Cosimo
ORTESTA

Cosimo Ortesta è nato a Taranto nel 1939 ed è scomparso a Roma nel 2019. Ha esordito come poeta nel 1975 pubblicando su «Carte segrete» La passione della biografia, poi ripubblicato nei «Quaderni della Fenice» nel 1977. Ha proseguito con Il bagno degli occhi (Premio Viareggio opera prima 1980), La nera costanza (1985, Premio Pozzale Luigi Russo 1986), Nel progetto di un freddo perenne (1989), Serraglio primaverile (1999) e La passione della biografia (2006), che ripubblica l’opera d’esordio assieme ad altre poesie edite e inedite. Con l’autoantologia Una piega meraviglia ha vinto il Premio Lorenzo Montano “Opere scelte” nel 1999. Ha tradotto tra gli altri Mallarmé, Rimbaud e Baudelaire. La traduzione di Per una tomba di Anatole di Mallarmé gli ha valso il Premio Mondello 1993. Da critico si è occupato in particolare di Giacomo Lubrano, Dino Campana e Mario Luzi. Nel 2022 sono usciteTutte le poesie, a cura di Jacopo Galavotti, Giacomo Morbiato e Vito M. Bonito (Argolibri).

https://it.wikipedia.org/wiki/Cosimo_Ortesta

POESIE

*
Verso dove lo sai?
Non c’è direzione: solo fronde e perfetti
boccioli dal prato al selciato
freddi come luce di primavera
verdi nel cespuglio agitato dal vento
impercettibilmente variegato nel sonno
sul tronco stringendo le cosce
balbetta adolescente in un alito dolce
fiore dentro fiore retrocede balbetta
a una scia di neve caduta nell’acqua.
Verso dove lo sai –
il collo della margherita il docile verme
sopra il viola rampicante
che s’affaccia sopra il letto del torrente
verso dove lo sa lei
che retrocede tra sorella e sorella
vigile al dolore rifiutandosi
al canto serrate le ali
immaginato il calore di un bocciolo.

*
Nel progetto di un freddo perenne
lenimento si sveglia inerme
a severa distanza un lamento all’orecchio.
Tra le crepe del suo stesso odore
ancora cresce illusione non desiderata
dentro un cerchio antico di due forme una forma
che accresciuta non grida non vuole
venire fuori
lì per un accesso di dolore
inosservata chiedendo più attenzione
a eccesso di colore

*
Poteva in un lungo rito la neve cadere
giusta ferita
non più scandita da esperienza reale.
Poteva la mente esitare
perché felicità non venne
in fondo al calice potente della madre.
Poteva l’inverno soccorrere
laborioso e innocente perché
non tutto ciò che si mangia costa caro.
Poteva l’inverno come bianca donna
sopra la terra cadere.

*
Trasfòrmati in parole:
senza più compagnia di fiati e di viole
facendo posto alla tua vita
la mia più niente ha a che fare
con gli anni
se correndo intorno a un solo nome
è sempre di me e di te che si tratta
e sempre le stesse armi
potenti di lutto e afflizione
che pure nei sogni a rovina
inseguono la mia levigatezza.
Ti vedo sui tuoi passi tornare ancora
più sottili le braccia già esitanti le gambe
nel tempo lentissimo della paura.

*
In un campo di fiori
si stende a riposare la bestia ferita
piegate le zampe sotto il ventre
non ha compagni
beve da una pozza
anche la sua ombra beve
nella sfera del bosco

Non è la voce di un bambino
da quanto tempo ride o si lamenta
non lo sa nessuno
questa è una voce di bambino
che assiste al suo stupore

*
Tornarono durante la notte
la stanza si riempì di fumo
e fuori ancora brillò
una piccola luce.
Ansimanti incappucciati
saltarono dentro
tutt’intorno sul prato sulle colline
la neve cresceva e cresceva
un odore di incenso nella stanza
non cancellò la carcassa della belva
che adesso si nutre si scalda.

*
In trono e in penombra
con la testa illuminata da uno sfregio di luce
ordina che al prigioniero siano mozzati
i piedi, la bocca frantumata.

Lo specchio è appoggiato alla siepe
e un lampo di spavento gli dice
che questo è il mondo dei giochi
il mondo da cui lui proviene
con tutti i suoi animali.
Ma solo una cosa continuamente
chiede: i compagni perduti.

*
Poi si pungolava lentamente dentro il sogno
tappandosi le orecchie gli occhi
fuori da tutto quello schianto
e sprofondava soltanto nell’occhio appassionato
senza altra lesione continuando
il rimescolìo tra sé e il suo lato della notte

*
Chi entra nel passato e chi ci sta: l’anima
da un altro mare vi prese posto irrequieta
ogni luce sognando nel di qua
sicura che dove è deve stare
per riflessa melodia.
Vita inglobata
nel delicato vuoto del suo unico occhio
reti di luce teneramente
la scempiano attente al battito del cuore
e in nessun respiro finalmente.

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