Angelo
LAMBERTI

Angelo Lamberti è nato a Castel d’Ario, in provincia di Mantova, nel 1942 e vive a Porto Mantovano. È poeta e drammaturgo. Le sue raccolte di poesia: Signore, dice Umberto… (Tracce, 1999), Eclisse di Stella (Il Gazebo, 2000), Non fu possibile diversamente (Il Gazebo, 2002), Lo zero per quel che vale (Manni, 2004), La lima nel pane (Book, 2006), Teatro instabile (Manni, 2006), Il pompiere salta cavallerescamente il kamikaze (Negretto, 2010), Il signor Franz K. (Biblioteca dei Leoni, 2015). Le sue opere teatrali pubblicate in volume: Teatro (raccolta di 4 testi), Il regista, Rottami, Boxando – Boxando, La strategia dello scorpione, Risciò, Un gorgo di terra, Prove per una finzione, La commedia della Via Lattea, I laghi di Mantova, I tribunali del tempo, molte delle quali rappresentate anche più volte. La rivista “Sipario” ha pubblicato le commedie: Elsinore, il giorno dopo, Il risveglio…, La strategia dello scorpione, Betlemme. Numerosi i riconoscimenti sia per la poesia che per il teatro.

POESIE

da LA LIMA NEL PANE

Ellero
o Ellero caro
——-– sposo di croce –
quel dio che dal cuore
ti salì alla mente
fa’ che discenda
dal monte di niente
col sopravvento
della tua voce

La lima nel pane
tenendoti per mano
ti portavo a miniere di sabbia e neve
dilagate con il lievito
della lima nel pane

con i nostri discorsi traghettavamo
il barile vuoto di luna
dall’altra parte del cielo
e tu chiedesti:

——-“ma perché si ostina a scappare?
——-“non scappa, insegue, il suo donchisciotte”

e inclinando la testa di lato nella parodia
di un contemplatore dell’arte moderna
fermasti gli occhi, scopristi il mondo

Vorrei che i miei gerani ti vedessero
ancora vorrei scendere scalza l’argine
e a rotta di fiato salire le scale
a passo di milonga

ma in cambio di quel che ho perso
ti aspetto inaspettato alla finestra:

vorrei che i miei gerani ti vedessero

da IL POMPIERE SALTA CAVALLERESCAMENTE IL KAMIKAZE

La nostra casa di cimitero
La nostra casa di cimitero
è di una sola stanza.
Il cielo vi s’infiltra
con pallottole di pioggia.

Vestiti di coetaneo niente
raschiamo torsoli di primavera
maestri nel cantare
incompiute allegrie.

Il pompiere e il kamikaze
Al posto dell’unica tovaglia
mia madre a volte stende sulla tavola
dei fogli di giornale:
————–“Duilio Loi schianta Seraphin Ferrer
————–ed è campione europeo dei pesi leggeri.”

Quasi ogni giorno i signori della carovana
invadono il mio campo di giochi.
Io allora nel chiuso dell’oasi coltivo
garofani scarlatti dell’Avanti:
————–“All’Odeon Dario Fo sostiene
————–che gli imbianchini non hanno ricordi.”

Sono diventato uomo in un deserto
dove ogni duna ha la sua foto
in un ovale di porcellana:
————–“Nell’ultimo derby il pompiere
————–salta cavallerescamente il kamikaze.”

Nell’allegria di un cimitero
oggi ci siamo trasferiti nella nuova casa
tre stanze nel tronco di un condominio popolare
c’è il balcone e c’è la vasca da bagno
ma non ha storia, e non ha nostalgia

prima abitavamo nell’allegria di un cimitero

Come Enea
Sei diventato mio figlio
ora che la paralisi dei tuoi occhi
m’implora il sentimento di padre
e il canto equivoco dei giorni
trasforma in mite abbandono
l’antica violenza della tua rivalsa.

Ma come Enea in fuga dalla casa
data alle fiamme
resto incapace di traghettare
l’ombra presente del tuo passato.

Sghembo amore
Fu sghembo amore, il nostro,
cercato con parole
di un alfabeto che non c’era.
Amore vero, di segni sottintesi.
Ma dirlo ora non serve:

——————–non è giusto.

L’acqua nell’acqua
Allora tu immagina per un momento
che il bambino corra incontro alla donna
e che abbia le braccia aperte
come ali in volo.

La donna accucciata,
anche lei con le braccia aperte,
lo aspetta.

Lo aspetta
come il fiume la nuvola di pioggia
l’acqua nell’acqua.

Il vecchio e la bambina
Il vecchio e la bambina,
tenendosi per mano nel groviglio del bosco
si dicono dolcezze disperate
della fiaba più antica:

————–unci dunci quari quarinci miri mirinci
————–vaghe vaghezze d’azzurro azzurrate,
————–bionda biondezza in zicchette zàcchette.

Resterà un segreto quel senso di quiete
sino a quando il mondo vivrà
nel chiuso di un’attesa.

E il cielo resta fermo al suo posto
solo per loro.

da IL SIGNOR FRANK K.

Gli sprocchi dell’insonnia
Da due mesi ha festeggiato
i suoi primi dodici anni di vita.
E domani sarà il suo primo giorno
di lavoro. L’ansia dell’esordio
e l’imminenza dell’alba lo turbano
contro gli sprocchi dell’insonnia.
Da indurre la madre
a suscitare nel buio una voce
che sa di betlemme: “Dormi.
Mancano più di tre ore prima del treno.”
Nevica. E tanto rumore se n’è andato
con lo sgarbo del tempo che passa.
La bontà delle cose che restano ferme.

Per il suo avvenire oscuro
Per il suo avvenire oscuro
tocca il mazzo di chiavi.
Lo fa per scongiuro ogni volta
che desidera succeda
(o non succeda) qualcosa.
Poco importa
che il viaggio di ritorno
finisca dove il vuoto
contiene l’accaduto.
——————-Il niente più
di un triste melodramma
che si alterna all’allegria
di una tarantella mediterranea.
Ben accorto a non dire che di lui
resterà quer pasticciaccio de graffito
nella latrina di una stazione.

Antonio
L’ultima pioggia e l’ultima notte
gli entrano dalle scarpe rotte, simili
a dissonanti assòli di solitudine.
E allora chiede scusa ai figli
perché è diventato vecchio;
e perché ormai, per virtù di profezia,
scambia le malinconie del tramonto
per le infinibili meraviglie
promesse dalla terra promessa.

Charlie
(Bird, sogno inverso)
Talvolta per riavere la padronanza
dell’assoluto, si chiude nella latrina
col sax contralto. Sulle ginocchia,
il Ragazzo negro di Richard Wright
gli presta un’intenzione di spartito.
Ieri nel bel mezzo dell’infinito

giunse Igor Stravinski: scese
dalla limousine e bussò riverente
al cacatoio di cannucce palustri,
supplicando il privilegio
di poter baciare le mani
al signor Charlie Parker.

Teatro instabile
Il paesaggio dell’atto unico in programma
richiama immagini di uno spettacolo
abilmente truccato perché non si vedano
i fili che muovono gli uomini.

Gli attori sono confusi con gli spettatori;
e nel rimbombo di un teatro instabile
si scambiano dialoghi e monologhi
senza rispetto geometrico dei ruoli.

Aspettano la perfezione del silenzio
poi si comincerà sul serio, al buio,
con la messa in scena
dei viaggiatori che restano.

Livello di calpestio
Le dimore quaggiù portano i nomi
degli abitanti incisi a scalpello;
da una vastità di dune affiorano
poco più su del livello di calpestio.
Il suo è, per vecchiezza, quasi illeggibile;

ma da un cielo troppo immenso
per contenere un solo dio, aspetta…
Aspetta che si faccia vivo qualcuno
ad annunciargli il premio del trasloco.
E nell’attesa da cui deriva la necessità

del seguito, ricorda: la macchia di giugno
nelle spighe di grano; le portentose tette
dell’ostessa; la giocosa invettiva alle anime
disperse nei nidi e nelle tane… “A li mortacci…”
Finché lo scoramento, a poco a poco,

prende il sopravvento su ogni altra cosa.
E poiché non può dominare la situazione,
ripiega sull’indifferenza, e aspetta…
————————Aspetta che il tempo finisca.

“Diobono!…  Che inutile invenzione il domani.”

Il signor Franz K.
(Effetto sera)
Per il processo all’effetto sera,
non mancheranno al signor Franz K.,
inchiostri di lune lunatiche,
un cappello a bombetta
e la redingote con le pieghe
di un decoro perduto.
Nel barometro appeso alla parete
la danzatrice cede la scena
all’omino con l’ombrello;
prima della vergogna di un coltello
conficcato nel cuore a cielo aperto.

All’improvviso
Vorrei che tu non mi logorassi

nel calvario della sala d’attesa;
e vorrei che arrivassi all’improvviso
e mi sorprendessi alle spalle
senza un grido.

Fa’ che la luce si oscuri in dissolvenza,
non per colpa della notte, ma perché dal mondo
svanisce la mia impronta di gentiluomo
e di nuovo ci sia nella vita

il dominio unanime di nulla.
Ti chiedo: non rendermi difficile
il facile che mi aspetta.

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