POESIA COME PREGHIERA IN BETOCCHI

POESIA COME PREGHIERA IN BETOCCHI
Nella sua forma primordiale la poesia era preghiera. Carlo Betocchi è uno dei maestri del nostro Novecento che più attinge a questa originaria fonte della parola. … Poeta fedele all’«atto / del nascere», costantemente volto al principio della creazione, Carlo Betocchi non poteva non collocarsi anche in questo senso all’origine: “…nell’innocenza / prima del punto del nascere, del punto / del decidere, non mio, ch’io fossi / … / quand’ero in mano a quel creativo esistere, / atto creativo, che s’incarnava in me. La poesia è per Carlo Betocchi in questo movimento di ritorno che è precisamente un «rientrare»: parte dalla propria soggettività, ma per attraversarla, per travalicarla fino a raggiungere l’aperto e infinito atto della creazione. La sua parola si genera da questa capacità di ascolto e di accoglienza della voce dell’altro. È tesa a sua volta a incarnarsi nel lettore, nello spazio del suo arretrare; chiede di accadere nell’istante in cui riceve la nostra voce, chiamandoci a condividere la gioia debordante che ci appartiene in quanto creature, come materia plasmata dall’amore. «Ho concepito la poesia come un inno di lode», afferma il poeta stesso in un’intervista. La poesia è dunque, nei suoi intenti, di per se stessa preghiera: forma di ringraziamento, moto d’amore che si riversa, trepidante e colmo di commozione.

Franca Mancinelli

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