Stefano Bottero è nato nel 1994 a Roma, dove vive. Ha pubblicato Poesie di ieri (Oèdipus, 2019, prefazione di Biancamaria Frabotta), che ha vinto il Premio internazionale di letteratura Città di Como Opera Prima. Scrive di critica e di poesia contemporanea per realtà editoriali italiane e internazionali tra cui la rivista «Polisemie» e «Nuovi Argomenti» (Officina Poesia online) occupandosi, tra gli altri, di Fortini, Saba, Penna, Bellezza.

s.a.bottero@gmail.com

POESIE

da POESIE DI IERI

Mi trascina verso il peso delle cose
questa scimmia che ho sulla schiena.
È un lembo di niente
il suo parlare indistinto,
una spina,
il mormorio del traffico.

——————————-“o re, il peso si fa spirito,
——————————-siamo una costellazione.”

Così nel tenue turbamento della nebbia di Monza
————— – incanto, incauto, vivo per scommessa
la vita è una sala d’aspetto
e ho perso il momento.





Contrappeso della mia solitudine
i miei incubi d‘autostrada.
il desiderio di dimenticarti,
—————–domani
di non dimenticarti.

Sei l’intimità della mia dissociazione,

così scivoli dietro di me come la notte
che mi adagia un nastro sulle palpebre
e lo tira da dietro






Fammi venire senza toccarmi
delicata di gelsomino,
d’ansia e di debole sussulto
dei numeri della mitologia universale
di lavatrici, di templi.

Voglio per me solo il riposo e la debolezza
e le tue mani sul viso,
che il corpo dia il senso inafferrabile
———————————–di specchi
l’uno davanti all’altro.

Ma corteggia il lamento del non avrei mai creduto
e impara a memoria ogni verso
ogni particolare,
ogni addormentarmi
sul tuo corpo di candido difetto,
di confusione mentale.





C’è un verso in inglese che non so tradurre
oltre il vestito della bimba vestita di chiaro,
oltre gli occhi stanchi del mostro che ho dentro.
—– – nel poco tempo di adesso
la banalità della paura ingenua
di me stesso.

———————–le mie fondamenta. sono carta bagnata.

Nello stesso momento in cui a ognuno accade ogni cosa
—————————-ho provato un senso di oppressione.





A DARIO BELLEZZA, POETA.

Mi hai letto una sera
come favola della buonanotte
tutti i tuoi dubbi di strano distacco,
di autocommiserazione.

Sei per me il desiderio di un passante,
l’attesa snervante in una copisteria.
Sei le ciglia perfette di un corpo non tuo
vestito di sbagli, di amanti drogati.

Stinge di vita questa tua insistenza,
sorge ostinata questa tua finzione
egocentrica figlia
della fermata successiva.

– vorrei solo cullassi anche la mia
—————————-disperazione.





ALL’AMU DARYA

Realmente abbiamo perso il nostro posto
senza neanche accorgercene.
La bimba dorme di tiepida vita,
io nell’abbastanza della certezza d’esistere
————————- – nell’inconosciuto sesso.

esprimi te stesso e sarà già un enigma

Legato dalle corde di Itaca,
dalla vita che occorre,

ascolto la mia dipendenza
carezzarmi i capelli,
———–scioglierne i nodi.





Esaurirsi tra le labbra
il peso delle cose,
le labbra perdere sensibilità
baciando ogni momento del suo corpo
bagnato di sperma.

Nell’oblio astratto delle luci spente
sono nei pressi della vita.





——————————-Mentre parecchi facevano l’università
——————————-e alcuni si impiccavano in garage
——————————-lasciando come ultime volontà le poesie di Vian
——————————-VASCO BRONDI, FARE I CAMERIERI

 

Mancanze proustiane nelle ore inutili
in cui nulla ritorna,
in cui il silenzio inaccessibile
è l’unica cosa di cui t’importa
———e le luci della centrale elettrica
sono un vago ricordo di adolescenza.
Ho incontrato due persone che avevano i tuoi occhi.
un bimbo spaventato dal ringhiare di un cane
e la tua foto sul Messaggero.
Non cambia niente se hai smesso di parlarmi,
davvero basta che continui a ritrovarti
in queste sere di pioggia – passate a farmi,
————————–a farmi abbandonare.





Te ne vai
nella routine del tuo male immenso
incustodita.





da «L’AGE D’OR»

———————————–Per Mario Benedetti

 

È già molto dal punto di vista della relazione
avere più di un quarto d’ora per guardarti
vestire
inalare l’eterno in aerosol di complessi,
————————l’inverno di Nimis –
la responsabilità morale dei nostri sogni.

Non hai bisogno della voce
non distrarti. Ti scongiuro.
A poco a poco scompariamo da quando siamo nati
e qualcosa in me si spezza ogni santa volta
che scrivo hai scritto hai detto “hai abitato abbastanza
il corpo.