Camillo Pennati è nato a Milano nel 1931. È vissuto tra Milano Londra, dove è stato bibliotecario dell’istituto italiano di cultura, e Torino, dove ha lavorato su invito di Italo Calvino come redattore e traduttore all’Einaudi. Ed è scomparso a Todi nel 2016. Ha pubblicato le raccolte di versi: Una preghiera per noi: luglio 1955-gennaio 1956 (Guanda, 1956), L’ordine delle parole: 1957-1963 (Mondadori, 1964), Erosagonie (Einaudi, 1973), Sotteso blu: 1974-1983 (Einaudi, 1983), Una distanza inseparabile (Einaudi, 1998), Paesaggi del silenzio con figura: 2003-2010 (Interlinea, 2012). Era presente nell’antologia curata da Salvatore Quasimodo Poesia italiana del dopoguerra (Schwarz, 1958).

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POESIE

Osservo l’ombra
Osservo l’ombra che in perfetto staglio
riprende le proiettate forme di ciò che in verticale
intercetta al momento quella fronte pastosa
di luce adesso dilagante del sole.

L’ombra che si ritrae e impallidisce
poi si rafforza e si scurisce quasi a velarsi di nero
e fa da meridiana al corpo consistente del reale
che a sé seduce in ogni giacitura orizzontale

Non cesserà
Non cesserà
il perenne arrovesciarsi delle onde
sulle insenate battigie bordeggianti
dove le orme umane si saranno estinte
che ne imprimevano i contorni delle impronte
calpestando con insipiente presunzione
l’ospitale mondo.

Il vento teso
Il vento teso tra il fogliame sfrangiato
delle palme e sopra il dorso schiumeggiante
dell’oceano si fonde in un risuono incessante
di cascata però che fende l’aria in provenienza
orizzontale:
è da una spiaggia tropicale quell’ascolto
non da un vertiginoso baratro nel suo precipitare.

E già assorbe in eco quel frastuono.

Due sfumature di verde
Due sfumature di verde a corrugare il mare
poi nella bufera di vento improvvisa lungo il litorale
che risuona come un arido insieme di piogge
tra i rami ripercossi delle alme
in un lungo e secco scrosciare
dai tuoi capelli arrovesciati
il riconoscerne scorgendola la nuca.

Nel volgersi atmosferico
Nel volgersi atmosferico del giorno
una barriera accendendosi di nubi
s’erge all’orizzonte
forse un monsone rivolto all’altro lato
o in dissolvimento sgretolandosi
disorientando le sue scroscianti cortine
di piogge approssimanti e ammantellate
del pallore delle nebbie.

Attendo la pienezza della luna
Attendo la pienezza della luna
per scorgere nel suo raggiunto tondo
il tuo radioso volto
ma questa seducente immagine
dissolvo poi che la luna sempre

e già dal primo quarto
solo riguarda in attrazione le maree

e tutto della sfera
il suo terrestre regno sapendo

come ogni umano pensamento
sia distante di eoni

anzi del tutto incomprensivamente
estraneo al comprensivo assenso

che ispira la natura
nel suo molecolare e minerale intento

e la natura avverte
che in ogni sua radice sente però in assenza
d’ogni sentimento.

E il tuo volto
il tuo volto rapito lo contengo dentro tra ‘iride
e lo scoscendimento del mio sguardo.

Ara di biancheggianti
Ara di biancheggianti
creste di vento la sconfinata radura
dell’oceano

che s’ergono a montagne
dirupanti nel travolgimento stesso dei versanti
sul fondo di tumultuanti vallate

da cui salendo gonfiano
nel dorso d’altre onde a cavalloni e marosi
sino al vertiginante culmine

di susseguenti creste
nel’agitarsi di pressioni il mare sul suo corpo
fluttuante.

E allora garrisce
E allora garrisce
di varie verdi sfumature l’oceano
quando di grigie e bianche

coloriture a nembi
è ricoperto il cielo e sibila il monsone e stride
nell’aria e dove di scontro

a tese sferzate colpisce
l’aria si gonfia di quel suo frastuono a ondosità
di solo suono nell’irruente scia.

Poi all’orizzonte
uno squarcio di sole ne scalfisce il fianco
con una lama impensata di blu.