Stefano Bottero è nato nel 1994 a Roma. Vive a Venezia, dove svolge un dottorato di ricerca su Dario Bellezza. Ha pubblicato le raccolte Poesie di ieri (Oèdipus, 2019, prefazione di Biancamaria Frabotta) e Notturno formale (Industria&Letteratura, 2023), e la silloge Ogni cosa sta per finire nella rubrica di Milo De Angelis in «Poesia», Crocetti, n.14. È redattore di «Polisemie» e collabora con diverse realtà editoriali come traduttore e critico. Scrive di estetica e poesia contemporanea.

s.a.bottero@gmail.com

POESIE

da POESIE DI IERI

Fammi venire senza toccarmi
delicata di gelsomino,
d’ansia e di debole sussulto
dei numeri della mitologia universale
di lavatrici, di templi.

Voglio per me solo il riposo e la debolezza
e le tue mani sul viso,
che il corpo dia il senso inafferrabile
—————————di specchi
l’uno davanti all’altro.

Ma corteggia il lamento del non avrei mai creduto
e impara a memoria ogni verso
ogni particolare,
ogni addormentarmi
sul tuo corpo di candido difetto,
di confusione mentale.
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Te ne vai
nella routine del tuo male immenso
incustodita.
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CIRCE

Se avessi il diritto di pensarti nell’erba
———-in cui mi hai lasciato in fasce,
ti guarderei indifeso con degli occhi non miei.
Ho bisogno che tu sia qualcosa
nei momenti più bui, qualsiasi cosa.

Ho bisogno che mi accarezzi la gola con le dita
dove niente sana il bruciore delle parole
——————–che non sono parole
ma sogni di orgasmi e demoni a sonagli.

Ho bisogno dei tuoi piedi sugli occhi, Circe
non riesco a respirare altrimenti
quando crolla in me ogn’inutile odissea dell’età adulta
e mi tieni al guinzaglio.
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ALL’AMU DARYA

Realmente abbiamo perso il nostro posto
senza neanche accorgercene.
La bimba dorme di tiepida vita,
io nell’abbastanza della certezza d’esistere
——————– nell’inconosciuto sesso.

esprimi te stesso e sarà già un enigma

Legato dalle corde di Itaca,
dalla vita che occorre,

ascolto la mia dipendenza
carezzarmi i capelli,
——–scioglierne i nodi.

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Contrappeso della mia solitudine
i miei incubi d‘autostrada.
il desiderio di dimenticarti,
————domani
di non dimenticarti.

Sei l’intimità della mia dissociazione,

così scivoli dietro di me come la notte
che mi adagia un nastro sulle palpebre
e lo tira da dietro.
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da OGNI COSA STA PER FINIRE

non dormirò mai più.

ora che forse dimentichi
in notti d’alcohol del discount
la distinzione – le stazioni tra dipendenza e genere
tra residenze d’artista
————–comunità di recupero.

giocavamo a sconvolgerci per gioco.
a immaginarti morbida di anni non vissuti
di momenti
———————————-tra le sbarre.
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alcune cose le puoi solamente fingere.

smettere di mangiare
toccarmi
dimagrire fino a cambiare abitudini
come balconi troppo fragili per restare in piedi
cose permanenti che non servono.

Parlo sempre delle stesse cose
non parlo mai a nessuno
che tu esista ancora o meno
————-ogni cosa sta per finire.
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Tutto questo ama nascondermi.
—————-non rispondere
quando già il time lapse di questa tregua
confonde la tua assenza con l’assenza,

accettare ogni cosa è diventare onnipotenti.

distrarsi
dare da mangiare ai tuoi tic nervosi.
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coi denti faccio ginnastica.

decolorare i capelli come inchiostro
sulle ricevute
stare per finire continuare
ad abusare di analgesici
—————————girarti intorno.

desideravi avere un figlio sopra ogni cosa
nel mio armadio c’è un cimitero degli elefanti.
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nei giorni feriali in cui lasciarti andare

tra le cose al loro posto
addomesticherai il mio senso di colpa
—————————-per distrarmi
imparare a memoria gli errori commessi
anestetizzare schianti
distanze
la dipendenza dai tuoi graffi.

tu per me sei un arto fantasma.
esisti
non esiste madre che resti.

da NOTTURNO FORMALE

drogarti solo per capire
le ragioni i cani che hai smarrito
nell’inutile che avevi – dentro
carie
che ti tengono sveglio.

adesso – è una gara di resistenza.
leccarti
——–per indicarti dove sono le mie ferite.
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io non ho più mani.
—————fretta
di camminarti in gola come
scale – quando è tardi
rame
———————–sottratto ai cavi.

Bianca – il tuo sangue non ha direttive
domani non c’è.
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nel tempo che resta
perderemo il segno l’inarcarsi improvviso
———————————-delle dita
senza conseguenze – assuefazioni
oggetti in disuso.

attardarsi –
la tua andatura mi occupa le braccia.
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ti aspettano soltanto cose immobili
oltre il limite di corridoi dove
————–la colpa fiorisce
e la tua assenza è breve come fuochi artificiali
aritmie a cui appartieni fino al punto in cui
te ne vai via

a cullarmi in nuove aspettative.
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trascurare l’urgente

gli occhi socchiusi –
recepire l’alcol come chiavi di casa il canto
delle iene
———–la vita breve dei tuoi accendini.
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drogarsi è memoria
————-rendere
ogni perversione dipendenza
come fiumi –
rimanerti dentro per mesi.

accantonare il disastro
i bicchieri che rovescio sono vuoti.
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è troppo tardi per tornare a casa.
obliterare
vestiti per gioco come segnalibri
rimandare il momento in cui ti spegni.

mi toglierò il ghiaccio dai capelli,
ti dirò che il corpo non significa niente.