe, cupo
i pali di cemento della luce tagliano i campi
la motosega il suono del bosco la mattina
un odore nauseante di concime nei prati
(raro il profumo viola dei ciclamini tra le foglie)
qualche confine disegna una linea di paesaggio
l’Occhio si ostina a ritrovarlo

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Un orso si è introdotto in un paese di montagna
come nei cartoni, golosissimo, a caccia di arnie
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Sorpresi per l’irruzione la natura si svela
Noi abbiamo inserito in montagna gli orsi
per il paesaggio più paesaggio, l’ambiente più ambiente
Ma la natura non se ne è accorta
Si fa beffe di noi, ignoranti inconsapevoli

Installazione
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Due grandi stanze piene di farfalle vive
Morte alcune si sostituiscono con altre
Protestano gli animalisti di fronte all’efferatezza
Si risponde che la vita prigioniera diventa più lunga
del ciclo dell’ambiente naturale
Questa opera allunga la vita
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Teatro dell’Assurdo Arte Contemporanea?
Nostro Quotidiano Teatro dell’Assurdo?
Sprechiamo maiuscole?

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D’improvviso
Strada zona industriale tra il giallo dei platani
sulla cancellata della fabbrica due file di grembiuli
A braccia aperte, crocefissi sul grigio del recinto
Svuotati dalla Produzione, perduto il corpo
resta il segno della funzione assunta
Ora le operaie al presidio lavorano a maglia
senza divisa ritornano donne
Grava tra i grigi l’azzurro dei grembiuli
La protesta si fa installazione
Per non dimenticare

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Quiete della domenica mattina
Invito alla pigrizia, spulciare i giornali
il passo più calmo, calzoni blu-nuovi
la voglia di caffè al tavolino del bar
in mezzo alle chiacchere della mattina
Anche il pettegolezzo è domenicale, ironico
sorrisi benevoli in viso, in passeggiata
il tempo di parlare di più con il vicino
lo scorcio tra i palazzi una veduta veneta
Cosa succede?
Riposo, sfumiamo i conflitti
Meglio farli scoppiare il lunedì