La Poesia italiana del Novecento - The italian Poetry of the 20th century

Giancarlo Majorino


 

Giancarlo Majorino è nato nel 1928 a Milano, dove vive. Poeta, critico, docente di Estetica ed Analisi della scrittura alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA), dopo aver insegnato per vent’anni Storia e Filosofia nei Licei Statali. Ha pubblicato una storia in versi La capitale del nord (Schwarz 1959, Edizioni dell’Arco, 1994), e numerose raccolte di poesia: Lotte secondarie (Mondadori, 1967), Equilibrio in pezzi (Mondadori, 1971), Sirena (Guanda, 1976), Provvisorio (Mondadori, 1984), Testi sparsi (Prova d’Autore, 1988), La solitudine e gli altri (Garzanti, 1990), Cangiante (Scheiwiller, 1991, con acquarelli di C. Nangeroni), Sosia. Lampada (Edizioni Rizzardi, 1994, con acquaforte di T. Stefanoni), Tetrallegro (Mondadori, 1995), Le trascurate (Stampa, 1999), un libro misto di prose e versi Ricerche erotiche (Garzanti, 1986), un testo in prosa con litografia di A. Cavaliere Qui e altrove (Fondazione Floriani, 1992). Gran parte di questo lavoro è stato raccolto in un elefante Garzanti, Autoantologia, nel 1999; altra parte, più alcuni inediti, con intermezzi musicali di C. Galante, in un audiobook, Milioni di minuti (Rugginenti, 2000).

Successive raccolte: Gli alleati viaggiatori (Mondadori, 2001), Prossimamente (Mondadori, 2004), La nube terra (Il Faggio, 2008, con incisioni di A. Steffanoni), il poema Viaggio nella presenza del tempo (Mondadori, 2008) e una guida alla lettura del poema, Viaggio nel viaggio, anche per chi nel frattempo si fosse perso (con B. Pietrosi, La vita Felice, 2012), Inediti da accendere (con F. Stoppa, Salviati, 2013). Ha pubblicato inoltre un pamphlet, La dittatura dell’ignoranza (Marco Troppa, 2010) e tre antologie: Poesie e realtà ’45 – ’75 (Savelli, 1977), Centanni di letteratura (Liviana, 1984), Poesie e realtà 1945 – 2000 (Marco Troppa-Il Saggiatore, 2000 e 2005), e un testo riflessivo, Passaggi critici (Coop. Ed. Punti di Mutamento, 1984). È stato cofondatore e redattore responsabile della rivista culturale “Il corpo” e cofondatore e direttore della rivista di poesia “Incognita” edita dalla S.E.N. di Napoli, di cui ha pure diretto la collana Poesia. In precedenza, negli anni 80, aveva curato, con Roberto Roversi, la collana “Poesia e realtà” edita da Savelli. Negli anni ’94 e ’95 ha fondato e curato con altri “Manocomete – quadrimestrale di profondità e superficie”. Tradotto in inglese, francese, russo, spagnolo, figura in più antologie straniere; suoi testi e saggi interpretativi sono apparsi sulle più importanti riviste italiane e su alcune riviste straniere. Ha tenuto inoltre corsi di scrittura creativa. Ha presieduto l’Associazione Gianni Sassi per lo sviluppo culturale; attualmente presiede, dal 2005, la Casa della Poesia di Milano alla Palazzina Liberty. Numerosi i suoi testi teatrali: L’uccellino meschino; Fanno notte del giorno, scritto con D’Arrigo, Roma, Spazzali; Elektra, scritto con Cinzia Bauci e musicata da Mauro Sabbione; Castigo e delitto, liberamente tratto da “Delitto e castigo” di Dostoevskij; Io io io; Provvisorio: primo viaggio e Provvisorio: secondo viaggio; Viali con le ali, opera musicale di Bruno De Franceschi; Ossia, scritto con Roberto Minini e Saverio Boggi. Ha ricevuto numerosi premi, tra i quali l’Ambrogino d’oro nel 2008 dal Comune di Milano.


Sito web    http://web.tiscali.it/paroladipoeta



POESIE


da La Capitale del Nord

o mia città vedo le porte gli archi

che un tempo limitavano il tuo cauto

intrecciarsi di case strade parchi

oggi spezzarti come una frontiera

o come una catena di pontili

congiungere le tue zone più vili

ai box del centro dove grandi banche

rivali o consociate in busta chiusa

dan vita o .morte in crediti d'usura

legate col cordone ombelicale

del capitale. e in loro trasformate

e quelle in queste ritmica simbiosi

le sedi razionali dell'industria

con l'asino alla mola e i nuovi impianti

la rapida salita - la .. discesa

più rapida - la sedia dei trent'anni

intorno curve, schiene di negozi

la Galleria col tronco fatto a croce

in fondo oltre la Scala la gran piazza

Cavour congestionata la questura .

la pietra dall'Angelicum trapassi

violenti e luminosi in via Manzoni

il tufo è ancora base ai grattacieli?


 

da Lotte Secondarie

 

CONTORTO RITORNO AD ITACA, A CASA


Gagliardi conti la tua mania tessendo

Penelope cui non torna Ulisse detto Nessuno

rubandoti alla ditta contabile

di sé sparecchiato continua

 

lungo elenco di cifre dopocena

allegra e circondati come siamo

di figli non nati nell'inquieta

cucina certe inutili poppe che hai

senza i figlioli i fagioli

per giocare con la morte a tombola

 

ugualmente utili che hai

nel letto mi ricordo che cantavano

certe sirene dal visino aguzzo

che finivano in triangolo laggiù

e trentadue incisivi ora mentre giri

il fianco con i fori delle iniezioni.

 

da Equilibrio in pezzi

 

 

Sit-in

 

 

 

 

 

Ma c'era qualcuno, in quella folla di giovani

vibratili e prefiguranti la nuova brughiera,

così usciti dall' ossessione d'eros, belle e belli,

uniti nel volere e nel recitare la Rivoluzione, ce

è triste scriverlo, c'era qualcuno, io,

che sbirciava cosce seni labbra, pare incredibile

 

 

Ora

 

 

 

 

 

 

chi ha sempre vissuto un po' troppo poco

trema - è certo

 

da Provvisorio


 

 

avanti avanti avanti

 

 

 

proseguono, implacabili, coatti;

rasaerba

mentecatti che siamo, circondati

da flussi di petrolio, urlandoci ti amo

 

o isole di mota

l'anarchia del globo, gomitoli disfatti,

 

luride animelle

 

ripeti gesti liberi tamburo

ripeti gesti liberi ripeti gesti liberi ripeti

 

luride anirnelle sbatacchianti

tamtamburo motoso tamtamburo

 

ma tu / Bianca, lo sai / che non ci / vedremo più? / che finiremo remo

io lì tu là / tre metri sotto / tu bocca nera spa / lancata come,

bambola nera / rotta per sempre

na bambola / come nera / rotta per sempre

na bambola / come nera / rotta per sempre

ripeti gesti liberi tamburo

ripeti gesti liberi ripeti gesti liberi ripeti

tu con la bocca nera spalancata

io io coi denti e basta

lo sai Bianca?

tu che sei l'amica dell'Enrica

e ieri parlavamo allegri mangiucchiando la tavola fiorita

sotto la lampada lustra di plurima luce

tavola ferita rima luce

da Denti di latte


 

noi siamo qui

io ti penso

sotto la lampada

e sei

 

ma in una forma leggera

piccolo tondo scavato

con questo aiuto di carta

nella mia mente d'amore

 

ma in una forma leggera

stella di latte nel vetro

 

 

tutti ti guardiamo

ma a me sarai amica, luna, ancora?

 

 

sei ancora viva stai ancora male

sei ancora viva stai ancora male

sei ancora viva e mi dimeno

ti getto un ponte continuo riso d'amore

ma sotto trema come l'acqua il cuore .

mentre tu lotti senza poterti aiutare

dolci ricordi fanno l'inutile vela

l'inutile stella l'inutile bianco sul mare

 

 

 

da La solitudine gli altri


 

Ma, chi sei tu? persona somigliante,

estranea insieme, chiedo un po' pedante

mentre furiosi conversiamo in tanti.

Fisso lo sconosciuto rovistando

architetture e macerie, balzi e stralci

di un comparabile volto sgrumato.

I suoi occhi mi tengono lontano;

preferirebbe ci legassimo a un gioco:

ci sto e continuo a misurare quel poco

 

che nega e torna, dentro e fuori, già,

la superficie e la profondità.

Metropolitane

e viali colle ali.

 

 

da Tetrallegro


 

oh la bella terra dormentata

zurrovelata nel candore Venere

qui si figlian chicchi tinta cenere

 

tanto togliersi quanto tuffarsi

stampo che va lento in epidemia

 

noi da ste parti al microfono biasci

è spiccato con un salto su

mamma spaventata torre di controllo

 

noi voi lì a restituire le bandiere

 

via uno entra 1'altro via 1'altro subentra

il terzo ha girato il primo e rientra

 

 

da Le trascurate


 

andavamo tutti come fosse un'emigrazione

chi per acqua chi per terra, allarmati

notammo che un leone ci oltrepassava

ma era come quando nella tundra incendiata

fuggivamo insieme felini e prede uccelli e serpi

cos'era cosa poteva esser stato nulla ricordo

non fatti precisi non odor di bruciato migravamo

in ratti gusci motorizzati e caschi a piedi scalzi

da chi sa che mossi transitavamo nel piano sembrante discesa

così potevamo saremmo riusciti a scampare a arrivare ansando entro

quando? in tempo e non contavano orario e luogo transitare

occorreva, altro corpo! snello basso e tozzo su quattro sciolte zampe

quasi una lotta di molte zampe gambe

una testa bianca tra colli di giraffe

sandali orme zoccoli nella sabbia

nel suo trotto a zig zag cinghiale irsuto

con famiglia a fianco bimbo su bici

gara di moto cicli chiatte e scafi accanto

una universale processione forte respirante

sbandata ma diretta senza macchine da presa

o per quegli apparecchi occhialuti ritrasmessa

eravamo dentro pure per noi scorreva noi fissi davanti

cosa preoccupava il rinoceronte con intorno il vuoto?

la mandria pelosa che panicata quasi s'ingoiava?

la coppia remante arti e respiro sotto forte ipnosi?

il caduto rischiava tutto ma

capitava e dopo un grido d'aiuto

quasi tranquillizzato si chetava

trafitto schiacciato

 

trafitto schiacciato, per le mosche

i fastidiosi insetti non v'era tempo

di notarli, né i canterini uccelli

dardeggianti vi saranno stati

non era il momento di ricercarli non era il momento

andava come 1'acqua un' acqua umana

e animale a non si sa che pozzo tentando

abbandonando non si sa che male

 

 

da Gli alleati viaggiatori


 

e, e le piccole marce

del tuo respiro nella notte di casa

e i grandi gruppi che lottano insieme

grossi animali allo stremo allo stremo

tanto di legno quanto di vetro

vuoi vivi altrove vuoi vivi qua

ancora da un attimo a un attimo ancora

come se avessero bevuto veleno

senza sonno gambe divaricate

testa captante suoni allontanantisi

per tangenziali sino alle aste dell' erba

 

l’amore le pose del corpo nudo

il positivo infinito

forse non ha abbastanza slancio la cosa

e fatica a dare ambigua risonanza

quale folata di frecce non si sa verso dove

o perché poco osserva la divaricazione

delle due terre o teste, scrivere vivere

 

è l'insegnamento del secolo trascorso

 

l'acqua inquietante, l'acqua che sta sopra

macera mani alghe stracci

in una pirotecnica di fusi ittici e umani

 

nel torpore chiuse gli occhi e vide

girare lenti dentro il sangue i sosia

nell'orbita di grandi meduse bianche

 

 

 

da Prossimamente


 

 

alzavamo onde altissime

o piccole onde, secondo l'estro

con l'amico Viviano

ascensore senz' allievi

senz'altro figlio che sé

sere degli anni '50

lasciandoci stordire dal piacere

in ogni porosprazzo

appiccicando antitesi

quasi ad ogni passo

lacerando unità

era è

dato che sta

entro molte staffette

mai appellate mai chiuse

e in quelle giornate

fatte di notte e di giorno

vampiri buoni si girava il mondo

continuo come posso

finché vivo stando addosso

a tutti a tutto, la nostalgia

è troppo semplice

 

 

Primo canto

luna più della luna in cielo stava

sull’intero ma poco guardata poco

in postazione cellule tuttora silenziose

dove con fluiscono si flettono e si abbandonano

sinergie svaganti

e sì riprendono

 

macchie interne o vichi foreste o avi bestia

 

ma la potenza dello spazio tempato

ha la meglio, crèdimi credètemi

 

luna più della luna in cielo stava

non ci si può togliere da un piangere, non

ci si può togliere da un piangere da un ridere

e i lumi si smagriscono, si spengono

è la città indiretta

dove accucciati sleali si vestono e andiamo

 

luna più della luna in cielo stava

e sull’intero ma poco mirata poco

e non era bello ma era necessario lasciare l’ìo

lo sbriciolato incerottato coi cerotti a pezzi

allontanarsi dalle fiammelle grette

e volare a sogno volare introiettando bassi bassi

il cemento, remoto il confine dell’erba

 

Settantottesimo canto

 

le vere fiamme, quelle dei corpi trattenuti

il vento ostile proviene da oscurità immense sleali

insieme – si sono coalizzate le massicce forze dell’epoca

accelerativamente adesso, con inarrestabili (pare)

autarchiche autoconnesse mosse mortuarie

 

anche si tratta di rirendere cruciale la poesia