Francesco Dario Rossi è nato a Chiavari nel 1949 e vive a Sestri Levante (GE). Ha pubblicato le raccolte: Sagrato di Luce (I Ciottoli di Trigoso, 1999), Pensieri vagabondi (2003, prefazione di Graziella Corsinovi), Figure della Mente (2015, prefazione di Alessandro Fo), Vertigine d’Astri (2016, ventisette poesie-didascalie ispirate alle opere di Santiago Calatrava, con foto), Composizioni per Piano (2019, sedici poesie-didascalie ispirate alle opere di Renzo Piano, con foto). Laureato in lettere classiche all’Università degli studi di Genova, ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento di materie letterarie, latino e greco nelle scuole superiori di secondo grado. È uno degli organizzatori e membri della giuria del Premio internazionale di poesia e letteratura “Carlo Bo-Giovanni Descalzo” a Sestri Levante. Ha coordinato laboratori di scrittura creativa a Sestri Levante e Chiavari e, per tre anni, nella facoltà di Scienze della Comunicazione di Savona, nel corso della Professoressa Graziella Corsinovi. Collabora con la Casa Editrice Morellini di Milano per la selezione e l’editing dei nuovi testi di narrativa da pubblicare.

francescod.rossi@libero.it

POESIE

da PENSIERI VAGABONDI

Sogni vagabondi
Colori d’ambra e cieli trasvolati
si specchiano nel vento verso costa –
scendono dolci melodie
da corde d’arpa tese e rilasciate

Risa di fanciulle a perdifiato
corrono sul greto di sussurri –
brezze impregnate di tepore
spirano nel folto dei capelli

Là dove il fiume viene mare
vagano natte galleggianti –
accoccolati sulla spiaggia
covano pensieri vagabondi

Ascesa
Sentiero che si inerpica tra i sassi
sbocca in una radura senza piante

L’ascesa è fatica consolante
l’arrivo una vertigine
che non sai
se vuoto inutile
o ansia di infinito

Galoppo
Galoppano cavalli scalpitanti
tra nugoli di polvere levata
dal battere di zoccoli impetuosi

Criniere si agitano al vento
i dorsi si abbassano sinuosi
nell’ansimante corsa mattutina

Staccionate stagni muretti
scompaiono nell’impeto sfrenato

Solo rimane un pendio che fuma

Fine estate
Finestra aperta nella notte
sull’arduo abbaino a pian di tetto –
colgono pioggia gli smerli delle gronde
svanisce in luccicare di lanterne
il rosso-mattone di facciata

Fasci di luce opalescente
scivolano nel silenzio dell’estate –
dura fatica il ricordare
l’abbacinato fulgore dell’estate

Sfiorire
Conturbata esistenza
della corolla di un fiore

Sboccia piena di vita
esalando profumo che inebria –
rivelazione di speranza
che rigenera

L’acquazzone si riversa violento
la pioggia cade a scrosci
e calpesta
quel nido di natura

La falce del tempo
recide ad ogni ora –
effimera presenza
quel fiore

Azzurrità
Soavità di uno stato di grazia

Rosa pallido si fonde
nell’azzurrità
del cielo mattutino

Tramonto in Provenza
La luce radente sui calanchi
muove i chiaroscuri delle rocce –
manti di agnelli bianchi sulle onde
avanzano in trofei di spume

La nave procede lentamente
e trasporta il respiro della vita

Voce di poeta
Flebile la voce del poeta

Chino sulla riva del torrente
cerca nell’acqua filtri di parole –
crivella sillabe e fonemi
trova rime nell’increspar dell’onda

Coglie spore svolate da soffioni
e ragnatele impigliate negli steli

da PROFUMI DI MARE

Sagrato di luce
Odi il mormorare dei flutti
nel mosaico imponente
di pietra lavata dal mare –
sagrato di fede immortale,
di memorie disperse nel tempo

Nel sapore del mare
meridiana di luce
e di mobili ombre

Senti il profumo del sacro
e respiri l’eterno

Lo scoglio
Vedi il frastagliar dello scoglio
nel fragore dei flutti
che sbatton relitti e ricordi
di remoti naufràgi

Croce al cielo levata
di memorie e preghiere
per naviganti sperduti
in lontani orizzonti

Cammini sui ciottoli mondi
e pensi a ignoti antenati
dispersi in terre del mondo
dal fascino urlante dell’onda
dal potere del mare

Sestri Levante
Penisola in ormeggio
tra mura possenti
di ville e di chiostri
e ondeggiare di fronde

Sei pronta a salpare
tra il silenzio dei golfi –
sulla lama dell’acqua
abbagli di sole
e fiochi lumi di luna

Nella sabbia lambita dai flutti
conchiglie piene di mare
riecheggian bisbigli di fiabe
del Danese sognante

Cullata da ardenti memorie
tu attendi col fiato sospeso
partenze per lidi lontani
e ritorni felici

di ricordi ubriachi

da RECHERCHE

Altri evi
Faglie di rocce millenarie
intensità di azzurro
onde tremule nel sole

Sedimenti di sabbie d’altre ere
a picco nello spirar del vento
smemorano le ore del presente

Albe e tramonti scandiscono la vita
di uomini immersi nel momento –
non batter ritmato di orologi
non sabbia fluente di clessidre

Pensi a crepuscoli ed albori
di evi che si perdono nel tempo

Cuori antichi
Uomini dal cuore antico
han calpestato queste zolle brune,
hanno tagliato queste dure pietre
di case senza tetti e senza imposte

Ruderi che parlan di dolore –
lacrime inghiottite con il cibo,
faville smorzate di speranza,
vite attraversate da silenzi

Guardavano nello spaziar del cielo
strisce di nubi bianche in lontananza –
sognavano altri luoghi e altre vie
e i sogni li aiutavano a morire

Falò
La sera brillavano scintille
da selci battute con destrezza

Sedevano in cerchio attorno ai fuochi
e ardevano coltri di cespugli –
falò illuminavano le notti
purificate dal soffio dei bagliori

Il fuoco annientava le paure,
si accostava l’alitar dei morti –
fruscio di presenze misteriose
tocchi frementi di calore

Vita e morte si sfioravano
nel chiarore dei rami crepitanti

Preistoria
Vagano uomini tra i calanchi
e ascoltano il canto delle stelle –
il mare è ansare minaccioso
in notti illuni e senza vento

Parlano con segni delle mani
e sillabe dai suoni gutturali –
si dicon di paure e di speranze,
eterne febbri di illusioni

L’alba sorge tra il cavo delle rocce
e arrosa il pendere dei sassi

Il lago dei pensieri sprofonda
in abissi
dove il tempo non esiste

Recherche
Le marionette si muovono sfilate
su una plancia che ondeggia tra i marosi –
triste palcoscenico di addio
per chi non ha una vita da narrare

Tra bisbigli e fughe di silenzi
rincorrono trame da venire

Una musica s’ode in lontananza
che strugge ma non dà risposte

La natura cela il suo segreto
come nido celato tra i cespugli

Vita nelle acque
Riverbero d’albe di luce
in prismi di rocce senza tempo

Uomini dalle mani adunche
violano il grembo della terra –
cercano il frigido dell’acqua
in sorgenti che sgorgano dal buio
nel silenzio di umide caverne

Si abbandonano al fluire delle onde
vi sperdono il seme della vita

Dolce
il sale degli estuari

Ybris
Fondavano pietre solitarie
sugli argini sabbiosi di torrenti –
purificati dalle calde acque
ergevano moli di squadrate forme,
monumenti spenti al ricordare
nel giro ozioso del futuro

Scolpivano bronchi di figure
protese verso il cielo verecondo
straziato da quell’empio svettare

Distesi al sole riposavano
attendendo l’ora del perdono

Maschere
Sulla via i lampioni sono spenti –
il rombo dei tuoni si avvicina
e il mare è un bagliore di lampi

Sbandano nel buio rari passanti
cicalando futili parole

Scocca improvvisa
l’ora della recita

Sgangherato il ghigno
delle maschere
ubriache di sogni
ancor sospesi

da FIGURE DELLA MENTE

Coni
Da punti sospesi nello spazio
fasci di luce che si allargano
con simmetria di forme armoniche

Piani malevoli li sezionano –
nascono figure tronche
dolce sapore di un’infanzia triste

Le barriere ora svaniscono –
la luce si espande all’infinito
e illumina in eterno l’universo

Ellissi
Vorticosa girandola di ellissi
si avvolge nell’aria senza scosse –
ricercare gli assi portanti
rovello inquietante
che agita la mente

Verrà il giorno della voce amica
per sciogliere i nodi dell’enigma
e ritrovare il centro propulsore

Sinusoide
Ritmo sinusoidale ci accompagna
lungo la vita dalle varie essenze
che illude e delude ad alternanza

Uguale ritmo scorre nella storia
in su e giù di uomini ed eventi
tra boom depressioni e stati nascenti

Quando la sinusoide si bloccherà in un punto
e l’ascissa sarà muta semilinea
l’universo svanirà nel vuoto eterno
e anche le speranze moriranno

Sfera
Lucida perfezione della sfera
trionfo di perfette simmetrie
incanta in gioco di equidistanze –
lontane le storture della vita

L’armonia vince le dissonanze
entro la superficie calibrata

Tangente
Tangente in fuga a precipizio
si perde nello spazio senza fine

Occhi anima cuore
cercano di carpirla e trattenerla
perché non sparisca nel nulla sconosciuto
che inghiotte tutti i tratti indefiniti

Piramide
Forza tetragona e compatta –
nelle salde compagini
illusione d’eterno

In questa cantafavola
il sogno faraonico di non perire
nell’oblio di posteri distratti
dalle nebbie del tempo che sommerge

Ma gli spigoli si smusseranno
e l’energia dentro racchiusa
si sperderà negli infiniti spazi
in miriadi di cariche vaganti