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POETI STRANIERI: ALEXANDER KARPENKO TRADOTTO DA PAOLO RUFFILLI

POETI STRANIERI: ALEXANDER KARPENKO TRADOTTO DA PAOLO RUFFILLI

Alexander Karpenko (1961) vive a Mosca. È poeta, romanziere, saggista, conduttore televisivo, autore e interprete.  Veterano pluridecorato dell’Afghanistan, dove era stato assegnato nel 1981 come traduttore militare per la conoscenza della lingua locale Dari, ha partecipato a quella guerra di cui molte situazioni ed esperienze dolorose restano nella sua poesia, attraversata da una tristezza di fondo, definita dal poeta stesso come “post-afghana”. Una poesia che aggiunge l’affondo di pensiero al puro dato esistenziale e che è caratterizzata inoltre da un forte impulso musicale vissuto dall’autore in parallelo come compositore, con quattro album di canzoni al suo attivo. (La notizia biobibliografica continua in coda alle poesie)

Parla con me, erba!

Vorrei che parlassi con me, erba verde.

Mi chiedo dove trovo la forza –

Ricordo solo tutto ciò che ho perduto,

Non posso dimenticare il mio doloroso passato.

 

Dimmi che ore hai trascorso

E qual è il tuo desiderio più grande –

Vedi, anch’io ero finito nel fuoco,

E anch’io, come te, completamente bruciato!

 

Ho anche pagato un grandissimo prezzo:

Pensavano che fossimo morti – ormai fatti cenere –

Ma dal blindato di guerra distrutto,

Come un’altra fenice, ci siamo rialzati.

 

Accontentati dunque dei giorni che passi.

Aspettali tutti, festivi e feriali.

Non trattarmi in modo severo.

Vorrei che parlassi con me, cara erba!

 

Danza macabra  (versione uptempo)

mancare di rispetto al paese natio

consumare l’anima ferita

nel silenzio più nero

sprofondare così nell’oblio

da sembrare una beffa del diavolo

ai miei fratelli di sangue

portando il peso del buio

comunque attraversate le fiamme

aspettandosi acqua come prossimo test

accidenti all’usanza gloriosa dei russi

con i martiri canonizzati da postumi

il fantasma d’un invisibile sponsor

ondeggiante nell’aria

a rendermi conto

che chi ha organizzato questa farsa di sangue

domina ancora al presente

giorni di eclissi

continuati nel tempo

dalle notti bianche dei versi

strategia di sopravvivenza

esitanti tra il pianto e il silenzio

tra la disperazione ed il pianto

 

Un requiem interrotto

Perdiamo piangendo le persone che amiamo,

Ma succede che – appena perdute  –

Torniamo a occuparci dei soliti affari

Distolti così dal dolore.

 

Ritroviamo l’orgoglio, la gioia,

Ancora una volta per scetticismo e ragione –

Solo qualche amarezza e tristezza post-afghana

Non si affrettano a uscirci dal cuore.

 

È difficile dare ai morti un corpo di nuovo,

Per riportarli alla luce del giorno,

Stiamo in piedi come tappi saltati, in silenzio,

Ma fortuna, ragazzi, che ci siamo salvati.

 

Felice di sentire che ancora respiro.

Ma alto il prezzo dell’esperienza che ho fatto.

La mia vita non può che essere inquieta –

Mi aspettavo soltanto la morte.

 

A proposito del tipo che non sapeva niente

Una volta si stupiva la gente

Che quello che niente sapeva

Fosse un poeta.

Ma niente di che:

Conoscendo poi tutto

È duro fare i poeti.

 

Altra volta si stupiva la gente

Che quello che niente sapeva

Fosse un compositore.

Ma niente di che:

Conoscendo poi tutto

È duro comporre.

 

Ancora

Si stupiva la gente

Che quel tipo che niente sapeva

Non fosse un profeta.

Niente di che:

Non sapendo un bel niente,

È duro fare i profeti.

 

I miei nomi d’amore

Se a volte ti chiamo “mio tesoro”,

Non credermi affatto

Di’ che i tesori stanno sepolti sotto terra.

 

Se a volte ti chiamo “mia perla”,

Non credermi affatto

Di’ che le perle si trovano nel fondo del mare.

 

Se a volte ti chiamo “mia stella”,

Non credermi affatto

Di’ che le stelle sono sparse nel cielo.

 

Ma quando ti chiamo col tuo nome,

Che ancora tu non conosci, credimi allora.

E porta il mio amore dentro il tuo cuore

Come fosse un tesoro, una perla, la tua stella.

 

Uomo da camera

Un uomo da camera

Sta seduto sulla riva del mare

Ascoltando il ruggito dei flutti.

Accarezza l’arco del suo essere solo.

Musica! Onde porpora della non esistenza

Si inseguono l’una sull’altra,

Doppiando la clessidra lì sulla spiaggia.

Il tuo sarcofago, o Tempo, è così stretto!

La terra stende una tenda di cielo stellato sopra se stessa.

Mare! Un oracolo sei dell’anima immortale.

La tempesta e la calma coincidono

Nel cuore dell’uomo da camera.

L’intero mondo visibile

È la grotta del suo essere solo nel cosmo.

 

(Traduzione dall’inglese di Paolo Ruffilli)

Alexander Karpenko è autore di nove libri di poesie e di prosa:  Conversations with death (1989), The Sun in splinters (1990), Third side of the medal (1991), Atlantis in the sky: the Fourth book of poems (1997), Revelations of loneliness: Unknown poems (2000), A Priest of the word (un’antologia delle poesie, 2005), Through space (2015), View from eternity: on the work and life of Eldar Akhadov (2018), Wind of wounds (2019).

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Commenti 1

  1. Bellissime poesie! Traduttore unico! Bravo, amici miei! Abbraccio entrambi! Il tuo amico, Eldar Ahadov.

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