LA POESIA DI PARRONCHI
Alessandro Parronchi, partito dalla stessa matrice simbolista dei compagni fiorentini (Mario Luzi e Piero Bigongiari), si distinse fin dall’inizio per il tono più colloquiale della sua poesia. Se i primi libri di versi, permeati di ricordi leopardiani e dell’esperienza ermetica (I giorni sensibili, 1941; I visi, 1943), rimandavano a quella che il poeta definiva ”attesa”, alla sospensione che era stata propria dell’ermetismo (Un’attesa, 1949), il successivo volume, che raccoglie le poesie dal 1950 al 1960, sia pur nell’influenza de Il giusto della vita di Luzi, fonde la tristezza Continua a leggere →