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POETI STRANIERI: ANNE STEVENSON TRADOTTA DA CARLA BURANELLO

POETI STRANIERI: ANNE STEVENSON TRADOTTA DA CARLA BURANELLO

Anne Stevenson (nata a Cambridge, in Inghilterra, nel 1933, da genitori americani) non si è mai identificata con una scuola o una corrente poetica. Un senso flessibile della forma le ha permesso di affrontare sia forme chiuse tradizionali come quartine, sonetti, terzine incatenate, che forme più libere articolate in stanze  di numero e lunghezza variabili, anche con respiro ampio, narrativo o con i tempi vocali del teatro. L’amore per il mondo naturale le ha suggerito poesie senza sentimentalismi in cui entra nel ritmo della natura con impeto e riflessione. Gli spunti autobiografici nulla concedono al confessionalismo e diventano motivo di riflessione su grandi temi che tratta avvalendosi di registri molteplici, da ritmico discorsivo a lirico, da leggero, perfino umoristico, a serio di riflessione filosofica o di melodiosa elegia. Le sue poesie recano il segno di un competente e allenato orecchio musicale, la poesia per lei è arte del ritmo. (La notizia biobibliografica continua in coda alle poesie)

Rapporto dal confine

Le guerre in tempo di pace non si comportano da guerre.

Sono così amabili.

Ambasciatori in guanti di seta si baciano su ambo le gote,

Stanno in posa e confabulano.

 

Slaccia la tua invidia, posala lì accanto alla porta.

Sistemeremo,

Sistemeremo senza colpo ferire

I patti iniqui.

 

La natura dispone che molti abbiano poco

E pochi molto.

Fare denaro facendo denaro

Ci aiuta ad aiutarvi.

 

Questo dalla parte delle buone intenzioni. Dall’altra,

Lo sguardo allucinato della fame,

I raccolti allagati, le speranze incenerite, paura, sgomento, preghiere

E letteratura.

 

Canzone di primavera

È caldo il sole,

e nel sole la casa

appare sudicia:

 

un velo tetro come nebbia che non s’alza

sui vetri delle finestre listati di fuliggine,

polvere, picchiettata di zampe di gatto,

sul coperchio dell’hi-fi,

piatti sulla credenza

nella soffice garza dell’abbandono,

libri sugli scaffali anneriti

i bordi delle pagine

portano una fascia a lutto.

 

È caldo il sole,

polvere e acari

vi danzano.

 

Le edere proiettano lingue verdi

dai tentacoli di carbone,

il fuoco è ormai

una lampada fumosa in una grotta.

Presto primavera verrà, la dolce primavera,

e assaporerò con gioia

lunghe ore e giornate all’aperto,

lontano dalle pretese noiose

di queste sordide cose.

 

Pietà per i pennuti

(Per Charles Elvin che disse ‘La Poesia dovrebbe protestare’)

Pietà

per l’ostinato strepito del tordo canterino

che non vedo,

per il lamento vacuo del gabbiano, l’altalenare

del suo singhiozzo ferito,

per la motacilla nera e bianca che saltellando

mette insieme il suo pasto di moscerini,

per la rapace Signora Merlo che va a spasso a far la spesa

nelle siepi,

per la povera sterparola, stecchita sul gradino

del granaio,

sconvolte dal vento le sue ali olivastre,

gli occhi perduti,

ma le zampe da rettile con il triplice artiglio

ancora voracemente serrate.

 

Non uno di loro ebbe in dote il talento di protestare

contro il mondo

 

Lo spirito è uno strumento troppo rozzo

Lo spirito è uno strumento troppo rozzo

per aver prodotto questo bambino.

Niente di così maldestro come le umane passioni

avrebbe potuto gestire l’intrico

congruente dei dettagli: le ossa

minuscole e cieche azionate dal gioco

dei tendini, le nocche, il ginocchio, la resiliente

unione di vertebre e gangli,

la complessa catena del rachide.

 

Osserva le ciglia, distinte a una a una,

la mezzaluna affilata delle unghie, la conchiglia

dell’orecchio e la diafana miniatura di spirali

convergenti su minuti ossicini. Immagina

i capillari infinitesimali, le perfette ramificazioni

dei polmoni, gli invisibili filamenti neurali

che già permettono al corpo nella sua interezza

di rispondere al cervello.

 

Poi nomina una qualunque passione o sentimento

dotati della sia pur minima accuratezza.

Né emozione né desiderio avrebbero potuto fare

con l’esercizio ciò che l’adattamento

ha realizzato in modo perfetto, noncurante,

attraverso l’ignorante precisione del corpo.

E’ ai capricci della mente che resta d’inventare

disperazione, ansia, amore

ed ogni conseguente dolore.

 

Calda notte a New York

Aria di mezzanotte, vapore irrespirabile

Con suono di frusta volge in pioggia,

Incastonato di diamanti il traffico incontra

Il suo doppio nelle strade.

 

Shisssssh come le meteore si tuffano nei flutti.

Crescendo, ora glissando,

Raggelano e distillano una più profonda notte

Da liquerizia sibilante e luce.

 

Quota 84

                                                            Nel giorno del mio compleanno

Dalla torre degli anni che chiamo vita

Guardo nel pozzo: non tempo ma spazio, non qui ma laggiù,

Non senso ma memoria, ovunque in nessun luogo-

La storia incerta, il nodo al fazzoletto,

Il dove-siete-morti-onnipresenti, i vostri nomi

In un istante  mi riportano all’infanzia, a ritroso percorro

La lunga strada fino al Natale e i suoi doni.

Così il DNA modella la sostanza dei sogni,

E la vecchiaia non ha motivo d’essere.

Un sapore proustiano, un profumo, la musica di una frase

Sfidano la legge naturale cui si sottraggono.

La vita sarà mia fintantoché io sarò la mia mente

E la gioventù? Sofferenze, ansie e ferite

Meglio ricordate che rivissute.

 

(Traduzione dall’inglese di Carla Buranello)

Anne Stevenson a sei mesi con i genitori è rientrata negli Stati Uniti, dove è cresciuta e ha studiato, prima nel New England, poi nel Michigan. Ha iniziato fin da bambina a studiare pianoforte e violoncello. Sembrava avviata a una carriera concertistica ma seri problemi all’udito la costrinsero a rinunciare. Da allora si è dedicata interamente alla poesia. Dal 1964 vive stabilmente in Gran Bretagna, attualmente nel nord dell’Inghilterra, nella città universitaria di Durham. Ha ottenuto molte literary fellowships da università britanniche e statunitensi ed è stata la vincitrice inaugurale dell’importante premio letterario inglese The Northern Rock Foundation Writer’s Award, nel 2002. Nel 2007 le sono stati assegnati tre importanti premi negli Stati Uniti. Nel 2008, The Library of America ha pubblicato Anne Stevenson: Selected Poems, a cura di Andrew Motion. Oltre alle numerose raccolte di poesia, una ventina, pubblicate principalmente con la Oxford University Press e dal 2000 con Bloodaxe Books, ha pubblicato una biografia di Sylvia Plath, Bitter Fame, nel 1989, un libro di saggi letterari, Between the Iceberg and the Ship, nel 1998, due studi critici su Elizabeth Bishop, l’ultimo nel 2006, e About Poems (and how poems are not about), nel 2017. Le ultime raccolte poetiche pubblicate sono Poems 1955-2005 (2005), Stone Milk (2007), Astonishment (2012), In the Orchard (2016), Completing the Circle (2020). Nel 2018 è apparsa la prima edizione italiana, con testo a fronte, di una selezione di sue poesie, pubblicata dall’editore Interno Poesia con il titolo Le vie delle parole (tradotto e curato da Carla Buranello).

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