Michele
CACCAMO
Michele Caccamo, nato a Taurianova (RC) nel 1959, vive a Roma. Ha pubblicato le raccolte di poesia: La stessa vertigine, la stessa bocca (Manni, 2005, prefazione di R. La Capria), Il segreto delle fragole (antologia, Lietocolle, 2005), Il pomo e la mela (con Dona Amati, Lietocolle, 2006, prefazioni di M. Zizzi e T. Cera Rosco), Chi mi spazierà il mare (Zona, 2007, prefazione di A. Merini, postfazione di A. Camilleri), Manual de instrucciones (antologia, Madrid, 2009), Lovesickness/Della mia infermità d’amore (Gradiva Publications, 2010, prefazione di M. G. Calandrone), Poesie in un linguaggio di Luce/Poems in the language of Light (con Munir Mezyed, inglese-italiano-arabo, 2010, prefazioni di Alaa Eddin Ramadan, Franz Krausphenaar), Calpestare l’oblio (antologia, 2010), Terradimani (antologia, 2011), Alakhar (in “Voci dalla Poesia Italiana Contemporanea,” 2012), Dalla sua bocca-riscritture da 11 appunti inediti di Alda Merini (con Maria Grazia Calandrone, Zona, 2013), Le prove di esilio (Sillabe di sale, 2015), La profezia delle triglie (con Luisella Pescatori, David and Matthaus, 2016, prefazione di P. Buttafuoco), Pertanto accuso (David and Matthaus, 2016), La meccanica del pane (Castelvecchi, 2017), Intrappolati (con Luisella Pescatori, Castelvecchi, 2017), Cristo silenzioso (Castelvecchi, 2018).
POESIE
1)
mi hanno appoggiato
nelle coste del cielo
dove c’è la cuna
lo spacco
come fossi un nano
un’opera di guglia
senza una parola di passo
ascolto il sacrista
il suo inno estetico alla morte
2)
ti lascio agli angeli
o alle rondini
in quella traiettoria
in quelle corti
io non ci riesco
io sono malamente vivo
riesco a sollevarmi
come appena un pesce
soffocante
tu non stai bene qui
e io non ti trascino più
come fossi un monumento
il costume del mio amore
3)
ti consegno la luna
e una fila di rose
e l’alfabeto
così tutta sapiente
mi bacerai
così mia
come un simbolo sovrano
un nido in alto
nelle leghe intermedie
nei lumi lunari
e io provvederò
nell’aria
con le fornaci delle estasi
con un cosmografo
a eliminare il nulla
le pareti parallele
e a farmi amante
così ti penso vergine
adolescente e consacrata
nuda e così intatta
come in posa l’anima
acceso mio amore
mia saetta
ferro di fuoco
mia ultima brace
stringiti nei miei occhi
questa distanza è stanchissima
avrai innumerabili baci
come fossi del cosmo
o covi del fuoco
e in breve le nostre mani
tanto schiave e legate
poi ci capovolgeremo
4)
e ora salti
come un’ala
una trasparenza che vola
non c’è nessuno in vista
solo il margine del fondo
e le torri d’ulivo
neanche una sillaba
forse un suono
entrato nell’erba
dai coltivatori
ma neanche una sillaba
come dai pesci
5)
prima della tomba
voglio una canna nei polmoni
come un fuso da bandiera
e un vento dall’universo
e i pesci volanti
o le ali costruite
voglio tenermi alle tue dita
all’asse del tuo cuore
poi mi lascerò chiudere
anche in un pozzo di ferro
6)
hai usato una fibra elettrica
per consumarmi
in un decimo del tempo
come fossi un vecchio uccello
una larva rara
o fossi una muffa
e io avrei voluto spezzarti la bocca
con un grido o un delirio
avrei voluto incatenarti
ad uno scavo nel mare
lontana dal mondo
sotto a un traliccio di spade
per tenerti uccisa
per non farti più derivare
dalla mia infermità d’amore
7)
non nasce più
da nessun ventre di sanità
né per l’onore della Vergine
e non è l’anatomia eterna
ma ha la salma lassù
e la facoltà sulle nostre croci
grida in perpetuo
un lunghissimo dolore
con le spine nel sangue
dipinto
nemmeno morto
e l’anima si ripiega
tagliata
richiusa in quelle ossa
in un atto di dolore
dal collo sulla croce
caduto e poi raccolto
in uno scrigno una fossa.
È una grave follia farlo tornare
dentro alle nostre dita
lui sta ammassato nel cielo
nelle sue mura
incoronato
come una rosa
con quel palo divino
ficcato in mezzo alle natiche
sta come una ciminiera
un rimbombo
8)
chi mi spazierà il mare
a norma di Dio
quale esule reale
tutta la materia irrigidita
io vengo da cento luoghi
cento apparenze
da milioni di desideri
vengo dall’universale
dalla memoria santa
e ho una particella
che ripete l’anima
il grembo eterno
per semplice sorte
io sono un viaggiatore
un calcolo perpetuo
9)
amore
mio sonoro amore
teoria di vento
di due quattro braccia
che muovono il mare
le diecimila stelle
in esilio
stanotte baciamoci
tremiamo insieme
perché non esiste altra vita
noi siamo due paradisi invisibili
gli ultimi in piedi
al di là di ogni amore
nel vivo
10)
lo spazio nel buio
non può muoversi
non sente l’aria
e si incurva in tutto l’universo
come un presagio di morte
non ha vento
né l’ossigeno che vola
è una massa unita
lo guardo quello spazio muto
come fiata come alza le ali
come soffoca la luna
e penso all’attimo al limite
a me che ancora più muto
starò con le suppliche
con le punte dei fiori
in un solo incessante sonno
in una bolla in orbita
completamente solo
per un deciso evento
una migrazione
poi del cielo sarò la preda
la congiunzione il filamento
e farò più larga questa aria
e vorrò i venti nel passo a conca
e dopo nella patria dell’esultanza
o da nessuna parte
mi spezzerò nel gas
e non ne saprete più nulla
11)
non dovevano le reni legarmi
come una seppia secca
asfissiarmi sotto una croce
anche se i nerbi
mi hanno spezzato ogni vena
anche se tutti i peccati
preparati dalle streghe
dagli eredi di Dio
mi hanno battuto
e io continuo a cadere
come il tempio delle mie parole
e al pari della misericordia
e così ora questo sacrario pesante
queste spine plasmate
sono la mia professione di risorgente.
Io che avevo spalle ferrate
e vita metafisica
e una scorta di luce.
Mi ragionano gli uccelli sopravvissuti
che ora il cielo è una cisterna
ora che le mie ginocchia sono una vanga
e che sono fermo
orribile pallido senza paradiso
con le bolle dalle narici
molle come un uomo
Mamma tu reggimi il lino
la mia ultima patria
12)
ogni crocifisso mi confessa
come potesse darmi altra pelle
o giorno dopo giorno l’anima
come avesse una testa vera
o una immacolata voce umana
invece è una spia
la superiorità della morte
è un sorriso tagliato
duro come un sasso
io lo prego
anche se è secco come un vecchio albero
su quella croce sembra sacro
ma mi perseguita la sua assenza
e la mia fede vola e cade
io ci fisso un testamento
in quel tronco che non connette
poi voglio fuggire lontano
capire anche la sua morte è atroce
13)
così vorrei trovarti
nel cuore
come fontana
sacco d’acqua
sentirmi colpito
battezzato
vederti fare panneggi
culle di festa
14)
è un paesaggio tutto il mare
una norma definita
rinchiuso nelle porte
e dai punti degli uccelli
eppure contiene il suono
come un vulcano
o un’onda elettrica
urta le rive
con le misure del vento
se avesse le molle
lo slancio di un’unghia
avrebbe mestiere
un motore
15)
il tempo stesso mi uccide
il mio isolamento
in quest’angolo di precisione
con le braccia sempre al cuore
come un passero crivellato
io sono un elemento di cenere
senza il pianto
né la mossa degli uomini
16)
vorrei dopo ogni parola
un distruggente piacere
che ti tocchi le mani
una parola chiusa
e aderente quanto un bacio
e come sarai turbata amore
così lontana da te stessa
alla fine del tuo corpo
a confessare e perdonare
la tua bocca che vola
17)
senza anatomia
né una bussola
o una pinna
precipiterò nel mare
nella clausura
e affonderò
come una sonda
una tonnellata di sangue
18)
lavami la bocca con acqua di riso
e coprimi il torace
stanotte mi addormenterò
senza pensare all’ossigeno
e stanotte ho paura
come deponessi l’anima
19)
sto dicendo le mie mani
come fossero un’apertura di vento
la respirazione del mare
ti aspettano
per un amore uguale
come fuoco di arma dolce
perle di nozze
20)
un boccaporto
per un lampo forte
verso il punto di Dio
e noi saremo lontani
in fuga
a fondo cielo
o in tuffo
fuori da questi tumuli di carni
come fossimo due anime
tra gli anelli del vento
come fossimo ventaglio di uccelli
senza bussola
in volo accordato
21)
ti apro il cuore
fanne camera di fierezza
bacino di vuoto
fanne grano di luce
alambicco per le rose