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LA LUMINOSITÀ DI SILVANA DAL CERO

LA LUMINOSITÀ DI SILVANA DAL CERO

Silvana Dal Cero pubblica la raccolta di versi I giorni e l’ombra (Biblioteca dei Leoni).“Quel vortice che perde e trova”: questo il titolo, emblematico, della prefazione allo spirituale libro di poesie. Un’introduzione, quella ad opera di Gian Domenico Mazzocato, che illustra in modo lampante l’essenza di una scrittura che diventa perenne ricerca del Divino e dei suoi tramiti. L’autrice veneta sceglie infatti la strada della pietà, intesa come qui passione letteraria oltre che intima, per l’autore del Creato, cui sono dedicate frequenti ed accorate apostrofi di speranza (“raccoglimi / come perla trovata / tra i rifiuti”; “ch’io mi senta amata!”; “sollevami su una scia / di luce arcobaleno”). Esiste, in tutta l’opera, un’accorata ricerca di luce in un mondo di pietre e di ombra, un anelito, un desiderio di risarcimento dal dolore di un “nullabuio” nel quale l’uomo vive compresso, schiacciato dal peso del vivere. C’è una coscienza quasi ermetica data al senso della parola, che, in particolare nella seconda sezione del libro (Frammenti d’ombra), si impossessa del verso, creando spazi che mirano ad essere colmati. Attraverso uno stile disseminato di litanie, nel quale ogni salmo è ascesi celeste, Silvana Dal Cero tenta di guidarci attraverso la rimozione di quelle pietraie sulle quali la strada dell’uomo si smarrisce. Scrive la scrittrice dalla cappella di un ospedale: “Esplode il cuore / volano cocci / al tocco della tua luce / che si fa strada / nella pietraia / che mi avvolge”. L’aridità del mondo non è mai sentita come un traguardo inevitabile, ma diventa metafora di un passaggio, in cui “l’uomo è come un soffio / i suoi giorni come ombra che passa”. L’accoglienza della salvezza è sempre presente nel segno di una certezza: “il vero non è di questo mondo”. Dunque l’attesa, l’apertura in un universo nebbioso nel quale è possibile la rivelazione finale, è l’unico approdo possibile. E a questo approdo Silvana Dal Cero giunge con estrema trasparenza, con un linguaggio a tratti biblico ma mai enigmatico, quasi che per creare ponti percorribili da tutti fosse necessario puntare proprio sulla semplicità. Il risultato è una lettura in cui la preghiera diventa conforto, in tutta la sua luminosità.

Deborah Benigni

Literary.it

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