
Riccardo
CASTAGNA
Riccardo Castagna è nato nel 1971 a Porto San Giorgio (FM) e vive a Fermo, nelle Marche. Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio culturale (DSU-CNR), Unità di Ricerca Territoriale URT-DSU@UNICAM e Istituto di Scienza del Patrimonio Culturale (ISPC-CNR), si occupa di sensoristica avanzata. È autore del libro Sonetti (A. Livi Editore, 2025, ISBN: 9788879696166) e coautore del libro Uni-versi (A. Livi Editore, 2025, ISBN: 9788879696180). È membro dell’Accademia del Sonetto (15 febbraio 2024) per la quale ha co-ideato la rubrica Un sonetto al mese, Corriere News (province di Fermo e Macerata).
POESIE
L’Abbraccio è gesto sacro
E sei da solo, lì, dormi all’addiaccio:
il tuo pensiero l’anima attanaglia;
non hai respiro, e dentro te una faglia
magma t’erutta; e tutto intorno è ghiaccio.
D’amor crepita il cuore in un crepaccio:
precipita sul buio, crepa, incaglia
su scoglio di fanghiglia e un’accozzaglia
di brutta colla e pece: è nero laccio.
Pinocchio-ciuco, senza voce, raglia:
“Nessuno può capirmi, come faccio?”.
Brucia la casa e ciò che hai fatto è paglia.
Ma basta poco a toglierlo quel laccio:
lo sciogli quando crei quella tenaglia
ch’è il perdersi l’un l’altro in un Abbraccio.
È golfo mistico, segno d’Amore,
è Dio tra noi: non servono parole.
Fermo, 22 gennaio 2025
Seme di pino
Eri di legno, di legno di pino,
forgiato con le mani dal tuo autore;
mosso da fili, ma avevi già un cuore,
eri di legno, fatto burattino.
Eri di legno, di legno, di pino,
guidato con i fili, dal tuo autore;
pur se con fili, mosso con amore:
eri di legno, fatto burattino.
Guardavi ed imparavi il genitore:
colmo d’Amore fin da piccolino
Tu mi hai imparato, e questo ha del Divino:
non Creatore, son solo genitore.
Eri di legno, ma fatto d’Amore.
È per questo che adesso sei Bambino.
Ed è per te che anch’io sono Bambino;
io che ero, solo, di legno, di pino.
Geppetto, Collodi, 09 febbraio 1881. Dedicato “Al mio Pinocchio”
Dissero
Di me dissero che ero ormai finito,
e che non ero buono proprio a niente.
Di me disse, allor cara, certa gente:
“Una formica al suo confronto è un mito”.
Di me dissero che ero assai cretino,
e che avevo soltanto gran fortuna.
Di me dissero, al buio, senza luna,
che non valevo il buco di un calzino.
Questo dissero. Quindi, mi isolarono:
chiusero a me ogni porta; ogni saluto,
ogni riguardo a me fu rifiutato,
e lo sguardo, persino, fu negato.
Ma così riebbi ciò che era perduto:
quel me stesso che essi mi negarono:
e tolsi via ogni erbaccia dal giardino,
e ritrovai i miei occhi di bambino.
Camerino, 4 aprile 2025
C’è!
Laddove il Buio, il primo Sole intride,
quando la Luna sbianca, impallidita,
giocando Aurora, rosate ha le dita
– sospeso il tempo – sul viso e t’arride,
cosmici raggi invogliano alla Vita;
e se più sai, tu sai che lì più crei:
hai tuoi pensieri, sogni, eppure sei;
e sei e sogni, la gioia è infinita,
dice la Mamma al figlio: “Io ci sarò!
Qui, dove il sogno è vita, attenderò.
E ancora tu sarai con me, Bambino,
qui, nel momento bello del mattino”.
Infatti è lì, lo attende, pieno il cuore:
gli parla. Lui la sente; e si commuove.
Camerino, 20 maggio 2025
Fiori d’Inverno
Preludio
O fiori che sbocciate sulle pietre,
per strada, tra le genti, o in mezzo ai prati,
vestiti di colori, profumati
di mille e più fragranze, dove siete?
Nascosti per i boschi? In qualche siepe?
Nascosti, forse, in mezzo a una caverna?
Dove d’Inverno il vostro cuore sverna?
Che cosa c’è? Perché non rispondete?
Sentite forti i venti della guerra
che freddi avanzano a bruciar la terra?
Ma Voi che innamorate innamorati,
anche se siete stati calpestati,
tornate, presto, siateci, sorgete,
per Amore dell’Uomo, rinascete!
Fermo, 15 dicembre 2024
I Giusti, fiori nell’Inverno dell’Uomo
Tema
O fiori che sbocciate sopra i prati,
in mezzo agli orti e piante di parete,
vestiti di colori, profumati
fra mille e più fragranze: dove siete?
Voi siete per le strade. Son spuntati
i semi dell’Inverno, quei che avete
coll’arme della grazia, qual soldati,
sconfitti sempre, Voi non li temete,
e Voi che siete I Giusti, innamorati
Voi andate contro i venti della guerra
che bruciano le genti sulla Terra;
anche se siete stati calpestati,
mai vi stancate. Siateci, sorgete,
Voi, per Amor dell’Uomo, rinascete!
Fermo, 19 dicembre 2024
San Martino nell’autunno dell’anima
Le foglie già cadute sullo sfondo
macchiano un prato a mo’ di giardiniera,
quasi un tappeto rosso, una cerniera
che chiude il guardo a un fosso tremebondo.
“Il suo mantello rosso, quella sera,
lo ha regalato agli ultimi del mondo”.
Capisco allora questa Primavera
di farfalle e colori che confondo:
dice che puoi trovare Luce vera
persino quando il buio è più profondo,
che non come candela essa è lumera
quando ravviva all’ultimo secondo.
Piuttosto, è avviso all’Uomo, dall’Eterno,
che c’è Perdono pure nel suo Inverno.
Fermo, 2 dicembre 2024
Ma i treni non si perdono mai!
“Rammentati di quella volta in cui…
O l’altra volta, in cui però potevi…
O l’altra volta ancora in cui se avevi
pensieri un po’ più chiari e meno bui
coglievi l’occasione… E lei o lui…
parlandoci… Magari poi vivevi
la vita tua più bella. E poi godevi
di quel talento!”. Non sentir colui
che il treno – dice – perdere non devi
ché indietro più non torna. Ché, anzi, sui
sui suoi binari il treno – e non lo levi! –
lo stesso treno sta. Tu di’ a costui
che nella vita occorre essere lievi.
E che la vita è tua e non altrui!
Fermo, 15 luglio 2022
Vita semplice – 6 Aprile 1912
a Giovanni Pascoli
Vita semplice, come un contadino;
a tonfi spessi quello sciabordare
a cantilene delle lavandare
e l’aratro già amava, piccolino;
e i campi amava, come amava il mare,
ed il cantare un piccolo uccellino,
la chioccia e il pigolare da pulcino,
umili Tamerici e nubi chiare,
e l’ape nel Notturno Gelsomino.
Su l’Uomo e la Natura, il suo poetare,
poetò con la purezza di un bambino.
Dèi non mai paghi di vicende amare
tolsero la famiglia al rondinino;
ma Muse ebbe per lui, e non avare.
Fermo, 6 aprile 2023
San Rocco di Monterubbiano
Dormiveglia un folletto tra le fronde,
nel già tiepido aprile s’è adagiato;
quasi sogna di quando, da quel prato,
parea rapire il murmure dell’onde
un alito di vento, sussurrato,
al mare di cui vede le due sponde;
da lì, ch’è luogo senza baraonde,
di quiete e pace. Ed anche avrà sognato
di rose, le pervinca, e pini e tigli,
del loro odore, e il gorgheggiar d’uccelli,
di lui, da genitore coi suoi figli
e di lui, figlio: i giorni suoi più belli;
lontano, una campana, al suo rintocco.
Oh! Dolce passeggiata di San Rocco!
Fermo, 6 marzo 2024
Centro di gravità permanente
Ho, sì, bisogno della “fissitudine”
per tutto ciò che ho visto, respirato.
Rimanga sempre come l’ho imparato,
immutato. Per me è la solitudine
nostra, dell’Uomo, la vicissitudine
più oscura che ci sia. Superato
l’ostacolo tremendo avrai apprezzato
smarrimento, dolore e beatitudine.
Beatitudine è anche l’abitudine
del giorno dopo uguale al precedente,
del gioco con i figli, quotidiano,
del caffè in piazza, in mezzo a tanta gente:
che nulla cambi! O cambi piano piano.
Quel centro ormai ce l’ho: sia permanente.
Fermo, 5 agosto 2024
La Morte ama la Vita e viceversa
È stato quando me ne sono andato
– dall’altra parte, intendo, non adesso.
Con fare, neanche a dirlo, indelicato,
è entrata senza chiedere permesso.
Disse: “Sto qui dal giorno in cui sei nato.
Mi vuoi o non mi vuoi, per me è lo stesso.
Son qui da sempre, non per farti fesso,
ma soltanto perché t’ho sempre amato.
Ho amato la tua Vita! E tu hai pensato
che stavo qui, tranquilla, come un messo,
con la carta d’invito, preparato
a consegnarla, il giorno destinato,
alla Vita? Che… sì! M’ha dato accesso!”.
O Vita mia! Perché m’hai buggerato?
Monterubbiano, 2 novembre 2023
Non mi ricordo
Quand’è che si sognava? Non ricordo.
Sì e no tanti anni fa o, forse, prima,
al tempo in cui i Sonetti con la rima
portavano Armonia, di mente accordo
e d’anima e di cuore. Con la lima
sui suoi versi lavorava l’Ingordo
di Poesia: cantava come un tordo,
un merlo, un usignolo, dalla cima
d’un ulivo, ma a tutto il mondo, o a bordo
d’una nave, dal ponte – non s’ha stima
di quante volte avrà cantato – sordo
a tutto il male, lì, nel proprio fiordo
dove la Luna ride, bello il clima.
Le labbra mi rimordo. E non ricordo.
Fermo, 15 gennaio 2022
L’Angelo Custode
“Cammina un Bimbo sulla lunga strada”
così iniziava, quasi una Poesia,
quella che raccontava Mamma mia
che poi diceva: “Proprio a tutto bada
quell’Angelo che sta sulla tua Via,
che fa che nella Vita non si cada
(ché l’Uomo non sa bene dove vada),
che ti sta accanto, e con la mano pia
stringe la tua e ti guida. Il Cuore gode,
la Mente si rischiara, e Il Bene spera.
È vero Amore, è Provvidenza vera”.
Così diceva. E l’Angelo Custode
lo immaginavo un po’ com’è Gesù.
So, adesso, Mamma, che lo sei anche Tu.
Fermo, 9 aprile 2024
Dabunt malo malum: No! No! No! No!
“E Fòco, e Àcqua, e Ària, e Tèrra” scàcciala,
scàccia, via scàccia la guerra, via scàccia!
Guerra ch’è brutta, cattiva cosàccia.
Scàccialascacciala! Scàcciala! Scàcciala!
“Tèrra, Fòco, l’Àcqua, l’Ària” stramàzzala
‘Mmazza la Fame nel Monno ch’è pazza!
Spazza ‘ssa pazza e spezzemola in piazza!
‘Mmàzzalammàzzala! ‘Mmàzzala! ‘Mmàzzala!
“E Ària, e Tèrra, e Fòco, e Àcqua” ‘nnàcquala!
‘Nnàcqua la boria, la boria via ‘nnàcqua!
È ai prepotenti, è cattiva patàcca:
“Àcqua, Ària, Tèrra, e Fòco” strabbrúciala!
O Uomo, l’uomo-da-poco è iattura;
a Dio rivolgi l’Umana Natura!
Fermo, 11 ottobre 2024
Non tornare
Il tempo non ritorna, ma quand’anche
tornasse indietro, ma che torna a fare?
A riportarti le persone care
che poi però ritroveresti stanche
di quella vita delle cose amare
e deluse delle persone bianche,
rosse, nere, gialle, che pure cianche
gl’han ridotto le gambe. Ma a che fare?
A dar sostegno a quelli sulle panche
seduti a pancia all’aria come al mare,
a far niente, perduti nelle branche
di questa scienza? Mamma, non penare!
Di saltimbanchi e brutte saltimbanche
le tasche avevi piene. Non tornare.
Monterubbiano, giugno 2022
Ninna nanna
Ninna la nanna a Quistu Fricu, ninna
nanna, ‘nnanna la nanna. ‘Dè lu Stellu
de Vabbo e Mamma, e gnenòcce s’è bellu
e gnenòcce se ‘ncanta. Ninna ninna
‘nnanna la culla, ninna nanna ninna
oh. Ma se lu vole lu Pipistrellu?
Jó lu rcaccémo via ‘ssu stubbetèllu!
Nìnnete e ‘nnànnete e ciúccia la zzinna,
e Quistu Fricu issu non se lu pìja.
E sse lu vòle pijà malfattori?
A je strappémo le vene e li còri.
E sse lu vòle pijà derlinguenti?
A je cavémo la lengua e li denti.
Dormi tranquillu ché ciai la Famija.
Nìnnete e ‘nnànnete e nnìnnala-o.
Solo ‘Stu Fricu dirrà a chi lu do.
Monterubbiano, 2 marzo 2025
Vinci!
Dimmi: finti? Sì? Dipinti, i lividi?
Vivi sigilli di istinti indicibili,
di intimi, viscidi, riti invivibili?
Sigilli cinici, infimi, vividi?
Visi irrigiditi, di mirti intinti,
grigi, piissimi scritti, inridibili,
crimini di bigi spiriti, tinti,
cimici indipingibili. Vincibili!
Finiscili, gli indicibili. Vincili!
In cirri-irti cippi imprimili: friggili!
Ridi di visi, di bimbi dipinti.
Sì! Vivi i figli. Sì! cingi i piccini.
Vivi di risi, di risi infiniti.
Vivi di visi; di visi vicini.
Fermo, 4 settembre 2025
You, glance
to my wife
I strongly feel your glance caressing me
as I embrace our children, firm and calm;
I see you, scent of rose – you, lime-tree balm –
even when my eyes are not upon thee.
And even when my eyes may look away
from all the things you are, from what you do,
you’re always Beauty; ever bella sei.
Only you are my aim – my only You.
That glance that is caress – smiles upon me,
if you can, if you want to – my most beautiful –
lay it again on my heart: Paradise!
And from my veins to my skin let it rise;
it will be Heaven, my sweetest, my wonderful,
substance of all the stars above the sea.
Perugia, May 7, 2025
