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IL DIALETTO DI ERNESTO CALZAVARA

IL DIALETTO DI ERNESTO CALZAVARA

Ernesto Calzavara è uno dei casi più interessanti ed emblematici di una certa evoluzione intellettuale del dialetto. Un suo titolo Come se – Infralogie (All’Insegna del Pesce d’Oro, con la prefazione di Cesare Segre, adesso in Raccolte Poetiche, Università Ca’ Foscari) è esemplare di quel gioco interlinguistico e infradialettale che caratterizza una poesia che fa ampio ricorso alle tecniche dissociative e fonosimboliche dell’avanguardia e sperimenta le possibilità offerte dalla mescolanza delle lingue (italiano, veneto, francese e latino), dentro un ampio spettro di sfumature dell’ironia. Quella di Ernesto Calzavara è una poesia il cui linguaggio è esposto all’interferenza creativa, con l’effetto di una deriva originalissima del grado sintattico, oltre che dei livelli grammaticale e lessicale. In particolare, con maggiore libertà e con effetti più riusciti, nei testi dialettali. Del resto, Calzavara è anche un teorico dell’uso del dialetto in poesia: il poeta dialettale deve prendere maggiore coscienza dei propri mezzi, elevandoli a stilemi di una lingua personale. E ciò vuol dire che, nell’esperienza di Ernesto Calzavara, c’è anche una forte componente volontaristica, che tuttavia (e per sua fortuna) non riesce a scavalcare l’innata e naturale tensione poetica. Nei suoi testi più densi e coinvolgenti, l’impianto intellettuale del dialetto serve a mediare formalmente una condizione esistenziale di inquieta e sofferta maturità che, oltre le proiezioni ideali, rimisura il possibile e certo retroterra della ragione.

Paolo Ruffilli

Il Resto del Carlino

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