La Poesia italiana del Novecento - The italian Poetry of the 20th century

Bruno Balzan


 

Bruno Balzan è nato nel 1956 a Treviso, nella cui provincia vive a Valdobbiadene. Ha pubblicato le raccolte di versi “Il respiro delle parole” (Edizioni del Leone, 2005), “Viaggio attraverso…” (Edizioni del Leone, 2006), “Dove sei?” (Edizioni del Leone, 2008) e una raccolta di aforismi e pensieri “tra parentesi” (Biblioteca dei Leoni, 2012). Per il teatro ha scritto un dramma in due parti dal titolo “La montagna blu” (2007), portato in scena a Milano dal Centro Italiano di Ricerche Teatrali i Rabdomanti.

 

bruno.balzan@gmail.com

 

www.bruno-balzan.blogspot.it  

 

www.literary.it/ali/dati/autori/balzan_bruno.html 

 

 

POESIE

 

 

da VIAGGIO ATTRAVERSO

 

 

Rinascere altrove

 

Oltre la mente

c’è un oltre che non sa

un andare che non va

un qualcosa che non c’è.

La porta del limite

conduce al baratro

della verità.

Cosa c’è da perdere in fondo?

Qui tutto è un giocare

in attesa della buona sorte.

Non si vive mai veramente!

Qui si recita la commedia

di un qualche destino,

emulando e rielaborando

il gioco di altri attori.

Uscire dalle mappe del destino?!

Non ci sono più appoggi.

Bisogna munirsi di ali

per librarsi al di sopra

gl’ingranaggi della vita.

O essere leggeri,

trasparenti,

per passarci attraverso.

Non è una porta

da aprire,

da oltrepassare:

è un morire

per rinascere altrove.

 

 

 

da VOCI DI CONFINE

 

 

Come

 

…Come guardare la

mia nuda presenza

...e tremante...nella

vastità del mondo...

prima d’aver indossato

ogni forma di vestito...

prima d’aver recitato

qualsiasi stralcio di

commedia?...

 

…Come poter scusare al

mio senso...la

variabile sotterranea che

mi srotola in un infinità di

moti dell’animo...che

mi smembra in

diavolo e angelo...che

forza ad esplorare

l’incerto confine che

mi racchiude?...

 

...La nostra origine...

questo nostro incerto

fragile...terribile

miracolo!...

 

 

Fuori di me

                       

…Vivere l’eterno:

il “per sempre...”

cosa posso immaginare in

un simile tempo?...

un tempo che

non ha più tempo?...

 

…Quale fantasia accende la

paura del morire... la

paura di staccarmi da

me stesso...

impedire il flusso naturale

di ogni evento?...

 

…Cosa posso immaginare di

ciò che non è spazio e

non è tempo?...

 

…La morte mi

spingerà oltre... in

un viaggio

fuori di me... dal

mio essere

tale e cosciente...

 

…Ma che viaggio è

un viaggio dove

perderò me stesso?

 

…Dove non potrò più

ritrovarmi e

raccontarmi e

rivedermi...

esperire il mio limite?...

 

…Che canto ha il

proprio morire?...

 

…Questo addormentarsi che

fugge da nessuna parte... da

un luogo che si scioglie... che

perde il suo colore per

spalmarsi nella propria

...assenza?...

 

…E qui è mai

l’assente se manca

il fautore stesso

dell’assenza?...

Colui che può

alzare la mano e

testimoniare:

 

…Io non ci sono più?!....

 

 

Nulla di ciò che pensi

 

…Nulla di ciò che pensi

può essere catturato...

quando hai allungato la

mano e stretto il pugno...

tutto è già successo... tutto

se n’è già andato... e

tu rimani lì... col

tuo pugno vuoto e

il tuo pensiero scaduto...

 

…Nulla di ciò che pensi è

ciò che veramente hai...

tutto ti passa vicino... ti

sfiora e se ne va... nella

pellicola del già stato...

senza che ti sia

riuscito mai... d’averlo

fermato... per farlo tuo

...toglierlo dal progredire

del tempo che

non ha tempo per il

tuo punto di vista...

 

…Nulla di ciò che pensi può

essere posseduto... tutto

ha una scansione e

ineludibile procedimento...

tutto si allontana... e

tu lo vedi andare... l’unica

impressione che ti resta è

una strana recita che

insaporisci con qualcosa che

ti dia la sensazione di

essere appartenuto a

un qualche contenuto a...

una qualche misura della vita.

 

 

Assenza

 

…Assenza:

vuoto e assenza...

questo il progetto di

una vita che si dibatte col

corpo e con le parole... a

indagare il senso... nel

cercare il consenso... di

un ordine celeste

scaraventato sulla pagina

dell’universo... su

ogni verso progettato e

musicato sul pentagramma

dell’infinità...

 

…Assenza:

vuoto e assenza...

questa la mancanza... la

perpetua danza

dell’incontenibile...

dell’impronunciabile...

dell’andarsene qua e là

impregnati di anima e

di ogni mistero...con

in mente la memoria... di

un sintagma pronto

fatto e scontato:

“io c’ero”...

 

 

Il piedistallo

 

...Io sono qui...

...Tu sei lì... ma

entrambi non siamo

da alcuna parte...

partecipiamo solamente

all’ordine del nostro pensare...

 

…Dove sarà mai il

mio adesso?... il tuo

ieri?... il suo domani?...

...solo onde che si

accavallano nella mente...

mentre “fuori” l’universo è

uno smisurato oceano...senza

coscienza e senza volontà...

sembra tutto un grande

giuoco di prestigio... dove

tutto... per esistere ha

bisogno di un continuo

trasformarsi... niente

è mai com’è!... tutto ha

movimento e mutazione

fragore e silenzio... lampo

di luce e buio profondo... un

enorme piedistallo

appoggiato in un

soffio di coscienza...

 

…Io sono qui...

...tu sei lì... ma

dove siamo veramente:...?

...stati d’animo nella

voragine di un attimo...

 

 

 

Blasfemia

 

…Sollevo il lembo del corpo

per scoprire il flusso... del

mutevole che continua...

ogni guardare è un occhio che

raccoglie un fascio di colore... un

muoversi di luce...

ogni orecchio teso è

un suono che canta... un

torrente che fluisce... tra

le ossa del mio limite...

 

…Tocca! Tocca tutto il sacro

...tutta questa profana danza

...tutta questa insistente preghiera

che ti invita al peccato... alla

blasfemia di essere vivo...

 

 

 

INEDITI

 

 

L’ultima luce

 

…Lontani dall’acqua che

ci ha partoriti… con

queste nude coscienze che

tramano fuochi d’amore nella

fiamma del corpo:

ultimo sfuggente caposaldo che

rimane in estasi tra

il cuore e il labbro vermiglio

di un sorriso…

 

…Non c’è che un nitido

travolto-inconsistente destino tra

le onde accavallate e poi

riassorbite in questo restare di

ombre e vibrazioni…

 

…La notte e il giorno che

ci accompagnano…

possono guardare nel

labirinto colorato della vita e

accogliere nel suo racconto

ogni ultima luce che

ci resta…

 

(Aprile 2012)

 

 

La misura

 

…Ognuno misura la sua vita con

un metro che gli è proprio…

è un metro elastico che

crede di allungare all’infinito…

e con quel metro si mette a

misurare tutto quanto… e

allunga e accorcia per far

rientrare ogni cosa… tutto

in una sua misura… tutto

rientrante in una prospettiva… tutta

una speranza personale che

alla fine non ha

distanza alcuna…

 

…Speranza è il gioco che

s’intraprende con

l’ammanco del futuro… è

un modo per deviare la

direzione incastonata

nell’inesorabile del tempo… che

conosce per inerzia la

sua progressività…

e per niente

e per nessuno

farà mai uno sconto…

 

 

…La misura della vita è

una misura semiaperta… dove

la chiusura è congiunta

all’indefinito… è come

un detenuto in libertà vigilata che

…non conosce lo scadere

della pena…

 

(Maggio 2014)