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POETI STRANIERI: TOSHIKO HIRATA TRADOTTA DA PAOLO RUFFILLI

POETI STRANIERI: TOSHIKO HIRATA TRADOTTA DA PAOLO RUFFILLI

Toshiko Hirata è nata nel 1955 nelle Isole Oki, vive a Tokyo. Durante gli anni ’80, insieme a Itō Hiromi, emerse come una delle voci più importanti del cosiddetto boom della poesia femminile. I suoi testi sono noti per la loro immediatezza e il loro umorismo nero. Nell’ultimo decennio, si è rivolta anche alla scrittura di romanzi, che come le sue poesie presentano persone comuni in circostanze bizzarre che le portano a mettere in discussione il sistema familiare tradizionale e i luoghi assegnati loro nella società. La sua ottica, insieme realistica e visionaria, sorprende il lettore con le sue immagini anticonvenzionali, inattese e spesso sbalorditive.

G-E-N-T-E

Ti prego, fammi sentire la tua voce

Ti prego, ascolta la mia voce

 

Ti prego di disegnare una finestra che ti piace

Ti prego, lasciami dipingere il colore che preferisco

 

Ti prego di prestarmi il tuo lago

Sentiti libero di scalare la mia montagna

 

Ti prego, mostrami la tua clavicola

Scambiamoci una delle tue con una delle mie

 

Ti prego di mostrarmi la tua linea della fortuna

Ti farò vedere la mia linea della vita

 

Ti prego, raccontami di te

Ti prego, abbraccia la mia storia

 

Ti prego, mostrami le tue ferite

Ti prego, dai un’occhiata alle mie cicatrici

 

Ti prego, mostrami come sei quando piangi

Mi piacerebbe piangere accanto a te

 

Ti prego, disegnami una mappa

Della città dove sei nato

Una volta mi piacerebbe andarci insieme a te

 

Ti prego, mostrami la tua ombra

Allineiamo la tua con la mia

Non ho dubbi che si assomiglino molto

 

Ti prego, dimmi il tuo nome

Ti prego, chiedimi il mio

 

La camera da letto di Van Gogh come la vedo io

Ci sono due sedie in questa stanza

Entrambe sono sedie semplici e poco raffinate

Il loro genere non è chiaro

Anche la loro età non è chiara

Entrambe sono semplici ma

La sedia a sinistra è un po’ più grande

Quella a destra

È forse il fratello maggiore

E quella a sinistra è la sorella minore

 

C’è un tavolo tra le due sedie

Il tavolo ha un suo aspetto logoro

Le sedie e il tavolo non sono amanti

La loro relazione è quella di genitore e figli

Il tavolo è la madre delle sedie

 

Ciò che spicca di più è il letto

Che occupa quasi la metà della stanza

Il volume del letto è maggiore

Del tavolo e delle due sedie messi assieme

Tuttavia, il letto non si vergogna per niente

Di essere il gigante che è

 

La sedia e il tavolo stanno in piedi

Mentre il letto è sdraiato

In questi giorni non sta tanto bene

“Guarisci, papà”

“Guarisci, tesoro”

La moglie e i suoi due figli

Si sorvegliano con espressioni preoccupate

 

Il marito non ne ha per molto ancora

Il sangue che ha perso

Ha macchiato il pavimento di un colore che è inquietante

La moglie tiene una brocca e una tazza

Pronta a offrire l’acqua al marito che sta morendo

 

Il grande pezzo di stoffa appeso al muro

È per proteggere il cadavere del padre quando muore

Il fratello maggiore ha già deciso di nascosto che

Quello sarà il suo lavoro quando verrà il momento

 

Ignara di ciò che sta accadendo

La sorellina resta vicina al padre

Ma non pronuncia una parola

 

L’artista che l’ha dipinto

Si è sparato in un campo di grano alla fine della sua vita

L’artista che l’ha dipinto

Non è stato fortunato in famiglia mentre era vivo

 

Il colore del letto nella stanza

Assomiglia così tanto al colore del grano

Mentre i muri della stanza

Assomigliano così tanto al colore del cielo

Con l’effetto di allungare fino a lì il campo di grano

 

I reclami degli Abitanti

Chi sta scalando il muro del condominio?

Le pareti non sono lì per l’arrampicata

Sono lì per i graffiti

 

Chi sta parlando sul tetto del condominio?

I tetti non sono lì per parlare

Sono lì per ballare sotto la pioggia

 

Chi sta pulendo le finestre del condominio?

Le finestre non stanno lì per essere pulite

Sono lì a fare pausa in allegria

 

Chi sta piangendo sotto le assi del pavimento?

Lo spazio di sotto non è lì per il piangere

Serve ai ladri per nasconderci le bottiglie d’alcol da bere

 

Chi sta cadendo dalle scale?

Le scale non sono lì per il cadere

Sono lì per appenderci liste di calamari ad asciugare

 

Chi bussa alla porta?

La porta non è lì per il bussare

È lì che sta precipitosamente

Per separarmi da te

 

Uomo senza braccia

Un uomo era senza braccia

Lui ed io ci siamo incontrati al passaggio pedonale

Sospeso tra di noi come un ponte di corda

L’uomo non aveva le sue braccia

Stava camminando quando è venuto il verde

Io guardavo le mie scarpe mentre camminavo

Fingendo di essere preoccupata

Ho camminato vicino a lui

Una volta raggiunto l’altro lato della strada

Una volta abbattuto il ponte, mi sono voltata a guardare

Ho visto la vecchia giacca dell’uomo

Ho visto le due maniche vuote

Che svolazzavano al vento

 

Sono stata io a tagliargli le braccia

Gliele ho amputate con la sega

Come per sbarazzarmi di due rami in più

Perciò non poteva tenere il volante

Perciò non poteva suonare la tastiera

Perciò non poteva aprire la porta per entrare

Perciò non poteva andare dove era lei

Perciò non poteva afferrarle il seno

Perciò non poteva strangolarla

L’ho guardato facendo forza su di me

Ho fatto bene, considerando che era la mia prima volta

Mi ha fatto i complimenti per la mia bravura

Il corpo dell’uomo senza braccia

Era pulito come un albero in inverno

Ma

 

Le braccia crescono continuamente

Quando sarà arrivato a casa sua

Le due maniche vuote della giacca

Si saranno riempite come fossero due rami

E anche se io l’ho ripulito di tutte e due

Le braccia crescono continuamente

 

Tesoro

        La parola più bella del mondo è Concertgebouw (Sala da concerti)

Quattro anni fa ad Amsterdam

Scosso dal treno del pomeriggio

Ho spiato un grande edificio davanti a noi

Cos’è quello? ho chiesto

Il Concertgebouw, mi hai risposto

 

Concertgebouw

Al momento non sapevo

Cosa significasse

Ma quando hai sussurrato la parola

La tua voce era così amabile

Che l’ho apprezzata subito

 

Fino ad allora non avevo mai sentito

Qualcuno pronunciare quella parola

Nemmeno dopo di allora

L’unica volta che l’hai sussurrata

Era quel giorno

Una parola ascoltata solo una volta

Che solo io ho sentito

La tua

Morbida

Voce

Quel giorno

 

Scrivendola qui così

Il mio tesoro perde rapidamente la sua lucentezza

Diventando meno del guscio di una cicala

Ho rivelato questo mio segreto

Per sbarazzarmi di qualcosa di prezioso

Per dimenticare entrambi

Te e quella tua parola

 

Addio

Mio Concertgebouw

Il mio cuore non batterà mai più rapido per te

Bisogna liberarsi di ciò che è prezioso

Continuamente

 

Perfino la dolce rugiada della separazione

Cresce mentre scrivo qui

Non sono minimamente ferita

E questo, penso, è

L’effetto più spiacevole

 

(Traduzione dall’inglese di Paolo Ruffilli)

Toshiko Hirata ha pubblicato più di dieci raccolte di poesie, dalla sua prima raccolta del 1984 Spring Onions Return the Favor, che vinse il Gendaishi Shinjinsho (premio dedicato ai nuovi poeti) alle più recenti Tāminaru (Terminal  del 1997) che ha vinto il Premio Doi Bansui, Shi nanoka (Poetry on the Seventh Day / Is This Poetry? del 2004) che ha vinto il premio Hagiwara Sakutarō, Zaregoto no Jiyu (Freedom of the joke del 2015) che ha vinto il Premio letterario Murasakishikibu. Scrive anche romanzi (Piano Sandwich) , opere teatrali e saggi (Kaiun Radio / Good-look radio, The Wonderful Bus). È stata tradotta in inglese, cinese, coreano, italiano e russo.

 

 

 

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