KAMINSKY OSPITE D’ONORE AL PREMIO DI POESIA BONANNI 2022
La giuria tecnica del Premio di poesia L’Aquila-Laudomia Bonanni, presieduta da Stefania Pezzopane e composta da Liliana Biondi, Romano De Marco, Simone Gambacorta, Anna Maria Giancarli, Renato Minore, Elio Pecora e Francesco Sabatini, ha scelto come ospite internazionale il poeta Ilya Kaminsky, ucraino trapiantato negli Stati Uniti, premiato per il suo libro Repubblica sorda.
Non si può non pensare alla terribile guerra in Ucraina, leggendo Repubblica sorda di Ilya Kaminsky, pubblicato nel 2019 e ora tradotto da Giovanna Sensi con testo inglese a fronte (La Nave di Teseo). Nato a Odessa nel 1977, sordo per una parotite a quattro anni, non udente fino sedici anni, Kaminsky di origine ebraica vive negli Stati Uniti dove la famiglia è espatriata per sottrarsi alle ostilità razziali e religiose. Spari, posti blocco, plotoni di esecuzione, elogi funebri: i capitoli del suo libro scandiscono la storia della quotidianità durante la guerra, in un tempo indefinito e in una città immaginaria occupata da un esercito che, con violenza gratuita e impunita, prende il controllo della vita degli abitanti. Durante i disordini, è ucciso un ragazzino sordo, la reazione è sorprendente , “la mattina dopo il nostro paese si svegliò e si rifiutò di sentire i soldati”. “La sordità è la nostra unica barricata”, è il dissenso che corre attraverso il linguaggio dei segni. È il nuovo modo di stare insieme di una minoranza che, nonostante tutto, sprigiona energia vitale. Gli abitanti imparano a leggere l’improvviso levarsi in volo dei gabbiani, utilizzano un loro modo comunicativo che rende visibile il silenzio. La vita privata si intreccia con la violenza pubblica, così c’è chi istiga l’insurrezione dal suo teatro di burattini, chi insegna notte e giorno la lingua dei ribelli attirando i soldati dietro le quinte per eliminarli ad uno ad uno, chi vive l’evento unico nell’esperienza di una coppia, l’attesa di un figlio. “Un libro magnetico”, così Joyce Carol Oates ha definito Repubblica sorda che possiede anche un forte trascinamento drammaturgico, alternando la brutalità della violenza alla potenza del suo antidoto: “Non sono sorda / ho solo detto al mondo / di spegnere per un po’ la sua musica folle”. Questo poema visionario e quasi distopico è a suo modo una lettura impietosa e poetica del presente che si poteva immaginare e di un futuro enigmatico che ci sovrasta.