Diego Battaglia è nato nel 1962 a Este,  dove vive. Le sue raccolte di poesia:  Prima raccolta,1999-2001 (2002), Le vol qui sent la Seine (2002), ma è Montorio terrestre/odierno (2002), E grigi e verdi e azzurri del Devon, Amongst Devon’s bluish, green and grey (2002), Poesia (2003), Poesia, libro secondo (2003), Poesia, terzo libro (2003), Poesia, libro quarto (2004), Poesia, Libro Quinto e Sesto Libro (2006), Poesia, Libro XI (2007), verso Santiago (2012), siamo di Sion, 5777-2016-1438 (2021), Poesia, Libro XI, Brevi Colori (2021), l’Opra, 1981-2021 (Este 2022). Si è laureato in Lingue e Letterature straniere presso l’Università degli Studi di Verona, in Linguistica italiana e Civiltà letterarie presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, in Storia presso l’Università degli Studi di Padova, in Scienze delle religioni presso l’Università degli Studi di Padova, in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari. Entrato all’Accademia Militare di Modena nel 1982 ha proseguito la carriera fino al grado di Colonnello che riveste ancora nella Riserva.

diegobattaglia13@gmail.com

POESIE

da L’OPRA

476

sul mare che fu di Omero
su quel mare insonne caro a Roversi
sta l’espressione cercata da un uomo
nel tempo che appare lontano
cerca le sue spoglie strofe
e superficialmente
nel poco che abbiamo
immerge la mano

86

Oceano
Sento il tuo calmo e lungo
respiro profondo scuro
oceano qui e laggiù
più veloce dove l’onda
volta batte e ritorna
mentre nel buio ti scruto
a cercar un orizzonte
e libero io respiro
a tempo con le tue onde.
Grande ti sento e bianche
scaglie d’onda diventiamo
alzate da ogni vento.

da E GRIGI E VERDI E AZZURRI DEL DEVON

85

[…]

I know you are calling me, sea. Upon you white
coloured magma rapidly changes in unshaped
grey, ravishing me from thee and great hails
of well-balanced gulls in spinning shifting winds.

Till I was marching in a glimpse of sunshine
I saw vitreous golden leaves like the first time
a solemn hymn we heard rising up to the sky
while upon us he through the glass briefly smiled.

[…]

I have seen there a narrow brown covered garden
now here near the fire I sit wandering about
life in a pub of a little town down on Earth
(in Torquay at the Strand I am Elisabeth).

My friend I have never been given anything:
a child alone am I in my line’s birth day
my son we smelt in red ink of our glittering
verse, we artists glimpsed in the night happily.

Tra grigi profondi sospinte a sinistra
dai tetti le vedo laggiù po’ orlare
un verde continuo appena elevato…
quite white sheep, do they want to remember something?

But is this my music? Ciò di certo non so.
Tra le acque e i cieli del Devon I quest
in train forward to London teniamo barra
cielo fuori continua we divine triumph.

Madam, Muse whisper us the beauty of these lands
won’t you who but know our blindness? Yet we insist
it is hard to continue I feel now awake
corri trenino che è tardo mattino!

[…]

Difficulties came making words stay on the page.
Allegro turned in Adagio by reaction
it was no Heaven matter nor Deeper question
but an opposing sentiment to diffraction.

So we turn to the tunes of mother-of-pearl sky
upon a narrow seascape among clouds and waves
further over to the gulf ocean narrowness
with an accompanist drummer beyond we go.

Can flowers while living in the fire dance lightly?
May be when gently picked they will answer to this.
Is gaol so cold when the colours are burnt within?
We will be told, when their sultriness reach freedom.

In the upcoming dawn Dark has left to the whirling
winged shrill hails a plate alabaster striped sea.
From the Deep Aesthetic Disobedience arose again.
In any misnomer milieu We no more lay.

Il canto gabbiano appreso partiamo
Plymouth pellegrini lasciamo padri di
un limpido nuovo Azzurro Mantegna
cavalieri in prospettive profonde.

Già volti a futuro torniamo volare
sulla risacca l’orecchio teso occhio
sulle brune rocce sorgenti sferzate
e piccola Albione allora sarai.

Davanti sul molo alla lapide a chi
mai fece ritorno dal mare chiediamo
son realmente periti? Martin pescator
tra odori si tuffa. Calma marina.

Dopo strane barche in asciutto viste
pendenti di lato su fango salato
trovammo riposo lungo il Canale
su brezze e richiami della quieta baia.

[…]

63

Batterem sull’incudine
come il giallo e rosso ferro
contorsioni di parole
affinché l’immaginario
in orecchio percepisca
nuovo suono di visione
atmosfere conosciute
ma ben vaghe il lettore.

77

Quel che digo xe ché
no ghe sarà mai
na coeomba che da
fòra se vien posar
su ste righe nostre
o mai un rajo de soe
ee basarà, ste paroe,
parché le xe dentro
e in noialtri e
nase e more.
Sti  fiori ché lesì
par voialtri, zente,
xe su sta teea de carta
pinti da chi no vede gnente.

180

dopo parata Madeleine
en sortant
voir l’église transet sombre impérial
scordato Proust pensato
inciampato moi aussi
e mi ricordavo d’être
sur cette terre à Paris

484

le vent sur le canal
dans le quartier qui s’étale
avec ses ponts et les bestioles
Homère sous mon caleçon
emporte les mots en rafale
à travers des nouvelles vues de la Ville

711

mattinalmente
sono Maria

su politi pavimenti vado
verso la cava

637

maschi
sani
adulti
matriarcali israeliti
divisi nel nocciolo e separati
dalla permeanza di Dio senz’Arca
nel Santo dei Santi del Tempio
rovinato a terra
dondoli aspettano
cervice dura
si schieri in battaglia
lì ancora?

766

scendono le
ciaramelle
e le nebbie
e zampogne

scendevano

per natale
caldarroste
mostarda e
mascarpone

scenderanno
lamentose
e moderne
al computer

tra alti gradi
escursioni
climatiche
anomale

torneranno

lassù dove
ancora c’è
il silenzio
e la quiete

immemori di
un mondo che
aspetta le
luci al neon

138

Stazione d’approdo dolor
via della Indipendenza
a dritta Piazza Maggiore
libri e cine amarcord
sotto torre Feltrinelli
fecevi sesso non amor.
Svelto velier a de’ poeti,
Bologna è anche mia zia
trentuno via Paolo Fabbri
dove fu Faggion Maria.

55

là-haut les trilles et pause et après
tout de suite nouveaux chants tout en ronde
libres dans l’azur, le nôtre, de gueuler
et encore des appels voisins loins,
au nid un pépiement qui ne s’arrête…

486

nel paese del nulla
dei sogni tra cielo e sabbia
soffiato dal vento
c’è in distanza
il nostro avamposto
a difesa del nulla… si sta

889

del santo il seno strappato
ricorda l’orribile pala.
Rompiamo la teca gemmata
liberiamolo in cielo quell’umile
spirito beato schiavo prigioniero

819

e ancor poi dal Diwân
du môle rimanemmo rapiti
dai tuoi poemi sulla bocca scritti
che così volgiamo:
«Sono (mes poèmes) naviganti
su di un gonfio spazio
ed io stesso, riconosciutili, mi meraviglio
e li scrivo

e talvolta, quando m’ami,
sfiorano sangue suono (chantent).
Ingordo di me sulle tue labbra.
Oh vastità fortunata! Oh mattine!»
Jean, soglia di stupefazione!

50

—————–Je sortirai.
Les vols d’oiseaux qui sentent le vert de
——————-l’eau
—————–m’auront.
—-J’irai m’asseoir le long d’un quai:
——————gouttes!
—————Tu es rentré.

21

Sto,
sotto le stelle
sta,
Sarajevo

760

demoralizzato
Basile m’ha rimproverato
in aula Carducci
per caso
sono entrato
e salito
mi sono seduto.
Le nere file dei vuoti banchi
nell’ingenuità ho assaporato
dell’errore.
Ho contemplato
il mio muro
nel nulla del poco distratto
approssimato
imperfetto e limitato
e son fuggite
le barbare;
mi son sentito schiacciato
al fondo dell’abisso
incapace d’alzare
quelle grandi pesanti che
goffamente profano trascino.
Poi mi son alzato
e per la deriva spiritato
ho tolto le cime e
con pianto
me ne sono andato
a libertà per la bassa città

298

le fleurs du mal
sono io
son vascello e mezzo dio
che van sull’onda di una nota
del verso libero
pilota

930

l’Ultima: il salmo
Tu qui in
carne che
vive in
Parola
del Vero
dirizzi
me io
orante
che Trino
Un T’oro